Il McDonald’s migliore del mondo è romano: ormai siamo ristoranti stellati
Slow Food, mosso dalla rivendicazione di qualità e cibi doc, è nato per reazione all’apertura “blasfema” del primo McDonald’s a Roma, in piazza di Spagna. Era il 1986.
Nel contestato primo fast food italiano, con lo stilista Valentino schierato accanto a Slow Food per il timore della puzza di fritto sulle sue stoffe pregiate (aveva l’atelier a due passi), lavorava anche Amedeo Avenale.
Aveva 18 anni, lavava i piatti, faceva le pulizie, tagliava e friggeva le patatine. Oggi, trentaquattro anni dopo, è licenziatario con 8 fast food McDonald’s tra Latina e Roma, e ha appena vinto il Golden Arch Award. Ovvero il premio assegnato agli imprenditori che gestiscono il marchio della emme gialla in franchising.
Soddisfazione che festeggerà l’anno prossimo con una mega festa a Orlando, in Florida.
Avenale ha 55 anni, è nato a Roma e cresciuto in una famiglia di ristoratori della città. Conosce e cucina i piatti della tradizione laziale, è anche sommelier. Ma dice, beato lui, di essersi sentito subito a casa in quel primo fast food.
Un McDonald’s molto diverso da quelli che conosciamo oggi. Innanzitutto perché, con 450 coperti disponibili, era il più grande mai aperto fino allora nel mondo. “C’erano le fontane“ –ricorda l’imprenditore romano, e i vassoi di frutta, quelli con i dolci realizzati dagli chef”.
Il ristoratore romano diventa prima manager poi imprenditore. Smette di lavorare alle dipendenze della catena americana come dipendente e diventa licenziatario del suo primo McDonald’s ad Aprilia.
Poi Velletri, Pomezia, Nettuno e altre città laziali, finito alla realtà di oggi: 320 dipendenti la maggior parte dei quali assunti a tempo indeterminato, che servono 7mila clienti al giorno.
Con le soluzioni alternative che abbiamo imparato a conoscere in era Covid, in particolare delivery e drive-in, Avenale afferma di essere riuscito ad arginare gli effetti negativi della pandemia.
Alla domanda sul motivo per cui proprio lui, con i suoi fast food, ha vinto il Golden Arch Award, l’imprenditore romano risponde così:
“Abbiamo collaborazioni con chef stellati, usiamo carne italiana al 100 per cento e prodotti italiani al 90 per cento. Molti dei nostri ingredienti sono DOP. Siamo ormai come ristoranti stellati”, conclude.
Beh, questa ci sembra un po’ grossa.