Il cacioricotta dei Menzapelle a Caselle in Pittari è un inno al Cilento più buono
“A tutti piace la campagna, la natura, gli animali, eppure nessuno lo fa come mestiere. Com’è? Infatti noi ci sentiamo anormali, emarginati e pure un po’ esclusi dalla società del 2016, ma poi il nostro lavoro fa sempre notizia”
Chi ha pronunciato queste parole vive in Cilento, a Caselle in Pittari.
Per ogni cilentano il suo paese è il più bello di tutti, ma Caselle in Pittari ha davvero qualcosa in più.
È un paese con un’anima che possiamo toccare in alcuni momenti come il Palio del Grano a luglio, o attraverso alcune persone come Michele Croccia che ha riaperto proprio in questi giorni la sua pizzeria Pietra Azzurra.
E poi grazie a tutti quelli che più silenziosamente ogni giorno portano avanti il loro lavoro, dagli artigiani nei calzaturifici ai casari nelle loro piccole aziende, per lo più familiari.
Fino ai piccoli artigiani del cibo, come la famiglia Menzapelle, produttori del formaggio cacioricotta cilentano.
La luce che li illumina non è quella delle stelle Michelin, ma sempre l’alba dei loro risvegli.
Forse non sono nemmeno personaggi di saghe epiche, ma sono protagonisti di storie ugualmente importanti, che durano da una vita e che si fondano sul sacrificio quotidiano, quel sacrificio che non conosce pena, ma profondo rispetto.
“Noi non andiamo a mangiare nemmeno un pizza fuori, perché pensiamo che quella dieci euro la mettiamo per finire la nostra casa”. Queste parole sono di Michela “Guerriero”, la moglie di Antonio “Menzapelle” che è il fratello di due gemelli Giuseppe e Angelo, e di Pina, sposata con Michele “Cinque e sei”.
Michela e Antonio (in foto) hanno tre figli, Nicola, Pasquale e Rosa, mentre Pina e Michele ne hanno due, Nicoletta e Angelo, tutti già attivi e operativi inda a terra.
I genitori ormai ottantenni dei quattro fratelli “Menzapelle” hanno fatto la storia e sono Nicola “Menzapelle” ovviamente, e Rosa “Tic Tac”: suo fratello, Tic Tac per antonomasia, è vera leggenda in paese, per non aver mai smesso di girare sempre ngoppa al suo asino.
Oggi dobbiamo ringraziare famiglie così, quando ci diamo pensiero o ci angustiamo per la scomparsa di alcune razze, come la capra cilentana, in cima a questa lunga lista.
Antonio e Giuseppe, infatti, pascìano crape da quando avevano 8 anni: “un brutto ricordo se ci penso a tutti gli anni che sono passati e che ho dedicato solo agli animali”.
Più di 300 capre autoctone cilentane, quelle stesse che scorrono sulle slide delle lezioni di agraria come esempio da tutelare e preservare.
Tre transumanze a febbraio, luglio ed ottobre, con conseguenti e relative rinunce, quali niente vacanze per carnevale, estate e ponti vari di vivi e morti. In più i pascoli sempre più poveri, e loro sempre più nomadi.
Presenti 365 giorni su 365, in zone diverse a seconda delle erbe presenti in quella stagione, affinché il loro cacioricotta abbia sempre un aroma particolare, diverso dagli altri.
In questo momento, ad esempio, si trovano sul Monte Pittari, o Monte di San Michele per i casellesi, loro venerato patrono. “Ma com’è che il nostro calendario segna sempre lunedì? Non c’è nemmeno Pasqua o Natale per chi fatìà con gli animali, figuriamoci se c’è la domenica”.
La lavorazione dal latte caprino avviene con una tecnica a metà strada tra la produzione della ricotta e quella del formaggio, solo con con mezzi manuali.
Viene utilizzato solo latte crudo di capra, il più digeribile di tutti, munto a mano da febbraio ad ottobre. Il suo colore bianco intenso è una caratteristica straordinaria di altissima qualità grazie anche alla forte presenza della vitamina A che lo rendono un prodotto davvero artigianale, leggero e digeribile.
Anche se il metodo di produzione dei Menzapelle non gli consente di rientrare nel presidio, il cacioricotta di capra cilentana è Presidio Slow Food ed è anche nella classificazione ministeriale dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani.
Al Cilento e ai cilentani noi tutti siamo debitori, a questa Riserva Biosfera, a questo Patrimonio Immateriale Unesco per la Dieta Mediterranea, a questa terra che produce così tanto valore e ricchezza da parer leggenda.ù
Il cacioricotta di capra è un perfetto antipasto, un formaggio da tavola, da abbinare anche con miele e insalate, ma soprattutto il cacioricotta di capra va grattugiato con forza a scaglie, in grandi quantità, per poi cospargere completamente cavatelli e fusilli fatti a mano, con sugo semplice o ragù di castrato.
O sulla pizza cilentana.
Ma come trovarlo? Dimenticate telefoni e passateci di persona, tanto dai Menzapelle “a caffettiera sta sempre appicciata”.