Milano. Felice Marchioni ritorna sul luogo del delitto: Cracco Bistrot
Eccomi di nuovo da Cracco in Galleria a Milano per provare questa volta il Bistrot.
C’è la possibilità di accomodarsi fuori nel dehors oppure nella sala al piano terra che a orari diversi diventa bar, bistrot, rivendita cioccolato.
Mi sono seduto dentro.
Devo dire che la sala è molto bella, certo retrò, anni ’30/40, ma in linea con il contesto della Galleria Vittorio Emanuele.
Mi viene subito apparecchiato il tavolo (fatemelo dire: evviva hanno le tovaglie!), e sottopongo il locale a quella che chiamo prova di milanesità che ogni ristorante di Milano deve superare ogni prima volta che ci metto piede.
Quindi ordino risotto allo zafferano e cotoletta alla milanese.
Prima una piccola entrè, la capresina, anche questa un classico per chi frequenta i locali di Cracco da un po’, sia i pomodori che la mozzarella sono buonissimi. E’ un piatto goloso, fresco, che prepara benissimo alla cena.
Il risotto allo zafferano è classico. Fatto bene, cotto perfettamente, colore un pochino scuro (ristretto di vitello). Buono. Come buono è sempre stato qualsiasi tipo di risotto che ho mangiato da Cracco.
La cotoletta alla milanese. Senza osso. Accompagnata da carote, Ketchup di carote e tarassaco.
E’ diversa dalla cotoletta del ristorante. E’ abbastanza alta, la panatura è piuttosto spessa. Però la carne è di ottima fattura. Buona anche la cotoletta.
Non contento, anche se qui arrivo per ultimo rispetto alla stragrande maggioranza degli appassionati del genere, ho voluto con forza provare la Margherita.
Ho aspettato che passasse il clamore.
La pizza si presenta con l’impasto secondo me leggermente più chiaro rispetto a prima (almeno rispetto a quello che ho visto nelle foto), gli ingredienti sono di prima qualità, sia il pomodoro che la mozzarella. A me è piaciuta.
La sala è orchestrata ad arte da Alessandro Troccoli.
Servizio cortese, elegante, ma non ingessato.
Prezzi alti ma siamo in Galleria, quindi giusti.