Isola d’Elba. 13 piatti mi dicono che Emanuel è più ristorante che Bistrot
Quando mi è stato proposto di andare sull’Isola d’Elba per scoprire Emanuel Bistrot ho risposto subito di sì. Lo so, siete scettici su press tour e cene stampa, ma mi è andata bene.
Ho lasciato alle spalle Piombino, grigia e industriale, per approdare sulle coste verdi e rocciose dell’Isola d’Elba.
Dopo Sicilia e Sardegna è la più grande delle isole italiana, ma meno famosa per cibo e piatti tipici. Il paesaggio è altrettanto meraviglioso, però.
L’isola meta turistica è associata al pensiero “si mangia male e si spende tanto”. E infatti sull’isola ci sono innumerevoli realtà turistiche che offrono dalla carbonara alla pizza napoletana. In controtendenza qualche realtà vuole attirare una clientela diversa, magari stagionale ma con elevate capacità di spesa.
Emanuel Bistrot si fa bandiera di questa rivalutazione enogastronomica dell’Isola d’Elba. È un locale creato negli anni ’60 da Emanuele, capo rais delle tonnare, insieme a sua moglie Mara. Il ristorante è stato rilevato nel 2018 da due imprenditori locali, Luca Del Gratta e Francesco Gentili. I due hanno dato nuova linfa vitale a un luogo sì storico, ma che aveva bisogno di essere rinfrescato.
Il ristorante si trova a Borgo Enfola, a qualche chilometro dal più famoso Portoferraio, incastonato in una parte dell’isola che si affaccia dirompente sul canale di Corsica. Tramonti mozzafiato, vento e salsedine sono le cartoline di benvenuto di Emanuel Bistrot all’Elba.
Emanuel Beach Bar
L’Emanuel Beach Bar, con le sedute in cui sprofondare dal mattina a sera sotto un albero di fichi, vi piacerà. A partire dalla colazione per continuare a mezzodì con le pinse gourmet. In carta ne troverete diverse.
Dalla pinsa con crudo di Parma, ricotta di bufala, crema di peperoni, rucola e granella di nocciole (13 €) a quella con acciughe del Cantabrico e stracciatella (22 €).
Per l’aperitivo servono anche piatti di mare, dalle ostriche (5 € l’una) fino alla ricciola con avocado, maionese allo zenzero, colatura di alici e sedano (14 €).
La drink list vede protagonista il gin. Molte le etichette, fra commerciali e non, spiegate nei minimi dettagli dal preparato personale di sala. Un viaggio fra botaniche e frizzanti acque toniche che richiamano un tuffo nel mare.
Lo chef di Emanuel Bistrot all’Elba
La parte bistrot è l’altro capitolo con la sala interna e due terrazze affacciate sul golfo e una vista a perdita d’occhio. Ai fornelli c’è il giovane chef Michele Esposito.
Originario di Sorrento, classe 1986, Michele dopo gli studi alberghieri a Fiuggi lavora per 4 anni sulle navi da crociera, per poi passare a Londra prima in una struttura ricettiva di lusso poi in un ristorante 2 stelle Michelin. Terminata l’esperienza londinese, dopo un breve ritorno a casa in un ristorante stellato, intraprende un viaggio in giro per il mondo, approdando in Nuova Zelanda, Grecia, Kuwait, Russia e Turchia. L’incontro con Luca e Francesco lo convince a trasferirsi sull’isola per portare all’Emauel Bistrot la sua cucina.
I prezzi di Emanuel Bistrot all’Isola d’Elba
Il lavoro dello chef all’insegna del less is more si traduce in due menu degustazione. Primo Incontro da 9 portate (100 €) e Lasciarsi Andare da 13 portate (135 €). Da poco è stata inserita anche la proposta à la carte, adatta per chi non ama spendere troppe ore seduto a tavola.
In abbinamento ai percorsi, Gianni Buda, il sommelier di sala ha creato un pairing vino-cibo sartoriale: selezione di 4 calici “i classici” (35€) “i cru” (50€); selezione di 5 calici “i classici” (50€) “i cru” (70€). Le etichette comprendono numerose realtà italiane e non solo, con spazio a vini naturali e biodinamici.
