Coronavirus. Come sopravvivere ai supermercati svuotati a Milano
Cos’è il panico da svuotamento del supermercato e da riempimento del carrello lo vedete in queste foto che ho scattato a Milano.
Essendo io anziano, ricordo ancora i tempi della cosiddetta austerity: era il 1973/74, e una crisi petrolifera mondiale aveva costretto molti governi dell’Occidente, compreso quello italiano, a disporre misure di contenimento dei consumi energetici, con conseguente crisi degli approvvigionamenti alimentari.
Ricordo che pasta e zucchero erano razionati (forse anche altro, non so), e che tornando a casa da scuola, dal Berchet, passando davanti a non so più quale grande magazzino o supermercato (Coin in 5 Giornate? Upim o Standa in XXII Marzo?), entravo di tanto in tanto a comprare uno o due pacchi di pasta, o lo zucchero – tanti se ne potevano acquistare. A casa eravamo in 5, di cui 3 ragazzi, e bisognava ben mangiare.
Ecco, magari mi son lasciato prendere un po’ la mano dall’effetto crisi (qualcosa di simile era successo anche al tempo della Guerra del Golfo, 1994), ma il razionamento di alcuni generi alimentari, ricordo bene pasta e zucchero, era reale.
E spesso gli scaffali erano vuoti.
Ma la situazione non era neanche lontanamente paragonabile a quella dei supermercati di questi giorni, dove lunghe teorie di scaffali vuoti danno un senso di dopoguerra, di tessere annonarie, di scenari postatomici apocalittici da film.
Sono andato a vedere, ieri sera, all’Esselunga di via Cena, quella che frequento solitamente (e spesso la domenica sera), e di cui abbiamo scritto in quasi tempo reale.
In effetti, non c’era moltissima gente – e non c’era nemmeno moltissima merce sugli scaffali.
Quasi finite le mozzarelle, le uova, la pasta, lo scatolame. Le verdure scarseggiavano, specie le insalate confezionate.
Pollame, maiale, altre carni finite; anche i tagli più grandi delle carni bovine, quelli per bolliti e arrosti.
Esaurite anche le pizze surgelate e molte Coca-Cola. Non c’era più acqua di nessun tipo,
Per una verifica, sono passato anche al Carrefour Express sotto casa: la situazione era migliore, molti spazi vuoti (carne confezionata, pasta), pochissima acqua. Ma va detto che mentre tutte le Esselunga hanno un ampio parcheggio, il Carrefour Express no – è poco più di un negozio di vicinato.
Ovviamente. le foto le ho fatte solo agli scaffali vuoti – ce ne erano altri più o meno pieni. E stamattina, all’Esselunga di via Losanna, che ieri sera versava nelle stesse condizioni, stamattina molti prodotti stavano già tornando sugli scaffali.
Chiuse le scuole per tutta la settimana, i musei i teatri e i luoghi di incontro pubblici, le ordinanze comunali e regionali sembrano non toccare per ora negozi, grandi magazzini, supermercati e ristoranti. Ma comunque già un paio di cene che avevo in calendario sono state annullate: una cena-stampa e una delle cene dell?Osteria Letteraria, l’appuntamento mensile di giovedì.
E i ristoranti? Cioè – se non c’è niente da comprare al super, cos’altro si può fare?
Per ora, nessuna ordinanza su ristoranti e trattorie: e in effetti non sembrerebbero rientrare nella categoria “luogo pubblico affollato”, come possono essere invece certi bar all’ora dell’aperitio, quindi dopo le 18 (ora di chiusura determinata dall’ordinanza).
Alcuni ristoranti, specie etnici, stanno tuttavia pensando a come porsi di fronte alla situazione. Bon Wei ad esempio ha deciso di chiudere per un po’, dopo aver verificato che il calo della clientela era tale da non poter garantire al sostenibilità dei conti: ristorante di livello alto, con la necessità di approvvigionamenti di un certo tipo, e costo.
Mu DimSum, Mu Fish e Mu Corso Como invece, pur avendo lo stesso tipo di problemi, resteranno aperti, nonostante il costo economico (interverranno piuttosto sui turni del personale per gestire il calo della clientela), per un senso di rispetto verso i clienti e i dipendenti. Lo stesso faranno Spica e Cittamani. In Paolo Sarpi, invece, Fusho e Wok’in resistono.
