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10 Giugno 2016 Aggiornato il 18 Aprile 2021 alle ore 08:53

Milano. Il ristorante giapponese da asporto Musubi apre in Gae Aulenti

Musubi, il fortunato format di cucina giapponese da asporto a prezzi competitivi, raddoppia la sua presenza a Milano. Lo trovate, come detto, sotto piazza
Milano. Il ristorante giapponese da asporto Musubi apre in Gae Aulenti

Musubi piatti Milano

Musubi, il fortunato format di cucina giapponese da asporto a prezzi competitivi, raddoppia la sua presenza a Milano.

Lo trovate, come detto, sotto piazza Gae Aulenti.

L’idea è di Shintaro Akatsu un imprenditore di successo, giapponese, innamorato dei manga, e dell’arte, del bello, del cibo, e (quindi) dell’Italia – successo e innamoramento sono testimoniati dalla sua casa milanese, un attico sopra la Galleria del Corso (lo abbiamo visto e letto in un bel servizio di Lia Ferrari, con foto di Andrea Martiradonna, su “Living” del Corriere della Sera di aprile 2016).

casa Shintaro Akatsu Milano

Shintaro Akatsu vive tra Tokyo, Milano, ovviamente, e le Hawaii; possiede un’azienda di distribuzione del gas, ha fondato la Shintaro Akatsu School of Design a Bridgeport, Conn, ha importato Grom in Giappone, e qui a Milano ha già aperto Izakaya Sampei in largo Corsia dei Servi, e appunto Musubi, già da un paio d’anni abbondanti (il secondo è come detto in allestimento).

Si tratta di un vero e proprio take-away, carino, con una decina di posti all’impiedi, appoggiati a una serie di mensole lungo le pareti – almeno in Santa Radegonda: si può immaginare che lo stile venga mantenuto. Pareti in legno chiaro, cucina a vista, il menù, illustrato, sovrasta il bancone, qualche piatto extra illustrato da cartelli sul banco, personale multietnico, gentile ed efficiente.

Musubi ristorante giapponese asporto

Il primo impatto ti lascia un po’ perplesso: se la prima voce del menù ti propone dei “gyoza” classici, la seconda recita “cacio e pepe”, ovvero gyoza conditi all’italiana. Reprimi la tentazione di andartene – e in effetti si possono mangiare, un nome di un multiculturalismo che ti fa assaggiare senza troppe remore di tutto.

Così come quelli al pesto, o tirolesi: pur sempre di ravioli si tratta. “Musubi significa unire”, dice Shintaro. E l’unione, in questi ravioli, non è davvero niente male (ma io preferisco i gyoza ‘semplici’, tutto sommato).

Il menù così “contaminato” è opera di un cuoco anconetano, Elis Marchetti, che propone fra gli altri piatti dei temaki “Alaska”, “Amalfi” (con mozzarella e gocce di pesto) e “Lampedusa”, o degli uramaki “Cortina” (bresaola carciofo mentuccia wasabi cetriolo).

Insomma, accostamenti ai limiti dell’azzardo, che contaminano un po’ tutti i piatti giapponesi, anche se ce ne sono molti che rimangono tali – interessanti gli onighiri (con gamberi in salsa rosa, con tonno in salsa tonnata) e i donburi (molto buono quello con curry giapponese), ma vale la pena di provare un po’ tutto. Io l’ho fatto, e in media mi sono trovato bene.

Qualche prezzo: gyoza sui 4,50€, miso (zuppa) 2,50€, yakitori 4,50€, temaki 4€ (ecco, un paio di volte ho trovato il ripieno mal distribuito), roll a 5,50€, donburi da 7 a 11€, onighiri 10€; ci sono anche due lunch box a 7€.

Il sito è carino da vedersi, meno carino da usarsi, anche se ci sono idee interessanti (come le foto con slogan in rotazione): ma ci sono scritte piccole, menu con finestre che aprono finestre, foto mancanti, poche descrizioni in particolare degli ingredienti…

pizza fritta Esterina Tribunali

Ma vale la pena farci un salto, con la bella stagione, e portarsi via qualche assaggio nippoitalico – se poi non vi va, potete sempre passare a mangiare un boccone più italiano, o milanese, da Spontini, da Luini, da Manuelina, da Zia Esterina Sorbillo, da Mama Burger… tutti lì nel giro di poche decine di metri.

musubi_unicredit

Musubi. Via Santa Radegonda, 16. 20121 Milano. Tel.: +39 0236746846.

[Immagini: italiangusteautriprecensionitaliaarchilovers]

 

Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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