Sgarbi non paga le multe per aver violato le norme anti-Covid al ristorante
Non una ma due sono le multe appioppate a Vittorio Sgarbi per aver violato le norme anti-Covid al ristorante. O meglio, nei ristoranti, entrambi in provincia di Pesaro.
È accaduto il 6 novembre 2020 al ristorante “Chic” di Fano, e il 15 gennaio scorso a la “Grande bellezza” di Mombaroccio. Entrambi i locali, aperti malgrado il lockdown, appartengono a Umberto Carriera.
Carriera è uno degli agitatori di “Io Apro”, la protesta che invitava i ristoratori italiani a riaprire i loro locali il 15 gennaio scorso, nonostante la chiusura serale imposta dal governo per contenere i contagi del virus.
Ma le due multe, ognuna da 400 euro, sono state impugnate. Motivo? Il critico d’arte stava facendo politica.
Le multe sarebbero irricevibili e dunque, andrebbero annullate. Perché Sgarbi, nella sua condizione di deputato, si trovava insieme ad altri commensali nei ristoranti del pesarese per incontrare i suoi elettori. E la legge italiana non impedisce a un deputato di incontrare chi vuole e dove vuole per una riunione politica privata.
Peccato che lo stesso Sgarbi, a favore di cronisti, abbia dichiarato di trovarsi nei due ristoranti per appoggiare la protesta di Umberto Carriera.
A parte il fatto che, in caso di pandemia con relativa emergenza sanitaria, non è l’essere eletti in Parlamento a fare la differenza. Ma la tesi difensiva del critico d’arte potrebbe essere invalidata dalla sue stesse dichiarazioni, rilasciate copiosamente alle varie televisioni, nel corso delle cene.
“Occorre la resistenza”, aveva detto Sgarbi, ”perché oggi c’è il fascismo e pare essersene accorto solo un ristoratore di Pesaro. Mi sembra giusto venire qui a testimoniare la mia azione democratica”.
Il problema delle multe elevate dalle forze dell’ordine nei confronti dei ristoratori ribelli è molto sentito dai colleghi più disciplinati. Ai quali non piacerebbe sapere che le sanzioni comminate sono state cancellate mentre i loro locali erano chiusi come previsto della norme anti-Covid imposte dal governo.
A parte Sgarbi: il caso Tito a Firenze
Al netto di Sgarbi, e del sostegno dato a Umberto Carriera, la vicenda più spinosa è quella di Mohamed “Momo” El Hawi, proprietario del ristorante Tito a Firenze. Chiacchierato da mesi per avere sfidato il governo sulle misure anti-coronavirus restando sempre aperto dopo il primo lockdown.
A dispetto di tutte le multe ricevute finora che –continua a dire il ristoratore fiorentino– non pagherà mai.