Come cambia Eataly: Roma Termini, America e prodotti a marchio
Non c’è solo Eataly a Roma Termini nei piani di Investindustrial, la holding del top manager Andrea Bonomi che in agosto ha completato l’acquisizione del 52% di Eataly.
Con un investimento nell’ordine di 350 milioni di €, tra aumento di capitale da 200 milioni e acquisto di una parte delle quote di Oscar Farinetti.
L’imprenditore di Alba ha passato la mano dopo 20 anni, mantenendo però il 22% dell’azienda che ha fondato nel 2003.
Andrea Cipolloni, diventato CEO della nuova Eataly dopo esserlo stato di Autogrill, ha spiegato al Corriere della Sera che lo sbarco del marchio a Roma Termini entro due mesi, con uno spazio di 700 metri quadrati (immagini di copertina di CiboToday) non è la sola novità.
Eataly a Roma Termini dopo Fiumicino
Eataly a Roma Termini è, secondo Cipolloni, la seconda tappa di un percorso che intende portare il marchio negli aeroporti, nelle stazioni e nelle aree di servizio delle autostrade.
La prima tappa è stata l’apertura in franchising a Fiumicino, avvenuta il 15 maggio 2022 con una grande area ristoro nel Terminal 1 dell’aeroporto romano, che ha ricevuto una buona accoglienza da parte dei passeggeri.
Ma le strategie di Eataly per l’Italia prevedono anche un sostanziale rinnovo dei negozi esistenti. Il primo sarà il più redditizio di tutti, quello di Milano Smeraldo.
Il colpo grosso? Prodotti a marchio Eataly
Per invertire la tendenza dopo la chiusura del bilancio 2022 con una perdita netta di 28,7 milioni di euro, da sommare a quelle da quasi 70 milioni portate a nuovo a fine 2021, la catena di food e ristorazione punta forte sul private label.
Ovvero l’impiego del marchio Eataly per una linea di “prodotti artigianali, esclusivi, con ingredienti solo italiani” da commercializzare non solo nei propri punti vendita. Ma, per esempio, in luoghi di prestigio come Harrod’s a Londra.
È anche con questa novità, a parte Eataly a Roma Termini, che Cipolloni conta di chiudere il 2023 “non in perdita” e con l’ebitda superiore ai 40 milioni di euro, come ha detto al Corriere.
I primi prodotti a marchio Eataly saranno panettoni e pandori, fatti in Piemonte, per il prossimo Natale. L’obiettivo, ambizioso, è di vendere 50 mila pezzi.
Poi verrà la pasta Eataly, di fascia alta, che il gruppo farà in casa a Gragnano, dove già possiede il brand Afeltra.
L’azienda sta cercando produttori di nicchia anche per il caffè e per il cioccolato.
Quanto vale Eataly in Italia, in Europa e nel mondo
L’apertura del nuovo spazio a Roma Termini è la punta dell’ iceberg per Eataly. Cipolloni rivela le grandi ambizioni di Investindustrial e di Andrea Bonomi per il Nord America.
Il gruppo ha chiuso il 2023 con un fatturato all’estero di circa 675 milioni di euro, in crescita del 12% rispetto al 2022.
Di questi, circa 470 milioni provengono dal Nord America, dove Eataly ha 11 negozi e ne aprirà altri 20 nei prossimi 4/5 anni.
“Il Nord America è la nostra priorità: lì i nostri negozi funzionano benissimo, perché siamo un gate che porta le eccellenze italiane nel mondo”, sostiene Cipolloni, “A novembre inaugureremo il secondo store di Toronto e il terzo a Manhattan. Poi arriveranno Filadelfia e Miami, con due negozi ciascuna”.
Secondo il nuovo CEO, Eataly conquista i consumatori americani perché “è un luogo dove si può mangiare, comprare e imparare, un progetto che valorizza i piccoli produttori locali e che promuove la sostenibilità ambientale”.
In Italia, invece, Eataly vale circa 160 milioni di euro e controlla 12 negozi diretti. A parte l’apertura di Eataly a Roma Termini non ci saranno nuovi megastore.
Ne debutteranno due in Europa, a Bruxelles e a Dresda, che affiancheranno i negozi di Londra, Parigi, Monaco e Stoccolma.
Difetti da migliorare
Migliorare la comunicazione è un altro obiettivo del nuovo CEO. Cipolloni crede che l’azienda debba comunicare e far vedere meglio quello che fa.
Per esempio, fa il pane tutti i giorni, partendo dal lievito madre, 8 mila chili a settimana, solo nel negozio di Milano ha più di 20 panettieri. E vende con grande successo i suoi corsi per imparare a fare il pane in casa.
Il nuovo management pensa che lo spazio di Roma Termini servirà anche a questo, cioè a far capire che Eataly non è solo un progetto di grande distribuzione, ma “un’azienda che lavora con la filiera corta, basta dire che su 2.300 fornitori, 600 fanno meno di 5 mila euro di fatturato, garantendo tuttavia prodotti che non si trovano altrove”.
Eataly apre a Roma Termini ma guarda a Oriente
L’altra sfida è a Oriente, se ne occupa il figlio di Oscar Farinetti, Nicola, che da CEO è diventato presidente del gruppo dopo il passaggio di proprietà.
Nicola Farinetti lavora per valutare se e quando sbarcare in Cina, essendo Eataly già in Giappone e Corea del Sud.
In questo percorso di rilancio Cipolloni ha un rapporto costante con il team di Investindustrial, soprattutto nella definizione e nello sviluppo di nuove strategie.
La società di investimenti fondata nel 1990 da Andrea Bonomi è molto attenta a migliorare la redditività, senza, possibilmente, modificare troppo l’identità di Eataly.
Sente spesso anche Oscar Farinetti , che in questi giorni è impegnato in un altro rilancio, quello di Fico, a Bologna, che sta per diventare “Grand Tour Italia”. Non senza polemiche.
Farinetti, che per invertire la curva dei conti, ha dovuto rinunciare alla maggioranza del gruppo simbolo del food Made in Italy e della ristorazione di qualità che aveva fondato, dice di essere molto contento dello sviluppo di Eataly, e non vede l’ora che apra a Roma Termini.