Verdicchio Villa Bucci: il migliore vino bianco del mondo. Ode per Ampelio
Il miglior vino italiano, al 2° posto nella top 100 di Wine Enthusiast, è un Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Per la precisione il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore 2019 di Villa Bucci, secondo solo a un vino rosso (Château Siran 2018 Margaux), comunque primo vino bianco al mondo per la classifica della rivista americana “100 most exciting wines 2021”.
Una bottiglia del vino che ha reso ancora più entusiasti i critici di Wine Enthusiast si comprava online al prezzo di 16 € fino a qualche tempo fa. Ma al momento non sembra essere disponibile né negli e-shop più forniti e neanche nel negozio Villa Bucci.
Com’è il Verdicchio migliore
Le note di degustazione suonano come la celebrazione di Ampelio Bucci, soprannome nel mondo del vino “il professore”. L’imprenditore che a inizio anni Ottanta ha sviluppato il settore vitivinicolo dell’azienda agricola di famiglia nelle morbide colline dei Castelli di Jesi, con la missione di valorizzare un vitigno autoctono, il Verdicchio.
“Questo splendido bianco si apre con seducenti aromi di macchia mediterranea, fiori gialli primaverili, eucalipto e agrumi”, commenta Wine Enthusiast sul Verdicchio 2019 di Villa Bucci, “il palato è delizioso e l’acidità piccante. Una nota minerale e salina aggiunge profondità. Assolutamente splendido”.
Il sapore lungo che fa venire voglia di mangiare suggerisce l’abbinamento a tavola con crostacei, brodetto, scaloppine di maiale al limone e grigliata mista di carni bianche.
Cos’è il Verdicchio dei Castelli di Jesi.
È molto versatile il Verdicchio dei Castelli di Jesi, 50 anni della Doc celebrati nel 2018, un vitigno autoctono presente quasi per intero nelle Marche, e marginalmente nel Lazio, fin dalll’VIII secolo.
Le principali zone di coltivazione del Verdicchio sono quella dei Castelli di Jesi, in provincia di Ancona, e quella di Matelica in provincia di Macerata. Per il Verdicchio dei Castelli di Jesi e Classico, la gradazione è minimo 11,5°. Minimo 12,5° per il Riserva. 12° minimo per il Classico Superiore.
Dai suoi 2.500 ettari vitati, con una produzione massima di 385.000 quintali di uva, oltre 1.000 aziende fanno nascere sia vini di pronta beva che dal potenziale di invecchiamento impensabile. L’evoluzione degli ultimi anni, da semplice vino da tavola a straordinario vino bianco, è ormai riconosciuta da tutti gli esperti internazionali.
C’è anche il Verdicchio di Matelica
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi, nome che deriva dal colore delle bacche è il vino bianco fermo preferito dalle guide nazionali. Era il più premiato d’Italia anche nel 2020 davanti a Fiano e Soave.
Il Verdicchio di Matelica, che ha minore corpo rispetto a quello dei Castelli di Jesi, è stata la quattordicesima Denominazione di Origine Controllata in Italia. La zona è quella dell’Alta Vallesina e della provincia di Macerata, il risultato è un vino giallo tenue da bere sia fresco che invecchiato.
Vino fermo in movimento: Ampelio Bucci
Non è il primo momento di gloria per gli straordinari vini bianchi di Villa Bucci, che riescono a evolvere in cantina per diversi anni. Il verdicchio con pochi rivali è citato anche in “Nightfall”, best seller dello scrittore americano John Farris.
Ampelio Bucci, classe di ferro 1936, è un maestro per i vignaioli e un faro per il Verdicchio. Un produttore che non segue le mode e dunque i suoi vini, pur non risultando immediati, hanno personalità.
Da dove arriva questa personalità? Da scelte inconsuete.
- Per esempio dall’usare solo i vitigni tradizionali del luogo, Verdicchio, Montepulciano e Sangiovese anche quando sono di moda quelli internazionali.
- O dal moltiplicare i cloni più vecchi della vigna più antica ricercando terreni fortemente calcarei.
- Dal continuare a tenere le vecchie botti grandi di ottant’anni per far maturare il Verdicchio di Villa Bucci.
- Anche dal fare una riserva di Verdicchio quando non era nemmeno prevista nel disciplinare anzi era proibito.
- Infine dal lavorare con Giorgio Grassi e non con un enologo classico.
Ampelio Bucci, signore d’altri tempi che ha alle spalle una carriera nel mondo della moda come consulente di marketing e anni di docenza universitaria a Milano, ha agito sempre all’inverso di ciò che ha imparato da tutti i testi sacri del marketing.
Lì dove i guru sostengono che si debba “pensare globale e agire locale” Bucci fa esattamente il contrario. Perché bisogna pensare locale e agire globale. Soprattutto in Italia, dove in ogni luogo basta andare in profondità, come nelle vigne, per scoprire giacimenti di storia, cultura, bontà e bellezza.
Per Ampelio Bucci la decisione di fare Verdicchio è arrivata dopo l’ennesimo viaggio in Borgogna alla fine degli anni 70, quando gli è parso di riscontrare affinità tra un vecchio Meursault e un vecchio Verdicchio.
Oggi la critica enologica è concorde nel ritenere il Verdicchio al suo massimo uno dei più grandi bianchi d’Italia, e quindi del mondo. E il Verdicchio di villa Bucci, con i marchi Villa Bucci e Bucci Classico, è puntualmente e giustamente celebrato con ogni tipo di premio nazionale e internazionale. Ma non è sempre stato così. Prima Ampelio Bucci veniva spesso accusato di immobilismo, di non stare al passo coi tempi né con la moda.
Il regno del vitigno, nonché piena DOC del Verdicchio dei castelli di Jesi, è Ostra Vetere, in provincia di Ancona, tra Montecarotto e Serra dei Conti. Dodici comuni sovrastati da altrettanti castelli dove oltre al Verdicchio, che la fa da padrone ci sono anche Montepulciano e Sangiovese.
I 35 ettari proprietà di Villa Bucci sono divisi in 25 di Verdicchio e 6 di rosso, tra cui Montepulciano e Sangiovese che vengono mescolati perché nei terreni delle colline marchigiane il Sangiovese da bianco viene un po’ smorto e va bene per mitigare l’aggressività del Montepulciano.
Da produttore visionario che ha fatto nascere oltre 10 anni fa la Federazione FIVI, Ampelio Bucci vinifica separatamente le sue vigne. Quindi mette nelle botti il prodotto di ciascuna vigna, ben diviso. Successivamente, con l’aiuto di Giorgio Grassi, esegue l’assemblaggio finale. Stessa cosa, in pratica, che si fa per lo Champagne, si assemblano i singoli bland e poi fa la cuvée Villa Bucci Riserva.
Le Marche
La critica italiana e internazionale è stata generosa negli ultimi anni con le Marche, attribuendo riconoscimenti sempre più numerosi alla regione italiana.
Il premio di Wine Enthusiast cristallizza una tendenza che riconosce ai produttori marchigiani un ulteriore salto qualitativo per il Verdicchio.