Ritorno al Futuro. Tutto quello che mangiavamo nel 1985 e di cui ragionevolmente facciamo a meno
Tutto il mondo si affanna nelle celebrazioni di Doc e Mart, indimenticati protagonisti di Ritorno al Futuro, la saga più saga di sempre, pare.
E io, che nel 1985 così come oggi quei film li ho sempre detestati, in questo 21 ottobre 2015, preferisco , piuttosto che sul fenomeno cinematografico concentrarmi su qualcosa che mi è sempre riuscito meglio: mangiare.
Cosa avrei mangiato in una qualunque ventosa serata ottobrina se mio padre, quando dicevo papà voglio uscire, invece che aprire il balcone mi avesse lasciato andare in giro con amici e ragazzetti? Di fronte a quale tipico menù avrei ripassato a mente tutte le rubriche del Cioè? Saliamo a bordo della DeLorean e appicciamo il flusso canalizzatore per l’unico ritorno che valga la pena, quello al FOODuro.
Antipasti
Carpaccio rucola e grana. Perfetto per un appuntamento galante: la rucola si ferma sui denti, il grana appesta l’alito e si vaporizza sull’ abitino nero regalandoti un inatteso effetto forfora. La variante mare contempla il cocktail di gamberi. Un tripudio di ketchup e maionese in cui affogano inconsapevoli, gamberi decongelati almeno 12 anni prima.
Primi
Se la battono i tortellini con la panna, ipercolesterolica salvezza dei single di tutto il mondo, e le pennette alla vodka. Più che un primo piatto un esercizio di sadismo, che chi ha inventato le pennette lisce avrebbe dovuto fare almeno quattro anni di psicanalisi, prima.
Secondi
Forse nel 1985 il pesce non lo avevano ancora inventato, che se faccio uno sforzo di memoria non riesco ad andare oltre la scaloppina ai funghi tra la scelta dei secondi. Qualcosa metà tra una tegola e una pelle conciata che annega tra porcini disidratati e una spruzzata di liquore. Per uomini duri.
Contorni
E che ci vuoi mettere vicino alla scaloppina se non un altro poco di rucola? Dice, ma l’ho mangiata già come antipasto. E non fa niente, te la rimangi, che quelle foglie di rucola lunghe mezzo metro, impossibili da fermare tra i rebbi, sono la giusta punizione per chiunque osasse affrontare un pasto completo in uno di quei ristorante con le te tovaglie salmonate e il fazzoletto piegato a guisa di cicogna.
Dolci
In anni spensierati, in cui l’olio di palma faceva meno paura dell’antrace, si metteva la cioccolata più o meno da tutte la parti. Ma soprattutto dentro, fuori e tutto intorno a gommosissimi profitteroles, il dolce meno invitante del pianeta dall’aspetto non già solo triste ma inequivocabilmente bleah. Un primato battuto -in stucchevolezza e forma- soltanto dalla mousse.
A pensarci bene forse era meglio che mio padre non mi faceva uscire, in fondo sono venuta su benissimo lo stesso spalmando ettolitri di spuntì sul pancarrè. Naturalmente guardando Fantastico.
PS. Per chi vuole rivedere la saga non c’è che l’imbarazzo della scelta. Potrà anche partecipare a qualche evento.
[Immagini: Facebook, il Giornale di Sicilia]