Cusumano. Territorio e tecnologia nei vini di Sicilia
Solo un’ora di aereo, pochi minuti di auto, un viaggio breve ma lunghissimo insieme. In questo breve lasso di tempo tutto muta intorno a noi. E dalla caotica Roma, arriviamo in una Sicilia assolata e smagliante. Partinico, quanti ricordi. Da giovane arrivai qui, dopo un viaggio allucinante, per incontrare Danilo Dolci che segnò la mia giovinezza. Era da allora, dagli anni ottanta, che non ci tornavo e lo spettacolo che vedo è molto lontano dai ricordi. Un salto di millennio, appunto, come è avvenuto.
Mi aspetta un amico e un produttore di vino che stimo e rispetto: Diego Cusumano. Sono emozionato, perché per la prima volta vedrò la sua cantina. Un luogo quasi mitico, la cantina Cusumano. Si è detto tutto e il suo contrario, ora la vedrò con i miei occhi.
Entrando subito un viale fiancheggiato da una bella vigna, tenuta come un gioiello, tanto per chiarire come si lavora qui.
Poi la nuova cantina, grande e tecnologica, ed insieme calda. Ci accolgono gli uffici commerciali, con un clima allegro e vivace in stile Cusumano. Da qui accediamo alla cantina, cuore tecnologico dell’azienda. Bella grande e razionale. L’impressione è che ci sia tutta la tecnologia che serva per dimenticarsene.
Passiamo, attraverso camminamenti rinfrescati da giochi d’acqua scenografici, ma che hanno il compito di donare il giusto grado di umidità ai locali di affinamenti, arriviamo nella parte vecchia, un vecchio baglio ristrutturato con molto rispetto e un’altra casa nell’agrumeto che accoglie una delle più belle sale degustazioni che conosca.
Tutt’intorno serre di fotovoltaico (la cantina è completamente autonoma dal punto di vista energetico) che nascondono un cuore buono: Chicas, le palmette che sono il motore del progetto di beneficenza a favore dei bambini di Partinico, gli stessi di cui si preoccupava Danilo Dolci. A volte tutto torna.
Ma, bando alle ciance. In questa assolata giornata estiva siamo qui per assaggiare i vini, ci accomodiamo e sguainati i portatili. Iniziamo.
Inzolia 2010, naso fresco e piacevole, un vino semplice e lineare, fresco e beverino. Quello che deve essere in questo campionato. 1 scatto
Angimbé 2010, un vino semplice ma non banale. Il naso è integro e vivo, il frutto netto e scalpitante. In bocca pulito, retto da una bella sapidità e acidità, va giù prima di troppe domande… 2 scatti abbondanti
Cubia 2009, naso nespola e vivo, in bocca vivo e sa di fiore di sambuco. Forse la più bella versione di Cubia che io ricordi, un bianco piacevole ed insieme complesso. 3 scatti
Cubia 2010, naso vivo e fiorito. Promette molto bene ma in bocca è ancora molto stretto ma in ordine. Composto e una bella acidità che lo regge andrà molto avanti. Non lo punteggio perché è presto, secondo me, ma il punteggio sarebbe alto.
Jalè 2009, naso grasso e mediterraneo, come si confa’ ad uno chardonnay siciliano, dai bei sentori mediterranei e pieni di erbe medicinali e frutta esotica. In bocca acidità tagliente e composto. 2 scatti evolutivi
Jalé 2010 anteprima. Il vino è giovane ma assai promettente il naso è ricco e il legno è presente ma legato. In bocca succoso e il frutto è netto e vivo, il legno si legherà. Chiude con una bella sapidità. Potenzialmente un gran vino, che si legherà in bottiglia. 3 scatti per ora…
Pinot Nero 2008, una leggera nota di evoluzione e il frutto è caldo e scabro e pieno. 2 scatti
Pinot nero 2009, una leggera nota di riduzione ma tipica e piacevolmente rustica, in bocca succoso la trama tannica è piena e interessante. Un Pinot nero che sa di sole e meridione, ma personale. 3 scatti
Pinot nero 2010, molto giovane e interessante, potenzialmente un gran vino, giocato su una bella dialettica tra concentrazione e freschezza.
Benuara 2008, naso pieno ed elegante. Il frutto rosso è incisivo e vivo. Ricco ma pulito. In bocca una delizia, fresco e spumeggiante. 4 scatti
Benuara 2009, naso disteso, fresco e il frutto è vivo e nitido, in bocca è succoso, in perfetto equilibrio. la trama tannica è precisa e suadente. 2 scatti
Benuara 2010, ancora molto chiuso, difficilmente intellegibile.
Sagana 2009, naso affilato e dinamico, ricco e polposo. In bocca il tutto è vivo e preciso. I tannini presenti ed incisivi, ma composti in un corpo pieno di humus, gelsi. Giaà un bel vino, ma con il tempo diventerà veramente grande. 4 scatti
Noà 2008, naso pieno e pirazinico, il frutto è irruente. In bocca ricco e mediterraneo, un poco smaccato. 2 scatti
Noà 2009, al naso profumi potenti e mediterranei, in bocca il frutto è intenso e fresco, nitido con una bellissima acidità corroborante, che lo farà durare assai a lungo
4 scatti
Moscato dello Zucco, un naso di zagara e agrumi. In bocca dolce e succoso, buonissimo e delicato malgrado le note marcatamente mediterranee. 4 scatti
Nel complesso una batteria impressionante, probabilmente la migliore che Diego mi abbia mai fatto assaggiare. Vini precisi, nitidi, molto a fuoco, capaci di spaziare in sapori e profumi, assecondando le caratteristiche delle belle tenute di proprietà disseminate per tutta la Sicilia: 400 ettari di vigneto coltivati in varie zone con particolare attenzione ai differenti microclimi isolani.
Ficuzza a 800 metri slm dove ricordo qualche anno fa di aver desiderato un cappotto nel mese di giugno per quanto fosse importante l’escursione termica. A Presti e Pegni, invece, il sole conferisce al Noà un marchio mediterraneo, forte e strutturato.
A Butera, infine, nasce Sagana, sulle terre bianche tipiche siciliane dette “Trubi”.
Non male per una cantina di cui si è detto di tutto e il suo contrario!