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6 Marzo 2022 Aggiornato il 6 Marzo 2022 alle ore 11:54

Il prezzo del bunker anti guerra nucleare sognato dagli italiani, cibo incluso

Quanto costa un bunker per ripararsi dalla guerra nucleare? Quanti ce ne sono in Italia e dove? Quali cibi comprende una scorta alimentare?
Il prezzo del bunker anti guerra nucleare sognato dagli italiani, cibo incluso

Sembra incredibile ma la guerra in Ucraina con il timore di un conflitto nucleare ha scatenato la corsa al bunker in tanti italiani.

Un fenomeno che si verifica ogni qual volta scoppia un’emergenza: l’irresistibile frenesia di scavare un buco sotto terra sostenuta da ataviche paure.

E scatta la richiesta di preventivi alle aziende che realizzano i rifugi antiatomici per mettersi al riparo dalla guerra nucleare. Ipotizzata dopo che la Russia è arrivata a bombardare anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Quanto costa costruire un bunker anti guerra nucleare?

La prima domanda è quanto costa costruire un rifugio antiatomico, e poi se servono autorizzazioni particolari, oppure un progetto specifico. 

Sì, servono permessi e ottenerli non è uno scherzo. Dunque ci vuole tempo, un paio di mesi per le autorizzazioni del Comune e altrettanto per ricevere il materiale necessario alla costruzione del buker.

Per quanto riguarda il costo, non è di molto superiore a quello di un garage in una media città italiana, quindi tra 30.000 e 80.000 euro. 

Le scorte alimentari in caso di guerra nucleare 

Scorta alimentare tipo in caso di guerra nucleare
La scorta d’emergenza comprende di solito generi alimentari sufficienti per una settimana e almeno 9 litri d’acqua a testa

La corsa al bunker degli italiani che vogliono farsi trovare pronti in caso di guerra nucleare porta con sé il cosiddetto “panic buying”, come lo chiamano gli americani. 

In italiano si può tradurre con “corsa agli acquisti”: un’irresistibile frenesia da approvvigionamento di scorte alimentari.

Situazione molto simile a quella scatenata dalle prime misure di contenimento contro il Coronavirus fino al lockdown.

Gli italiani hanno fatto scorta di referenze alimentari a lunga conservazione spendendo in media tra 200 e 300 € a nucleo famigliare, e le hanno stipate in dispensa.

Pensando che, prima o poi, sarebbero potute servire. Tanto più se non si può uscire a fare la spesa e l’e-commerce non è in grado di soddisfare le richieste in tempi ragionevoli.

È la stessa logica del bunker anti guerra nucleare.

Con la scorta d’emergenza che comprende generi alimentari sufficienti per una settimana e in genere nove litri d’acqua a testa (un pacco da sei bottiglie di 1,5 litri).

Diversi italiani, più che boicottare la wodka russa o drink quali Moscow Mule e Black Russian, come fatto dagli americani, si sono chiusi in casa con le provviste dei beni essenziali.

Vanno in questa direzione la pasta, il riso, le conserve a base animale (come il tonno in scatola o la carne in gelatina) e quelle rosse.

Ma ci sono anche i biscotti e, secondo un approccio che ricorda un po’ quello bellico, il caffè e le patate. 

Comfort food: patate, uova e cioccolato

Nutella, classico comfort food in caso di guerra nucleare
Nelle scorte alimentari in previsione di una guerra nucleare è immancabile il cibo come coccola, come consolazione, come autogratificazione. L’emblema? Il barattolo di Nutella

Queste ultime sono state acquistate in grandi quantità per le loro caratteristiche specifiche: la shelf-life prolungata, il costo contenuto e la versatilità di utilizzo.

Un trend che ha spinto molte aziende specializzate a intensificare la produzione. 

Medesimo discorso per le uova, che hanno registrato un picco superiore al 60%.

Durante la permanenza a casa, gli italiani sono tornati alla ricerca delle tradizioni domestiche, confezionando la pasta, le torte e altri preparati con le uova.

Il cibo come coccola, come consolazione, come autogratificazione.

E gli italiani  durante il lockdown, avevano più che mai bisogno di autogratificarsi. La prova più evidente è l’incremento dell’alimento che, per antonomasia, rappresenta una forma di cocooning: il cioccolato. 

Non parliamo solo delle tavolette o delle praline. Anche le creme spalmabili (a cominciare dalla Nutella), le merendine, i wafer e i biscotti a base di cacao hanno fatto un balzo in avanti.

Quanti bunker ci sono in Italia e dove si trovano? 

Ci sono bunker in Italia e in quantità sorprendente. 

La paura di una guerra nucleare ha fatto aumentare le ricerche di case con rifugio interrato nel sito di annunci Casa.it

Si va da costose case indipendenti nel verde già provviste di strutture adattabili a bunker. Come nel caso dell’edificio di Fagagna, provincia di Udine, il cui bunker antiatomico assicura una sopravvivenza di tre mesi. 

Altrimenti un palazzetto nel pieno centro di Milano, con rifugio in caso di guerra nucleare al secondo piano interrato.

O ancora una grande villa a Porto Ferrario, nell’Isola d’Elba.

Sono in gran numero i bunker legati alla figura di Mussolini e della seconda guerra mondiale

In genere blindati e ricchi di comfort, con impianti elettrici e idraulici funzionali e diversi bagni, nel dopoguerra sarebbero serviti come bunker antiatomici in caso di guerra nucleare.

Oggi molti di questi rifugi sono visitabili.

Nel Parco di Villa Ada a Roma c’è il bunker dei Savoia, costruito per riparare la famiglia reale dalle incursioni nemiche tra il 1940 e il 1942. 

Sono due i bunker fatti costruire da Mussolini nella sua residenza di Villa Torlonia, a Roma. Sempre per tenere il Duce al riparo dalle insidie della guerra, un bunker è stato costruito nei sotterranei di Palazzo Venezia. 

I Carabinieri hanno scovato alcune centinaia di bunker nelle loro indagini sui latitanti della ‘Ndrangheta calabrese in Aspromonte.

Per lo più costruiti sotto le loro case in modo da assicurare la fuga, sono dotati di aria condizionata, televisore e congegni per spostare le pareti. 

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