Il flop di Starbucks a Milano racconta un amore mai sbocciato pienamente
Nel 2018, prima che Starbucks aprisse a Milano, si diceva: 3 sono le evidenze a favore della multinazionale americana:
- Starbucks ha un budget enorme.
- Starbucks ha un brand che piace. Molto.
- Starbucks sa fare il caffè, oggettivamente.
Allora perché oggi, dopo la chiusura dei locali di Turati e Porta Romana, si parla con crescente insistenza del flop di Starbucks a Milano?
I più coriacei difensori della supremazia italiana sul caffè yankee salteranno su. Pare di sentirli. Come possono prosperare i bar di una multinazionale americana nel paese che la cultura del bar l’ha proprio inventata? Ve l’avevamo detto di lasciar perdere il caffè annacquato degli americani. Frappuccino? I milanesi non ci cascano.
E pensare che Milano sembrava l’happy end del sogno di Howard Schultz. Aprire finalmente Starbucks in Italia, dopo decenni di tentennamenti del fondatore.
Oggi i grandi giornali milanesi provano a smorzare i toni. Parlano del gigante ferito che si “riorganizza” a Milano, e del calo dei ricavi dovuto al protrarsi dell’emergenza Covid.
Nel frattempo però lo Starbucks di via Turati, che aspettiamo ristrutturato e riaperto dal 22 novembre, resterà chiuso. Come il bar di Porta Romana di cui Google segnala la “chiusura permanente”.
I locali Starbucks ancora aperti a Milano
Sono 5 oggi i locali tradizionali che resistono:
- Starbucks Durini,
- Starbucks corso Vercelli,
- Starbucks Garibaldi,
- Starbucks via Restelli,
- Starbucks stazione Centrale
e ovviamente la Starbucks Roastery di Cordusio.
Proprio dalla sfarzosa “Reserve Roastery”, inserita in un grande palazzo storico ex sede delle Poste nel pieno centro cittadino e dedicata al culto del caffè, sono iniziati gli scricchiolii.
Lontani i tempi in cui ogni minuzia era l’occasione buona per spettegolare su Starbucks a Milano.
Come quando nel 2019, poco prima dello sbarco, gli americani pagano per sistemare un giardinetto in piazza Duomo che nessuno si filava da decenni mettendoci delle palme, e spuntano le proteste contro l‘africanizzazione della piazza.
I conti in rosso della Starbucks Roastery di Piazza Cordusio
Invece solo due anni dopo, a giugno 2021, si perde nell’oblio “Coffee Shock”, lo scoop di Tag 43 sui conti dell’immensa torrefazione in Cordusio. Investimento da oltre 240 milioni di euro per il recupero, altri 26 per caparra e migliorie allo stabile, infine 25 per i lavori di installazione degli impianti (fonte Cerved).
Nel frattempo il fatturato, anche per colpa del Covid, scende dagli 11 milioni del 2019 ai 6 del 2020. Le perdite, invece, ammontano a 17 milioni. E per fortuna che la torrefazione interna, in funzione 24 ore a ciclo continuo, fornisce i punti vendita Starbucks in buona parte d’Europa ripagando una parte dei debiti.
Starbucks: i prezzi alti del menu
A quel punto si è capito che, anche causa covid-19 con annessa sparizione dei turisti, i ricavi dello scenografico monumento dove i milanesi prendevano il caffè espresso macinato al momento, erano in sofferenza.
Nonostante i prezzi non esattamente popolari. Espresso a 1,80 €, cappuccino a 5 €, cioccolata calda a 6,50 €, affogato, il gelato con l’azoto liquido, a 10 €.
E se i conti della Roastery non tornano, i due negozi aperti da appena 2 anni che oggi chiudono definitivamente, raccontano la storia di un amore tra Starbucks e Milano che, forse, non è mai sbocciato pienamente.