Château Rayas rosso. Annate da bere subito per Black Mamba
La follia delle altre donne ha smesso di stupirmi da tempo, anzi talvolta mi diverte, se mi coglie in giornata buona. La parola chiave ovviamente è “altre”… Domenica scorsa mi ha fatto visita un’amica che sta attraversando un periodo molto brutto a causa del fatto che le sue nuove mutandine brasiliane, una volta indossate, non avevano prodotto, ipso facto, un delizioso sederino carioca. Strano ragionamento il suo, davvero! Le donne sono indecifrabili nei loro percorsi logici. Sarebbe come se bastasse ordinare una Napoli in pizzeria per suonare bene il Trich- Ballac o vedere il film Kill Bill per essere Black Mamba. Capite bene che il sillogismo fa acqua da tutte le parti.
Lì per lì le ho proposto come distrazione di accompagnarmi al campo santo. Dovevo cambiare l’acqua ai fiori di alcuni parenti coi quali in verità avevo pessimi rapporti per via di alcune loro maldicenze che tutt’ora mi recano un gravoso e considerevole danno d’immagine. Infatti ho intrapreso un’azione legale nei loro confronti e i miei avvocati, giustamente, mi hanno suggerito gesti ossequiosi nei riguardi dei loro corpi defunti e sepolti che dovrebbero tornarmi utili come prova in sede dibattimentale.
L’amica, che qui chiameremo Loredana per non violare la sua privacy, però si è ammutinata e mi ha convinta a rimanere a casa con la minaccia di richiedere asilo politico ad una nazione dal governo stabile, tipo la Somalia. A quel punto non avevo scampo e dopo averle suggerito di indossare boxer ( e in riferimento al suddetto sillogismo la vostra sagacia non mancherà di chiarirvi dove volevo andare a parare!) ho deciso di conformarmi allo stile della casa, la mia, che prevede l’apertura di bocce di vino adeguate per qualità e quantità in caso di crisi depressiva. Chateauneuf du Pape, Chateau Rayas 2001, 2003 e 2006.
Recentemente avevo provato con gli amici Bocchetti e Melandri una verticale di bianco dello stesso Rayas che presto leggerete qui su Scatti, quindi in questo periodo ho riordinato le idee su un produttore che mi è sempre piaciuto e ho imparato ad apprezzare negli anni grazie ai buoni uffici di Sergio Ceccarelli e Daniele Cernilli, maestri, amici e sinceri compagni di bevute. Grenache 100% da viti molto vecchie coltivate ad alberello, il trionfo della tradizione che mi fa semplicemente chiedere: a quando un Cannonau del genere?
L’annata 2001 si è presentata con un colore rubino mattone e piuttosto maturo al naso. In bocca concentrato, elegante e con tannini dolci. Evidente e piacevole la speziatura che si è rivelata insieme alla dolcezza dei tannini, la costante di questa degustazione, con una rotondità acquisita per giusta maturazione in bottiglia, ma lievemente sporcata da un sentore ossidativo di glutammato. Quel tanto di doppio brodo Star che ci ricorda quell’ossidazione assai gradita alla curva sud del vino ma che personalmente rifuggo. Comunque sia il vino era ancora in piedi, eretto, bevibile ma non godibile. Decisamente il più maturo delle tre annate assaggiate da me e da Loredana. Purtroppo aveva perso qualche punta di energia e brillantezza soprattutto nel bouquet aromatico.
L’annata 2003 si è aperta con un frutto maturo ma ancora fresco e molto presente. Al naso una nota molto percettibile di smalto oleosintetico, quegli smalti di una volta, dei termosifoni o del sottocappa della cucina della zia per intenderci, ma complessivamente il vino mi è piaciuto per la sua armonia e compattezza. Non molto lungo in bocca ma quello che lasciava era comunque un buon ricordo di sé. Riassaggiato dopo un’ora ha cominciato a manifestare leggeri sentori ossidativi, che lo avvicinavano all’annata 2001. Prevedo che questa annata non abbia molta vita davanti a sé, conviene berlo entro un anno.
Per finire Chateau Rayas 2006, un piccolo gioiellino! Nobile al naso per una lieve nota fumè che completava una materia fresca di ciliegia e frutti di bosco. Lungo in bocca, completo, appagante ed esemplare per la sua eleganza. Tannini dolci e lieve speziatura di pepe nero. Una vera delizia, lo avremmo bevuto a secchiate!
Quello che posso dirvi, in conclusione, è che per me Chateau Rayas rosso è un buon vino, soprattutto se consumato entro 6/7 anni. Oltre il decennio probabilmente non regge l’invecchiamento, ma vivaddio, almeno beviamo qualcosa subito, no?
La serata si è conclusa bene. La mia adorata amica ha ritrovato il buon umore e ha capito che per bere Chateau Rayas non è necessario sedersi su un fondoschiena brasiliano. Io mi sono ritirata in camera serena, fumando un cubano Partagas col quale ho rischiato di accendermi nel letto e ascoltando Lulu, un capolavoro partorito da quel genio di Lou Reed insieme ai Metallica. Vi consiglio di comprarlo al più presto se amate la buona musica, il rock crudo e tiratissimo…E poi mi sa che vado a fare un viaggio in Brasile, dal mio amico Nicola…Vado a dare un’occhiata da vicino a questi culetti carioca!
Parola di Black Mamba!