Barolo en Primeur: l’asta delle 15 barrique NFT è il 28 ottobre
Investire nel vino, investendo nel valore: ecco Barolo en Primeur in sintesi. C’è chi lo fa acquistando bottiglie che si sanno già rare per poterle bere, conservare o rivendere, come vi abbiamo raccontato parlando di fine wine. E c’è invece chi lo fa scommettendo sul valore futuro del vino futuro, contemporaneamente mirando al bene che questo valore potrà generare. Un po’ come i derivati in finanza. Ma con una diversa pienezza di godimento.
La scommessa sul valore di una vendemmia che sarà in bottiglia 4 anni dopo e lo scopo solidale: questo l’assunto di Barolo en Primeur. Il progetto, nato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e alla Fondazione CRC Donare, con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Langhe e Dogliani, è giunto alla seconda edizione.
Barolo en Primerur punta al milione di euro di raccolta
L’esordio di Barolo en Primeur nel 2021 ha portato a una raccolta di oltre 600.000 euro che hanno finanziato 17 progetti benefici di utilità sociale. Con il 2022 si punta direttamente al milione.
Obiettivo ambizioso ma plausibile, grazie alla maggior notorietà dell’evento capace di attrarre molti più offerenti. E non solo per merito delle 15 barrique – ognuna equivalente a 300 bottiglie – della storica Vigna Gustava del Castello di Grinzane, ma anche all’apporto di 1200 bottiglie donate da oltre 70 Cantine del Consorzio, rappresentative del meglio del territorio. L’asta si tiene il 28 ottobre.
Un progetto di valore solidale, enologico, artistico, economico
La realtà è che Barolo en Primeur è un progetto stratificato che vede il valore esprimersi a più livelli.
Il valore solidale, collegato al territorio ma anche alla dimensione nazionale e internazionale in campi come arte, cultura, inclusione sociale, salvaguardia del patrimonio culturale. Ci sono progetti già selezionati per beneficiare dell’iniziativa, ma altri potranno essere indicati dai chi si aggiudicherà le barrique.
Il valore enologico, garantito dal laboratorio di Donato Lanati alla guida dell’intero percorso tecnico, dalla maturazione delle uve alla vinificazione all’affinamento. Le uve provengono da quattro macro-particelle della Vigna Gustava di cui sopra, diverse per altitudine ed esposizione e diverse per i ceppi giovani o storici.
Il risultato è che ognuna delle 15 barrique, avrà la sua personalità unica e riconoscibile. Il pre-assaggio condotto dal critico enologico di fama mondiale Antonio Galloni ne ha già dato conferma.
Il valore artistico, collegato all’etichetta d’artista, un multiplo d’arte vero e proprio. Dopo Giuseppe Penone, l’autore dell’etichetta 2022 sarà Michelangelo Pistoletto, celebre esponente del movimento artistico dell’Arte Povera che, facendo ruotare il simbolo del Terzo Paradiso (una sorta di infinito a tre cerchi da lui inventato) ha disegnato una rosa colorata.
Il valore economico che, dall’investire in un progetto benefico ha come ritorno un vino da investimento. Va da sé che le bottiglie dopo i 4 anni di affinamento sono destinate ad aumentare di valore sia sotto il profilo enologico che finanziario trattandosi di un asset unico, capace anche di tornare sul mercato per ulteriori prese di profitto. E oltretutto sancito da un’opera d’arte.
Ma è il vino stesso che è un’opera d’arte, è stato osservato.
Barolo en Primeur è anche NFT
Come un’opera d’arte, il vino di Barolo en Primeur sarà digitalmente certificato. In altre parole: a ogni barrique sarà annesso un NFT (Non Fungible Token).
L’NFT è un certificato di autenticità digitale garantito tramite blockchain, coniato dal suddetto Antonio Galloni, oltre che critico anche CEO di Vinous, presente il 28 ottobre da New York e che presenterà in video le singole caratteristiche e differenze delle 15 barrique.
Vi chiederete a questo punto, se non siete voi i diretti interessati, chi possano essere i collezionisti-investitori attratti dall’acquisto di una barrique o di un lotto di bottiglie.
A chi si rivolge Barolo en Primeur: il profilo del collezionista
Nelle intenzioni dei creatori di Barolo en Primeur ci sono cultori del vino, collezionisti, investitori e filantropi – singoli o fondi, aziende. Forse è una definizione un po’ generica, forse soltanto prudente, che sembra scartare gli estremi come i giovani e chi investe in ottica puramente speculativa.
Sta di fatto che il mondo dei winelover si sta frastagliando molto anche per età oltre che per gusti e intenti. E sta di fatto che il fenomeno del collezionismo non è necessariamente verticale e monotematico. Il collezionismo è piuttosto un’attitudine. Da qui il grande potenziale di vino + arte che, includendo anche il lato solidale, si avvia a diventare un modello. E vedremo se come modello, modellerà altre realtà.
Appuntamento con Barolo en Primeur, anche in streaming, a fine mese.