Decreto Sostegni, calcolo per ristoranti e bar: paghiamo un mese di affitto
Come hanno accolto ristoranti, pizzerie, bar e pasticcerie il decreto Sostegni appena approvato dal governo di Mario Draghi? La parola chiave è delusione. La classica montagna che ha partorito il topolino.
I sostegni destinati agli imprenditori della ristorazione basteranno appena, nella maggior parte dei casi, a pagare l’affitto dei locali per un mese.
Le aspettative erano alte, del resto da tempo si parlava di misure adeguate e selettive. Ma i due aggettivi non si adattano al decreto Sostegni.
E neanche “tempestivo”. Visto che parliamo di ristori che arriveranno soltanto alla fine di aprile. Escluso, dunque, il primo trimestre 2021, periodo di sangue, sudore e lacrime che tra chiusure stop and go o totali, con gli affitti e le utenze che decorrono, ha aggravato ulteriormente l’emergenza delle imprese.
Decreto Sostegni: calcolo per ristoranti e bar
I calcoli arrivano dall’ufficio studi della Fipe. La Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, dopo i primi conteggi di quanto gli imprenditori riusciranno a percepire, parla esplicitamente di “sostegno mini” per autonomi e Partite IVA. Di parametri per ottenere i ristori eccessivamente selettivi e di risorse insufficienti.
Volendo considerare anche la parte di indennizzi a fondo perduto ricevuti lo scorso anno, i titolari di ristoranti e bar avranno meno del 7% del fatturato perso dalle loro attività solo nel 2020.
Gli esempi sono chiari.
Un ristorante di medie dimensioni
Gli indennizzi sono basati sulla perdita di fatturato tra il 2019 e il 2020 contrassegnato dalla pandemia. Nel 2019 il ristorante medio del nostro esempio fatturava 550.000 euro. Le restrizioni per contenere la pandemia di Covid imposte da Dpcm, cambi di colore e ordinanze regionali, hanno costretto i titolari del ristorante a chiudere per oltre 160 giorni. Che hanno provocato una perdita di fatturato del 30%. Vale a dire 165.000 euro.
Il ristoro a cui avranno diritto è di 1.875 euro. Vale a dire un 4,7% della perdita media di un mese.
È facile capire che parliamo di cifre che non rappresentano un vero sostegno per le imprese del settore ristorazione, oberate dai debiti.
Un piccolo bar
Facciamo il caso di un bar con proprietà unica e senza dipendenti che nel 2019 ha registrato un ricavo di 100 mila euro, mentre nel 2020 a causa delle chiusure dovute alla pandemia ne ha fatturati la metà, 50 mila euro. L’ufficio studi della Fipe ha calcolato per il titolare di questo bar un aiuto di circa 2.500 euro. Pari al 5% della perdita annuale dei ricavi.
Più decreto “Briciole” che “Sostegni”.
Fipe allarga poi il discorso ai costi della pandemia per tutti gli esercenti italiani. Che nel 2020 hanno registrato la perdita, secondo dati dell’Agenzia delle Entrate, di oltre 300 miliardi di euro di ricavi.
Con i vari decreti Ristori prima, e il nuovo decreto Sostegni oggi, sono stati erogati in tutto 22 miliardi di euro. Una cifra che non consente neanche la copertura dei costi fissi. Servirebbero –fa notare Fipe– altri 18 miliardi per arrivare alla copertura del 10% delle spese.
Inevitabili le azioni di protesta già messe in cantiere dagli imprenditori, che ripongono speranze nei vaccini ma, nel frattempo, non hanno più riserve per andare avanti.