Nel prossimo governo dateci Gianna Ferretti con il programma Trashfood!
Fosse per me, un posto nel prossimo governo per lei sarebbe assicurato. Magari quello della sottosegretaria che voleva mettere fuorilegge, alla due per tre, Massimo Bottura e la sua cucina, appena premiata dalle Accademie di venti Paesi riunite a Parigi come la number one al mondo e definita pertanto dal ministro Galan (bontà sua) come una gloria e una risorsa per l’Italia e il suo comparto alimentare. La sora sottoministra invece deve aver pensato a suo tempo che fosse tanto figo e tanto popolare modellare un decreto su un trionfo di share come Striscia la Notizia, partendo, chissà, dal presupposto che ‘mole/colare’ sia una parola semi-oscena che individua una malattia a trasmissione sessuale. In alternativa, comunque, la mia candidata potrebbe andarsi a sedere sullo scranno (uno qualunque degli scranni) attualmente occupato da deliziosi prodotti dell’improvvisazione sociopolitica e/o frutti tardivi del miracolo italiano (che quello americano, si sa, quanto a democrazia trasversale dell’accesso alle stanze dei bottoni gli fa davvero un baffo).
In ogni caso io, Gianna Ferretti, docente presso l’istituto di Biochimica della Facoltà di Medicina e Chirurgia e della Scuola di Specializzazione in Scienze dell’Alimentazione dell’Università Politecnica delle Marche (indirizzo gianna.ferretti@gmail.com, voleste scriverle per offrirvi di sostenere la candidatura) proprio ce la vedrei dentro un esecutivo. Anzitutto come simbolo operante del ristabilimento del principio di competenza al di sopra di quello nutiano (Nuti Francesco, ex attore e regista) delle puppe a pera…
Non che lady Gianna al momento faccia poco per la salute pubblica. Anzi… Oltre a insegnare nei corsi di laurea e di specializzazione, infatti (e non è certo una sinecura), la Ferretti tiene un blog che è un autentico capolavoro.
Trashfood – Randomestrale di Incultura Alimentare è una lente aperta sul mondo (e quando dico mondo, intendo mondo: dagli Appennini alle Ande e dal Manzanarre a Manhattan) del cibo e dell’alimentazione. E con soave politezza di stile, enorme capacità di comunicazione, scienza profonda e ironia leggera come la polvere di Campanellino (Peter Pan, James Barrie, edizioni Newton Compton, euro 6,00) scoperchia, decodifica, illumina, racconta e smaschera svariate (tutte non basterebbero due vite) delle incredibili mostruosità mangerecce e beverecce puntate, come missili terra-terra, verso i nostri frigoriferi, le merende dei nostri guaglioni, gli aperitivi dei guaglioni più grandi, le mense, i bar, i market che incrociamo a ogni angolo di strada.
Il percorso è lunghissimo, e a leggerlo sembra un estratto da una commedia mai scritta da Ionesco solo per motivi di anagrafe. Ma restando solo agli ultimi (mis)fatti la Gianna si è occupata di:
fake blueberries, ovvero i falsi mirtilli (zucchero, olio vegetale, aromi e coloranti impastati) che vanno a fa più belle e appetitose (!!) ciambellette, waffles, sgonfiotti e para brioches disitribuite da corpulente multinazionali;
la bomboletta di grasso spray per condire, venduta in varie versioni tra cui la Professional (per cuochi dunque), tutte cariche di oli parzialmente idrogenati di soia e canola, e di mono e di gliceridi fosfato, e promosse con la simpatica promessa: ‘adds a trivial amount of fat’;
la storia del diserbante terribilissimo e resistentissimo che ignari (?!?) sindaci e assessori italiani fanno usare nei loro lindissimi Comuni per tenere pulite (!!!) le aiuole e sterminare le erbacce (!!!! Ma li morté!!!);
il fighissimo beveraggio (che Gianna definisce con il suo tipico soft touch al vetriolo “innovativo mix alcolico”) a base di vodka,zucchero, glicerolo, caseinato di sodio, sodio citrato, aromi, E123 (Rosso Amaranto), E 129 (Rosso allura) segnalato oltretutto da uno che l’ha trovato come bibita raccomandata all’interno di una stupenda zona Parco;
e, sovrano regalo al popolo tutto, me in prima fila, il meraviglioso e prezioso ‘alfabeto di trashfood’, A come alfa-amilasi, B come betaglucani, e via scoprendo, imparando, decodificando, crescendo, grazie al distillato dei 1005 post fin qui confezionati dalla magica Gianna. Che se qualcuno mi dice, a ‘sto punto, che non la vuole per ministro, giuro che faccio un casino che perfino Mubarak si spaventa, fa le valigie e si dà (e a noi ci lascia la ‘nipote’…).