Io Apro: la rivolta disperata dei ristoranti contro i divieti del nuovo Dpcm
Cosa sappiamo finora di Io Apro, iniziativa social che invita a restare aperti ristoranti e bar, a partire dal 15 gennaio, contro le restrizioni anti-Covid che il governo sta per imporre con un nuovo Dpcm.
La paternità è contesa con Maurizio Stara, proprietario del pub Red Fox di Cagliari, ma dovrebbe essere l’idea di una vecchia conoscenza di Scatti di Gusto.
Umberto Carriera, ristoratore ribelle di Pesaro, che nel 2020 ha collezionato ammende e chiusure forzate per aver tenuto aperti alcuni suoi locali nonostante i divieti.
Viste le adesioni raccolte su gruppi facebook, Telegram e Whatsapp, Carriera dice 50 mila (ma al solito diffidate delle informazioni non verificate che circolano sui social), alcuni media parlano di “movimento”. Anzi, dato che di questi tempi un hashtag non si nega a nessuno, di movimento #IoApro1501.
Dunque, il movimento #IoApro1501 non vuole esprimere la protesta di un giorno. Più prosaicamente è “sopravvivenza”.
Chiarisce Umberto Carriera: “siamo al collasso, al punto di non ritorno. Non riusciamo a pagare più niente e nessuno, mutui, bollette, dipendenti”. E aggiunge con una punta d’orgoglio di avere dalla sua parte anche i cittadini, che “sostengono il movimento e chiedono di riaprire i ristoranti malgrado tutto”.
Non volendo essere la protesta di un giorno, l’iniziativa IoApro è partita organizzata. Cosa succede se, dopo il 15 gennaio, i carabinieri si presentano nei ristoranti e nei bar aperti intimando la chiusura?
Una task force di 30 avvocati sarebbe pronta a difendere gli esercenti e perfino i loro clienti. Ammesso e non concesso che si presentino nei locali aperti illegalmente.
“Le loro multe le prendiamo e le gestiamo noi”, rassicura l’imprenditore pesarese, “prepareremo ricorsi a centinaia di migliaia”.
Io apro, che ha il suo referente ufficiale in Yuri Naccarella, ha poi diffuso sui social un volantino programmatico, chiamato “Dpcm Autonomo”, questo.
La prima regola, la principale stando ai principali agitatori del movimento, è IoApro per non chiudere più. Niente fuochi di paglia, insomma.
Seguono una serie di suggerimenti e direttive. Rispetto delle norme anti-Covid. Conti portati al tavolo dei clienti entro le 21:45. Disobbedienza sì, ma gentile, nei confronti dei carabinieri che intimano la chiusura dei locali.
Da ieri inoltre circolano sui social una serie di video. Il più popolare dei quali ha per protagonista un’altra vecchia conoscenza di voi lettori di Scatti di Gusto.
È Mohamed “Momo” El Hawi, giovane ristoratore fiorentino, altro disobbediente della prima ora più volte multato dalle forze dell’Ordine.
Nel video, tra ”C” aspirate e musica roboante, Momo risponde alle domande più frequenti che aderenti e curiosi hanno rivolto finora al movimento Io Apro.
Anche in questo caso si parla soprattutto di tutela legale e regole fiscali.
Resta da capire come va inquadrata questa forma di protesta civile. Emotivamente viene da benedirla, viste le difficoltà dei ristoratori e la gestione schizofrenica della pandemia da parte del governo, per non parlare di ristori e ritardi.
Ma con 25 mila contagi al giorno ancora ieri, la sensazione è che una protesta che ignora le regole non porti da nessuna parte. Il rischio è di procrastinare ancora il vero ritorno alla vita. Compresa quella dei ristoranti.