San Valentino, paradosso Liguria: pienone nei ristoranti aperti per protesta
Aperti per protestare contro i mancati incassi del pranzo di San Valentino.
Oggi, causa aumento dei contagi Covid, la Liguria è entrata in zona arancione. I ristoratori non hanno potuto accogliere i clienti a pranzo all’interno dei locali.
Sono stati informati soltanto 24 ore prima, quando l’ordinanza del governo ha ufficializzato il cambio di colore delle Regioni. Frigoriferi e dispense erano stracolmi e il personale richiamato al lavoro.
San Valentino: mancati incassi
Un esempio arriva dalla fattoria didattica Il Ciliegio di San Desiderio. La spesa di 1.000 euro fatta venerdì mattina è andata in fumo. Ragù, pasta fatta a mano verdura, uova e altri prodotti freschi comprati per accontentare la richiesta di oltre 100 clienti.
I gestori del ristorante dotato di un piacevole spazio all’aperto si erano anche attrezzati per il possibile maltempo. Stanziando 5.000 euro per l’affitto di un grande gazebo e installato il riscaldamento, per altri 1500 euro.
A Ventimiglia, i gestori del ristorante Pasta e Basta hanno trasformato l’insegna del locale in “Adesso Basta”. Dopo aver pubblicato in un post sulla pagina Facebook la lista delle prenotazioni cancellate per il pranzo di San Valentino.
La classica goccia che fa traboccare il vaso in una situazione già complicatissima per il settore.
Aperti per protesta
Ragione per cui diversi ristoranti liguri sono rimasti aperti, specie lungo la Riviera di Ponente, sono rimasti aperti. Facendo registrare quasi ovunque il pienone. Specie nelle zone più turistiche delle due Regioni.
San Valentino: The Cook di Ivano Riccobono
A Genova, primo sostenitore della protesta è stato Ivano Ricchebono, chef del ristorante The Cook, una stella Michelin.
“Abbiamo deciso di restare aperti, anche se in aperta violazione delle leggi, perché il locale era pronto per San Valentino. Una festa che incide sugli incassi”.
Lo chef del ristorante di vico Falamonica ha dovuto affrontare qualche disdetta, ma ha tenuto duro e, alla fine ha fatto il tutto esaurito.
Ma la protesta è stata condivisa da altri ristoratori, compatti come non mai nella decisione di restare aperti nonostante il divieto. Anche di fronte all’ipotesi delle multe da 400 euro ventilate dal questore del capoluogo, nessuno ha fatto marcia indietro. “Se arriveranno non le pagheremo e faremo ricorso”.
Un’altra regione passata in zona arancione è la Toscana. Anche in questo caso i ristoranti, obbligati a chiudere nonostante i preparativi del pranzo, hanno perso gli incassi di San Valentino.
La situazione in Toscana
L’associazione Ristoratori Toscana ha fatto una stima di questi mancati incassi per Firenze e provincia. Duemila euro a ristorante più 10 milioni in mancate prenotazioni.
Somma che considera gli ordini fatti nelle ultime settimane. Spesso di cibi pregiati e freschi molto richiesti a San Valentino come pesce, carne o tartufo. Peccato che, anche questa volta, i conti non tornino.