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13 Ottobre 2021 Aggiornato il 21 Ottobre 2021 alle ore 07:43

Green pass obbligatorio dal 15 ottobre: guida per bar, ristoranti e pizzerie

Dal 15 ottobre in Italia è introdotto l'obbligo di green pass per i lavoratori della ristorazione. Cosa cambia per bar, ristoranti, pizzerie
Green pass obbligatorio dal 15 ottobre: guida per bar, ristoranti e pizzerie

Venerdì 15 ottobre entra in vigore il green pass obbligatorio per tutti i lavoratori del settore ristorazione. Non sarà quindi possibile per chef, pizzaioli, baristi, addetti alla sala e alla cassa presentarsi sul luogo di lavoro senza certificazione verde.

Ma il green pass è obbligatorio dal 15 ottobre anche per i datori di lavoro che operano nel proprio ristorante, bar, pizzeria. Quindi l’obbligo è valido anche per le attività di ristorazione a conduzione familiare. E il green pass obbligatorio dal 15 ottobre si estende anche a stagisti e collaboratori a qualsiasi titolo delle attività di ristorazione.

Nota particolare anche per gli addetti al rifornimento di macchine per il caffè e distributori automatici di cibi e bevande collocati in aziende. Cui si aggiungono gli operatori di manutenzione degli impianti, dalle cucine all’aria condizionata, e chi effettua scarico merci. Insomma, dal 15 ottobre il green pass è obbligatorio per chiunque varchi la soglia di un ristorante.

Ecco il passaggio normativo: “i dipendenti delle imprese che hanno in appalto i servizi di pulizia o ristorazione, il personale delle imprese di manutenzione che, anche saltuariamente, accede alle infrastrutture, gli addetti alla manutenzione e al rifornimento dei distributori automatici di caffè e merendine, quelli chiamati anche occasionalmente per attività straordinarie, i consulenti, i collaboratori, nonché chi frequenta corsi di formazione, i corrieri che recapitano posta, destinata ai dipendenti che dovessero riceverla in ufficio (anche i corrieri privati dovranno essere provvisti di green pass se accedono alla struttura)”.

Messe in soffitta le polemiche riguardanti la possibilità di mangiare nei dehors senza certificato verde, ecco come ristoranti, bar e pizzerie si preparano ad affrontare l’inverno.

Durata e obblighi del green pass dal 15 ottobre al 31 dicembre

Il green pass sarà obbligatorio dal 15 ottobre e fino alla fine dello stato di emergenza, cioè fino al 31 dicembre. Sempre che lo stato di emergenza non sia ulteriormente prorogato.

La prima avvertenza per i ristoranti e tutte le attività di ristorazione è che l’adozione del green pass obbligatorio non farà venire meno le altre prescrizioni.

Ciò significa che tutti gli addetti all’attività dovranno indossare le mascherine durante il turno di lavoro e rispettare gli obblighi di sanificazione.

Altra questione importante è la distanza tra tavoli e commensali. L’obbligo di green pass dal 15 ottobre non ha modificato i punti già conosciuti. Quindi resta in piedi la distanza di 1 metro tra tavoli e numero di commensali per tavolo. Commensali tenuti a mantenere la mascherina per arrivare al tavolo e ogni volta che si allontanano. In questo senso le nuove disposizioni che hanno aumentato la percentuale di capienza nei cinema e nei teatri e autorizzato la riapertura delle discoteche non trovano applicazione alla ristorazione. E anzi il combinato disposto delle norme varrà ad esempio per le cene spettacolo nelle discoteche (limite di capienza e distanze tra tavoli).

L’obbligo di green pass non fa sparire la misurazione della febbre all’ingresso del ristorante che quindi accomuna clienti e lavoratori. La ratio della norma è di evitare possibili focolai. Il green pass cioè non vale come presunzione di assenza di contagio.

I controlli e le sanzioni

Il capitolo più complicato dell’obbligo di green pass dal 15 ottobre riguarda il sistema di controlli, le conseguenze per la mancata certificazione e le sanzioni.

Il timore paventato da tutti i settori è che un’importante quota di lavoratori non vaccinati potrebbe non aderire nemmeno ai tamponi. Il tampone, valido 48 ore, permette di ricevere il green pass. In pratica, considerando la settimana lavorativa, ciascun dipendente e/o collaboratore a tempo pieno dovrà effettuare tre tamponi alla settimana. Un numero rilevante di esami che potrebbe mettere in difficoltà la macchina sanitaria nel suo complesso.

Ma cosa succede se un lavoratore non ha il green pass dal 15 ottobre? È sospeso dalle sue mansioni e dallo stipendio a partire dal quinto giorno di assenza ingiustificata, ma non può essere licenziato. Né possono essere irrogate sanzioni. In pratica ha diritto alla conservazione del posto fino al cessare dello stato di emergenza. Un problema tangibile per le attività di ristorazione che già alla riapertura di aprile e per tutta l’estate hanno lamentato carenza di personale.

Oltre alla retribuzione, dal 15 ottobre il lavoratore senza green pass non ha diritto a qualsiasi altra componente della retribuzione, anche di natura previdenziale, avente carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario, previsto per la giornata di lavoro non prestata. I giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita della relativa anzianità di servizio

Le sostituzioni

Nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta.

I controlli del green pass dal 15 ottobre

Il rompicapo delle sostituzioni per i ristoranti è reso più complicato dal sistema di controlli del green pass dal 15 ottobre. Il datore di lavoro deve nominare un delegato ai controlli o mantenere per sé il controllo.

I controlli, per rispondere alle richieste del garante della privacy, sono anonimizzati. Ciò significa che l’esibizione del QR code accende la luce verde o rossa sulle app di controllo (Verifica C19), ma non deve fornire il titolo. Quindi il datore di lavoro non è tenuto a conoscere il motivo del rilascio del green pass. Cioè se è rilasciato per vaccinazione, tampone, malattia superata. Nè può conservare o immagazzinare il risultato del green pass.

Questo significa che il controllo è di tipo istantaneo. Non è possibile, ad esempio, mettere in una cartellina le stampate dei green pass da esibire in caso di controllo.

Il datore di lavoro può chiedere l’esibizione del green pass al lavoratore con un anticipo massimo di 48 ore rispetto al turno di lavoro. La richiesta è possibile “per far fronte a specifiche esigenze di natura organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative svolte in base a turnazioni, o connesse all’erogazione di servizi essenziali” e solo “in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro”.

Le sanzioni

Le sanzioni riguardano il lavoratore che accede al luogo di lavoro senza green pass. Il datore di lavoro è tenuto a segnalarlo al Prefetto che con un con provvedimento irroga una sanzione amministrativa che va da 600 a 1.500 €. Possibile anche l’applicazione di sanzioni disciplinari eventualmente previste dai contratti collettivi di settore.

Il datore di lavoro che non controlla il rispetto delle regole sul green pass rischia una sanzione amministrativa che va da 400 a 1.000 €.

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