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Vino
30 Agosto 2013 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 17:07

Caso Bressan. Quel vino è più buono di un altro diventa giudizio morale

Fate attenzione a Facebook. Lo dicono in genere i più grandi ai più piccoli. La rete è piena di tranelli e il social network è una specie di stargate
Caso Bressan. Quel vino è più buono di un altro diventa giudizio morale

Fulvio Bressan

Fate attenzione a Facebook. Lo dicono in genere i più grandi ai più piccoli. La rete è piena di tranelli e il social network è una specie di stargate sulle faccende proprie e altrui. C’è chi a causa di Facebook ha perso il lavoro e c’è chi ha fondato il gruppo di quelli che hanno avuto problemi sul lavoro causa Facebook. Gruppo che, ovviamente, è su Facebook.

Bisogna fare attenzione a cosa si scrive perché Facebook e i social network possono diventare lo specchio dell’anima nera. Come è accaduto a Fulvio Bressan, viticoltore con profilo personale su Facebook dal sottotitolo arrembante Wine Maverick (Tom Cruise in Top Gun? Il missile? Mel Gibson che gioca a poker?) e facile all’insulto.

Gli ultimi insulti al Ministro Kyenge, che è diventata una sorta di “obiettivo sensibile” per quanti sono in vena di commenti a sfondo razzista, hanno superato il limite di guardia. La rete, da cui è partito tutto con il post dello stesso Bressan, ha risposto in maniera altrettanto veemente condannando le sue parole. Ci sta.

Poi l’escalation con il proposito di boicottare i vini di Bressan Mastri Vinai (non avvertite anche voi una certa prosopopea in questa etichetta?) evitando di acquistarli e deprecando il ristoratore o l’enoteca che li avesse in cantina. Ci sta un po’ meno perché se dovessimo deprecare tutti i prodotti in base alla gravità di un illecito commesso da chi li produce e non attinente alla produzione stessa sarebbe un gran problema. C’è, insomma, un metro di giudizio oltre le papille gustative?

Un dubbio che è stato risolto da Slow Wine, la guida ai vini di Slow Food che ha deciso di togliere la scheda relativa al produttore Bressan non facendo mistero del suo favore per il prodotto.

La guida Slow Wine ha sempre recensito con estremo favore i vini dell’azienda Bressan Mastri Vinai e il tipo di viticoltura che porta avanti, anche quando altre pubblicazioni hanno ignorato entrambi; inoltre ha sempre cercato il lato positivo del pensiero di Fulvio Bressan, basta leggere il testo di recensione dell’azienda pubblicato nell’edizione 2013.

Solo che Slow Wine guarda a chi produce, anzi è in questo la differenza di linea editoriale e di progetto rispetto ad altre guide. Il buono, pulito e giusto non è solo uno slogan, ma necessita di applicazioni concrete.

Ma Slow Wine non è solamente un progetto editoriale, è la guida dell’associazione Slow Food, che in questi anni ha sviluppato progetti internazionali come Terra Madre e Mille Orti in Africa. Slow Wine fin da subito ha deciso di tenere in ampia considerazione anche il lato umano dei produttori e di raccontare (andandoli a visitare) i vignaioli che recensiva, con uno stile narrativo. Buono, Pulito e Giusto non è solo uno slogan, ma i tre aggettivi sono essenziali per descrivere la qualità di un vino e/o di un’azienda che noi recensiamo.

Spiegata la cancellazione dalla guida. Non ci sta. Se è vero che di Bressan molti conoscevano il carattere iracondo e le sue prese di posizioni al limite della tollerabilità e non solo per una guida.

Slow Food con la propria rete associativa internazionale e con la rete delle comunità di Terra Madre è portatrice di valori che sono agli antipodi dal pensiero di Fulvio Bressan; non si può accettare che appaia all’interno di una qualsiasi pubblicazione di Slow Food un produttore che si macchia di offese tanto gravi verso altri individui esclusivamente per ragioni di razza. Per questo motivo i due curatori e la redazione di Slow Wine, in pieno accordo con i responsabili dell’associazione, hanno deciso di non recensire l’azienda Bressan Mastri Vinai nell’edizione 2014 di Slow Wine.

Qualche dubbio, con la presa di posizione di Slow Wine, resta ancora:

  1. Se si sapeva prima, perché non avvertire del possibile rischio morale che correva chi acquistava quei vini?
  2. Se non si sapeva, come poter accertare queste mancanze etiche ancor prima di parlare dei vini quando altri ignoravano? (o gli altri sapevano delle manchevolezze umane?)
  3. Se si era tollerato in virtù dell’eccezionalità del prodotto, dove è tracciata la linea rossa da non oltrepassare?

Risposte che eviteranno di farmi sentire a disagio la prossima volta che esclamerò “quanto è buono” credendo di pronunciare un giudizio di valore e non di morale senza dover scomodare qualcuno che mi ricordi i soli motivi di esultanza possibile: “il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me”.

[Immagine: mowse.blogspot.it]

Argomenti:
Slow Wine
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