Il menu da 13 portate
Il menu Lasciarsi Andare di Emanuel Bistrot all’Elba racchiude tutte le idee dello chef attraverso 13 passi. Si inizia con l’insalata baby in carpione, assoluto di mandorle, plancton e bottarga di tonno. Un morso pregno di mare che apre le danze.
A seguire un tris di assaggi: panino lampone, uva passa, gamberi rosa locali e paprika affumicata con a fianco taco di sedano rapa, rapanelli fermentati e bottarga di piccione e per finire fragola, pomodoro e yogurt di capra. Da mangiare in successione dal tiepido panino verso il rinfrescante simil gazpacho sul finale. Interessante anche il taco di sedano rapa che apporta una nota di fritto, comunque ben bilanciata.
Il cacciucco, questa zuppa di pesce povero tipica della cucina della costa livornese viene inserito in uno scrigno di pasta. Un calloso tortellone da mangiare in un colpo solo che scoppia e si apre al palato con una danza avvolgente di gusto marino.
Le prime tre portate vengono accompagnate dal 62 – Riserva Dosaggio Zero da uve 100% Chardonnay, 62 mesi sui lieviti. Un vino di grande freschezza e mineralità quasi citrico.
Il pane e le alici
Prima di proseguire con il menu, ad imbandire la tavola arrivano una pagnotta di pane caldo realizzata in collaborazione con Matteo Dolcemascolo (proprietario dell’omonima pasticceria a Frosinone), dei grissini tirati a mano e una focaccia di farina di ceci con hummus di ceci neri. Quest’ultima è una rivisitazione della classica farinata ideata a mo’ di focaccia per essere intinta generosamente nell’olio.
Un piatto tanto complicato quanto semplice al morso sono le alici in tortiera servite con tre salse: all’aglio dolce, al prezzemolo e al foie gras. La nota croccante è apportata dal biscotto al nero di seppia su cui viene adagiata l’alice e in più qua e là sono presenti degli spot di gelatina all’aceto di Xeres che aggiungono salivazione all’assaggio.
Licenza extra mediterranea dello chef sono le capesante, proposte in doppio servizio: una lasciata al naturale, appena scottata, con salsa del suo corallo e l’altra lavorata a formare un piccolo insaccato con salsa al bergamotto e caviale Asetra. Due visioni agli antipodi ma entrambe rendono giustizia alla dolcezza della carne bianca della capasanta.
Insieme alle alici e alle capesante bevo uno Champagne Naturellement di Cazè-Thibaut, 100% Meunier dal gusto acido e verticale.
I primi piatti
Ci addentriamo nei carboidrati con il riso Riserva San Massimo mantecato con burro acido e burro alla doppia ostrica (irlandese e francese) su cremoso di pinoli, salsa di ostrica e soia, lievito disidratato e foglia d’ostrica. Il riso dalla cottura perfetta sguazza nei suoi condimenti. Un inno al gusto sapido del mollusco, ben bilanciato dalla grassezza della manteca e del cremoso di pinoli. Per chi non la conoscesse la foglia d’ostrica è una pianta che sa di salsedine, di scogliere battute dal vento e dalle onde che regala le sue note iodate alle portate, divertente anche per chi non è amante del pesce.
Fra primavera e autunno si collocano le linguine Benedetto Cavalieri con zucca ossidata, colatura di alici, tosazu e lime. Freschezza e rotondità, audacia e bilanciamento sono gli aggettivi che meglio descrivono la forchettata di linguine che viene su. Sul finale si sente il duello fra la nota amarognola della zucca ossidata e i sentori agrumati e acetici del tosazu e del lime.
Insieme al riso e alle linguine arriva il 100% Vermentino di Sardegna DOC della cantina Olieddu di Mario Bagella. Vino fresco e complesso, con un evidente sensazione di iodio.
