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25 Luglio 2017 Aggiornato il 18 Novembre 2017 alle ore 16:52

Chianti. 5 motivi per andare a Borgo San Felice almeno una volta nella vita

Borgo San Felice in Toscana è davvero un borgo. Lo è sempre stato: un nucleo medievale a 15 km da Siena, salvato dallo spopolamento, tornato a splendere.
Chianti. 5 motivi per andare a Borgo San Felice almeno una volta nella vita

Borgo San Felice in Toscana è davvero un borgo. Lo è sempre stato: un nucleo medievale a 15 km da Siena, salvato dallo spopolamento, tornato a splendere. Hotel diffuso dal 1991, unico Relais & Châteaux 5* nel Chianti Classico Senese, è anche un’azienda vitivinicola dai rossi molto premiati e un Wine Resort circondato di vigneti e uliveti.

Rilevato dal gruppo tedesco Allianz, è frequentato da una clientela internazionale amante della natura, della lentezza voluttuosa, della pace rigenerante, dell’idea stessa di toscanità. “Tuscany matters” è un messaggio ricorrente.

Corrisponde anche all’idea che molti di noi hanno del buon vivere. O del luogo dove sposarsi. O di un rifugio da cui partire e tornare durante il Palio di Siena. O una sosta lungo la Via Francigena. Ce lo conferma il General Manager Danilo Guerrini, che dirige la struttura con polso e ubiqua presenza.

Inevitabile elencarsi (nel senso di elencare a se stessi) motivi vari e veri per andare di persona.

1. La percezione di autenticità

Del borgo ha del tutto mantenuto la natura e la morfologia – i muri in pietra, gli infissi in legno, i colori caldi, i pavimenti in cotto, le insegne, le stradine, l’edera sulle facciate delle case, le aiuole di ortensie, i pergolati ombrosi, i viottoli, il silenzio – riprendete fiato – il panorama uguale e diverso da finestra a finestra sull’ampio orizzonte di colline a filari e i profumi che si ritrovano nella cucina.

E una strada ghiaiosa che lo attraversa da un’estremità e dall’altra, dove tutti vanno solo a piedi; chi è in bici è richiesto di scendere e portarla a mano.

2. La cucina toscana o, meglio, le cucine toscane

Quale cucina? C’è quella alta, presso il ristorante gourmet Poggio Rosso: cucina di terra, di carne di pesce, di volatili, resa unica da erbe aromatiche e selvatiche, che abbiamo giocato a riconoscere nel piatto.

La interpreta Fabrizio Borraccino, executive chef abruzzese da anni ormai in Toscana, con esperienze in Italia e all’estero accanto a chef stellati tra cui Antonio Guida, Pierre Gagnaire e Gordon Ramsay. O c’è la cucina dell’Osteria del Grigio, più rustica e più quotidiana ma non necessariamente e non solo tradizionale.

3. Un Menu fatto di storie

Gustiamolo insieme, il menu del Poggio Rosso. Introdotti da una sorpresa dello chef sempre diversa (la sfera di carote che sembra un tuorlo saprà ingannarvi?).

Ci sono due percorsi-degustazione. Uno è “La tradizione di San Felice”, a 85 € per persona + abbinamento vini a 57 € curato dall’enologo Leonardo Bellaccini, il cui nucleo sono un primo di pici al succo di lampredotto e pecorino e un secondo di maialino da latte.

L’altro è il menu-signature “La degustazione secondo Fabrizio” a 120 € per persona + Abbinamento vini a 60 € dove spicca un’entrée di astice tiepido con insalata di quinoa e verdure, cannolicchi e bisque cremosa.

Ma anche il petto di piccione con cannolo farcito della sua coscia gratinata, pesto di ortica e profumo di coriandolo. In carta, gli antipasti hanno un prezzo che va dai 20 € ai 43, i primi mediamente sui 26 € e i secondi sui 35 €. Tra i dessert si notano il Parfait al Ricciarello di Siena o la Delizia al Cioccolato, costano prevalentemente 16 €.

4. L’Orto Felice

Quest’orto bio con pollaio è un progetto sociale sostenibile e felice – di fatto, prima che di nome. Produce per il Borgo primizie e uova. Lo curano alcuni ragazzi disabili, in accordo con lo chef e coordinati dalla splendida educatrice Sonia Belluardo.

Sono una squadra orgogliosa del proprio lavoro, che non è solo coltivare, ma è stato anche costruire steccati, pergolato e aiuole con l’aiuto di alcuni anziani del posto. Questa occasione di lavoro e inclusione, nata grazie ai mezzi della Fondazione UMANA MENTE del gruppo proprietario, potrebbe in futuro diventare anche un progetto di social housing.

5. Quell’idea di “almeno una volta nella vita”

34 camere, 20 suites, giardini privati, 2 ristoranti, una piscina, una Pieve e una cappella, una palestra,tennis, centro benessere, le cantine, una rotazione di inattese installazioni d’arte contemporanea come i neon di Bob Wilson attualmente nella cappella o le provocatorie sedie a rotelle di design nelle cantine. E una normale continuità di eccezionale ospitalità. Ma una delle opzioni è il cosiddetto take-over del Borgo, ovvero l’esclusiva per eventi eccezionali. Come tutto ciò che potete immaginare di realizzare almeno una volta al mondo.

Controprova: i requisiti del turismo enogastronomico

Consideriamo Borgo San Felice alla luce di quanto scrive Roberta Garibaldi, economista e docente dell’Università di Bergamo esperta di turismo enogastronomico:

“I viaggiatori cercano emozioni, vogliono entrare in contatto con la cultura del luogo che stanno vivendo e il cibo è il mezzo più immediato. Ecco le 5 parole d’ordine per costruire esperienze enogastronomiche memorabili: contesto, storia, coinvolgimento, partner e ricordo!”
Questo luogo li soddisfa tutti.

Hotel Borgo San Felice. Località S. Felice. Castelnuovo Berardenga (Siena). Tel. +39 0577 3964

[Immagini: iPhone Daniela Ferrando, Borgo San Felice / Grassi Partners]

Daniela Ferrando
Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.
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