Vendemmia 2012. In Abruzzo farla di notte ti fa sperare nel buon vino
Qualche giorno fa apro la mia mail e trovo queste immagini, ci ho messo un poco per metterle a fuoco. Per capire in mezzo alle tenebre cosa fossero. Ho subito pensato a Conrad e a Coppola, al colonnello Kurtz e a Cuore di Tenebra. Al delta del Mekong o al Nicaragua, cercavo di scorgere nel buio, qui e lì le anaconde.
Poi ho capito, ho messo a fuoco la vite, la cassetta di plastica rossa con i grappoli raccolti, le lampade da speleologo che illuminavano il lavoro e mi è stato subito tutto chiaro. La vendemmia 2012!
No, non siamo in Brasile, a Pantelleria o nella assolata Sicilia, dove la vendemmia notturna è abituale, ma siamo a Loreto Aprutino, sulle dolci colline pescaresi. L’azienda e una di quelle di cui si parla molto in questi tempi, Torre dei Beati.
Una piccola cantina artigiana, condotta con cura e dedizione antiche da una coppia di vita e lavoro, Adriana Galasso e Fausto Albanese. Prima grandi appassionati di vino, poi produttori. Forgiano vini straordinari e riconoscibili, dai potenti e tipici cru di Montepulciano d’Abruzzo ai profumati e fioriti pecorino. Da due anni hanno scelto di fare la vendemmia dei bianchi in notturna.
Parlando con Fausto ho scoperto che è una scelta quasi obbligata, per portare a casa un’uva più fresca e meno stressata dal caldo e per dare requie ai poveri raccoglitori. Il global warming è arrivato pure all’ombra della Maiella. La vendemmia del pecorino quest’anno è stata anticipata di qualche settimana, quasi tutte le cantine abruzzesi l’hanno già finita e si è svolta con una media di oltre 32 gradi.
Leggerete un po’ dovunque che questa 2012 sarà l’ennesima vendemmia del secolo, da grandi vini. Non so, solo il tempo ci saprà dire come sarà davvero. Quello che so in questi giorni di chiacchere con produttori amici, è che per ora il dato principale è una riduzione di circa il 30% delle quantità, il che non un segnale rassicurante: una pianta stressata porta meno e difficilmente una pianta stressata darà grandi vini, un grande vino si nutre di armonia.
Il clima è cambiato, mentre scrivo in giardino sta venendo a piovere un vento imperioso scuote i pini sopra di me e l’aria si è fatta improvvisamente fredda, ieri c’erano 34 gradi e un mare da sballo. Non è la normalità dell’estate adriatica, ma un cambiamento tangibile, che porterà la necessità di ripensare vecchi dogmi di conduzione delle vigne. Penso al mito delle rese, alla pratica di defogliare, agli allevamenti fitti e esposti e a tutto un mondo di certezze agronomiche degli ultimi anni da rivedere se si vuole continuare a produrre grandi vini.
Intanto a Loreto vendemmiano di notte…