Il pesce e la carne
Finalmente pescato locale ed ecco il morone arrosto servito con composta di pesca tabacchiera ossidata, jus alla soia e ‘nduja e spuma al vermouth. Questo pesce si pesca prevalentemente nel Mar Ligure, quindi vicino, ed ha un aspetto tanto brutto quanto buono. Noto anche come ricciola di fondale, il morone ha una carne dolce e leggermente acquosa che si sposa alla grande con gli aromi più intensi della composta di pesche, con il sapido e piccantino jus alla soia e ‘nduja e con l’eterea spuma di vermouth.
Si gioca in casa Italia anche con l’abbinamento al morone: Il Persefone Vigne Dei Boschi 2019 IGT, è un vino bianco intenso prodotto da uve Albana con lenta e spontanea vinificazione sulle bucce in anfore di terracotta interrate. Al palato è morbido, avvolgente e concentrato.
Un tocco di terra che non può mai mancare con il maialino Cinturello orvietano di Alfredo Angeli accompagnato da carote fermentate e bruciate, riccio di mare in purezza, jus al cumino e una polpettina di collo di maiale in panatura di pane panko. Pronti per lanciarvi in piatto grasso e godurioso? Troverete guizzi di contrasti che appagano piacevolmente il sensorio, centrati su un denominatore comune che è il maialino, protagonista indiscusso.
E con la carne immancabile un calice di rosso, mi viene servito il Faro Bonavita DOC 2017. Al palato è caratterizzato da una personalità ricca e complessa, dalla chiusura speziata.
I dolci di Emanuel Bistrot all’Elba con Dolcemascolo
Dall’unione di Matteo Dolcemascolo e Michele Esposito nasce il pre-dessert: un maritozzo “come se fosse alla panna”. Impasto al nero di seppia farcito con crema di seppia e zeste di limone. Un gioco di gusti che ti lascia stupito al primo assaggio. Sicuro di addentare un dolce maritozzo finisci per assaporare il mare. È quindi un perfetto spartiacque fra quello che è stato e quello che sarà.
In abbinamento al pre-dessert ecco che arriva il Nusserhof- Sudtirol Lagrein Kretzer DOC 2019. Un vino da tutto pasto che si sposa alla perfezione con il maritozzo quasi salato.
E che cosa sarà? Due assaggi di dolci che concludono insieme alla piccola pasticceria questo lungo viaggio. Il primo “summer on a solitary beach”, un panettone tostato ai frutti di bosco, gelato alla susina, crumble alle mandorle e spuma al basilico; e il secondo cioccolato, caramello salato e fava tonka. Insomma, c’è né per tutti i gusti dal più fresco ed estivo panettone tostato al più denso e invernale cioccolato e caramello salato.
Con i dessert arrivano in successione il moscato rosa dell’azienda Maso Bergamini, intenso e dolce al palato, e poi l’Aleatico passito dell’Elba, con profumi floreali e note speziate.
L’Osteria del Mare e la Trattoria TreUnoTre
I due imprenditori Luca e Francesco sono anche proprietari dell’Osteria di Mare, un caratteristico ristorante dotato di una terrazza vista mare, situato all’interno del camping Enfola a pochi passi dall’Emanuel Bistrot sempre sull’Isola d’Elba. Qui viene proposta una cucina più semplice adatta a tutte le tasche, che spazia dalla frittura mista ad assaggi di antipasti di mare oppure ancora primi del giorno con pescato locale.
Ultimo ma non ultimo, perché i due soci hanno molti progetti in via di realizzazione sia all’Elba stessa che sulla penisola, è la trattoria Civico TreUnoTre. Un ambiente informale aperto tutto l’anno dove gustare piatti tipici sia di mare che di terra. Si trova lungo la strada che unisce Portoferraio a Procchio, lontano dal traffico immerso nell’entroterra isolano.
Tutte le realtà sono completamente indipendenti e ci tengono a sottolinearlo, anche se creano un filo conduttore unico che permette al cliente, allo stagionale e ancora di più al locale di apprezzare mille sfaccettature di una ricettività non abbassata agli standard del turismo di massa.
Emanuel Bistrot. Località Strada Provinciale per l’Enfola, 7. Portoferraio (LI). Tel. +390565939003
[Immagine di copertina: Francesco De Marco]