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Vino
6 Dicembre 2010 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 19:44

Georges Roumier Bonnes Mares grand cru 1988

Dal cappello a cilindro esce una bottiglia come questa e il tempo si ferma. C'è poco da aggiungere: un Domaine leggendario, un grand cru famoso, un'annata
Georges Roumier Bonnes Mares grand cru 1988

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Dal cappello a cilindro esce una bottiglia come questa e il tempo si ferma. C’è poco da aggiungere: un Domaine leggendario, un grand cru famoso, un’annata matura e un amico speciale che lo stappa a sorpresa in una serata tranquilla, fino a quel momento normale che alternava dischi vini e chiacchiere: Aretha Franklin e Walter Massa, Otis Redding e Francesco Valentini.

L’esemplare non tradisce le attese: bottiglia aperta e immediatamente servita, a temperatura di cantina, affascina da subito ma dopo una mezz’oretta, appena prende qualche grado e inizia a scarseggiare, letteralmente esplode con una ricchezza di sensazioni che coinvolgono tutti i sensi (tranne forse l’udito) e scatenano la memoria alla ricerca di analogie (poche, è una bottiglia epica!) e differenze (tante, capita mica tutti i giorni).

Il colore di questo capolavoro è granato ma i vent’anni di bottiglia non hanno alterato la limpidezza e la vivacità del colore. Al naso la sensazione iniziale è di fragoline di bosco molto netto che via via lascia spazio a note umide di terriccio e intensamente minerali dovute, dice l’amico molto più esperto di me, alla tradizionale pratica del batonnage.

Il gusto di un vino del genere è difficile da descrivere, futile cercare i riconoscimenti del pinot e arduo – almeno per me – identificare l’origine di Chambolle anche perché la tradizionale eleganza della denominazione è interpretata a un livello di complessità e profondità che modifica i normali criteri di valutazione. La freschezza e l’intensità di questo Bonnes Mares sono meravigliose, superiori per qualità e finezza a quasi tutte le mie precedenti esperienze: perfetta e allo stesso tempo spontanea la definizione di ogni elemento, ogni particolare del vino è al posto giusto. La mano invisibile di un grande vigneron ha tradotto in vino l’essenza di un vigneto firmando l’opera col suo stile impeccabile e personalissimo.

Come ogni medaglia anche questo capolavoro ha il suo rovescio: le bottiglie sono praticamente introvabili e quando si incontrano hanno quotazioni sempre irragiungibili. Inoltre l’esemplare di cui parlo aveva anche l’etichetta rovinata quindi niente foto!

Argomenti:
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