Anche 168 Restaurant è temporaneamente chiuso. Restano aperti i ristoranti “italiani”, nonostante comunque il calo delle presenze, come – qualche nome a caso – Berton Ristorante (“Abbiamo avuto qualche disdetta, un evento previsto è stato annullato, ma il ristorante per il momento va avanti. Anzi, dobbiamo andare avanti, non dobbiamo fermarci, con tutte le attenzioni del caso dettate dal Ministero della Salute. Comunque Il personale lavora con i guanti e si disinfetta le mani da sempre, quindi è una prassi ormai consolidata all’interno del nostro ristorante,” ci ha detto Andrea Berton), Top Carne, Wicky’s, Tanto Passami l’Olio, Acquada.
I nostri consigli semiseri per gli acquisti
ACQUA: si assiste a spettacoli di carrelli stracolmi di confezioni d’acqua – a riprova che la gente è strana. L’acqua del Sindaco a Milano è supercontrollata, buona, arriva dappertutto – e ci sono in giro per la città, oltre ai Drago Verde (le fontanelle), i punti di distribuzione gratuiti (non ancora moltissimi, ma arriveranno) già utilizzati all’Expo2015.
TONNO IN SCATOLA: ieri sera un nonno col carrello ha fatto incetta di tutte le confezioni di tonno rimaste, incitando il nipotino a infilarsi sotto gli scaffali per recuperarle tutte. Nipotino che probabilmente festeggerà i 18 anni con un tonno-party.
PESCE FRESCO: si prevede l’aumento dei pescatori della domenica sulle sponde del naviglio: il pesce che si cattura qui non può essere poi molto peggio del pangasio che affolla le nostra tavole, o dei salmoni d’allevamento. E se uno è bravo, ma bravo, magari ci scappa un’anatra arrosto (ce ne sono diverse che zampettano in acqua…)
PS scherzo, naturalmente: lasciate stare le anatre!
PICCIONI: ecco, questi magari lasciamoli stare, sia perché mi sa che sono diciamo poco edibili, sia perché la cottura del piccione è sempre un problema.
INSALATINE: tuti dicono che le insalate in busta sono da lasciar perdere, potrebbe contenere batteri non meglio identificati – torneremo a raccogliere il tarassaco nei parchi?
BEVIAMOCI SU: e cosa di meglio di una bella birra? Suggeriamo una Corona…
Aggiornamento: chi chiude, chi resta aperto
• Trippa rimarrà chiusa.
• Dichiara Wicky Priyan: “Purtroppo siamo stati costretti a rimandare a data da destinarsi la cena a 4 mani con Andrea Berton di mercoledì prossimo, ma il ristorante, salvo diverse disposizioni, resta regolarmente aperto. Vengo da una famiglia di medici Ayurveda da generazioni e per questo sono ben consapevole dell’importanza di adottare tutte le opportune misure per contenere il diffondersi dell’infezione. Rifacendomi proprio ai principi della medicina Ayurveda, ho pensato di mettere al centro del ristorante una vasca con un mix di acqua e spezie profumate per purificare l’aria da batteri e virus. Non è un caso del resto che in India e Sri Lanka si siano registrati pochi casi di contagi e che la situazione sia sotto controllo. Al ristorante resta invariata infine l’attenzione che da sempre prestiamo alla pulizia e al rispetto di tutte le norme igieniche a tutela della salute dei clienti e del personale.”
• il gruppo Mu (Mu Fish, Mu Dimsum, Mu Corso Como, Mu Bao Torino) terrà aperti i suoi locali “fino a quando le disposizioni delle autorità locali e nazionali lo permetteranno. Saranno ulteriormente potenziate le attività di sanificazione degli spazi (per esempio tavoli, maniglie, sedie, bagni e tutte le superfici di contatto, ma anche tutti gli spazi di lavoro dello staff), già normalmente oggetto di pulizia profonda più volte al giorno, per assicurare il benessere dei lavoratori e dei clienti, ma le attività quotidiane continueranno senza sosta.
Si tratta di una decisione di gruppo, maturata dopo esserci riuniti e aver valutato i pro e i contro, spiega Liwei Zhou, titolare di MU Fish. Siamo consapevoli che restare aperti sarà un impegno importante in termini economici e di attenzione. Sappiamo che potrebbero arrivare giorni difficili se la situazione non apparirà davvero sotto controllo, ma lo dobbiamo ai nostri dipendenti e ai clienti fidelizzati, che aspettano di sapere se possono contare su di noi.
[Immagini: iPhone Emanuele Bonati]