No alle tasse ma chi paga le mance, i ristoratori o i clienti?
Ridurre la tassazione delle mance lasciate ai camerieri di bar, ristoranti e hotel non risolve il problema.
Nonostante se ne stia parlando molto da quando una norma contenuta nella legge di Bilancio ha stabilito che, dal primo gennaio 2023, le mance verranno sottoposte a una tassa del 5% anziché a tassazione ordinaria.
Detassazione sulle mance per invogliare nuovi camerieri
C’è poi la faccenda delle tasse sulle mance elargite con carta di credito. In questo caso cosa succederà, aumenterà l’imponibile dei ristoratori?
Ipotesi da scongiurare per una categoria già gravata di tasse e contributi, senza dimenticare le bollette assassine. Anche perché nella vicenda esercenti e ristoratori sono solo intermediari.
La mancanza di camerieri è ancora un problema per la ristorazione italiana.
Al netto del taglio alle tasse sulle mance il punto è: chi deve farsi carico di migliorare il reddito del personale di sala, troppo magro rispetto all’impegno richiesto?
Chi paga: i ristoratori o i clienti?
Sono i ristoratori? O possono essere invece i clienti?
Gli italiani non sono abituati a lasciare niente per il servizio, inutile nascondersi dietro il dito del taglio alle tasse sulle mance.
Negli Stati Uniti, lo sappiamo, lasciare la mancia è un obbligo morale. La percentuale si aggira tra il 20-25% del conto finale. Dunque, per i camerieri, le mance rappresentano una fetta cospicua del reddito.
Abbiamo personalmente assistito al predicozzo rivolto da un ristoratore americano al cliente tirchio che si era rifiutato di lasciare la mancia al cameriere.
Spesso, la mancia è compresa nel conto, ai clienti non resta che scegliere la percentuale preferita.
Se le mance vengono date in nero a cosa serve tagliare le tasse?
Per capire la differenza siderale basti pensare che, in Italia, il contratto di categoria dei pubblici esercizi vieta addirittura di accettare le mance. Che vengono lasciate in contanti e soprattutto in nero.
Si tratta perciò di somme che sfuggono completamente al Fisco. Ecco perché restano dubbi sull’efficacia del taglio delle tasse sulle mance voluto dal governo.
Va ricordato che poco più di un anno fa la Cassazione ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate contro il concierge di un albergo a 5 stelle in Costa Smeralda.
Secondo l’agenzia, la somma ricevuta in un anno dal lavoratore –84 mila euro di mance– doveva essere tassata. E alla fine così è stato.
Quanto costerebbe ai clienti pagare le mance?
La prima richiesta di rendere le mance praticamente obbligatorie anche in Italia, come negli Stati Uniti, arriva da Aigrim. L’associazione che comprende le grandi catene della ristorazione presenti in Italia, da McDonald’s a Autogrill.
Se da una parte l’associazione concorda con la decisione del governo di tagliare le tasse sulle mance, dall’altra propone di erogarle soltanto con moneta elettronica, cioè tramite Pos.
E di lasciare ai clienti, al momento di pagare il conto, la facoltà di scegliere la percentuale in base alla qualità del servizio ricevuto.
Di che cifre stiamo parlando? Lasciando da parte per un momento le tasse sulle mance, quanto costerebbe agli italiani la mancia obbligatoria qualora diventasse un’abitudine anche da noi?
Calcolando uno scontrino medio di 15 euro, se tutti lasciassero una mancia pari all’8%, l’incidenza sul conto sarebbe di circa 1,5 euro. Cifra tutto sommato sostenibile per un buon servizio.
Ma, probabilmente, la soluzione migliore sarebbe un’altra: eliminare le tasse sulle mance e farle pagarle in contanti.
Con la moneta elettronica si salda il conto del ristorante, la mancia si lascia con una banconota.
Il taglio della banconota? A discrezione del cliente.