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Ristoranti
7 Gennaio 2022 Aggiornato il 10 Gennaio 2022 alle ore 10:30

Venezia. Doppia recensione negativa Lucarelli e Biagiarelli per Chat qui Rit

Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli rispondono alla lettera alla mancata recensione al ristorante di Venezia: e non sono rose
Venezia. Doppia recensione negativa Lucarelli e Biagiarelli per Chat qui Rit

Più che un nuovo capitolo della serie recensione negativa di Selvaggia Lucarelli a Venezia, rischiamo l’effetto saga anche grazie a Lorenzo Biagiarelli.

Motivo della (nuova) polemica in Laguna è la lettera al Gazzettino del ristoratore Giovanni Mozzato del bistrot Chat qui Rit. Piccato che la pungente giornalista si sia “limitata” a scrivere critiche negative sui ristoranti di Venezia. E non abbia invece scritto di quanto la coppia si sia trovata bene nel suo ristorante la domenica a pranzo.

Non so come si dica in veneziano “Non svegliare il can che dorme”, ma il buon Mozzato ha fatto proprio questo.

E con un formidabile uno-due, la coppia di critici gastronomici Lucarelli – Biagiarelli ha inferto un altro duro colpo alla ristorazione veneziana.

Lorenzo Biagiarelli: il conto è salato e la privacy va a farsi benedire

Lucarelli Biagiarelli recensione Venezia

Ha iniziato sul suo profilo Instagram Lorenzo Biagiarelli. Che per chi non dovesse saperlo, oltre a essere fidanzato di Selvaggia Lucarelli, è personaggio televisivo e social. Dal 2020 lo vedete ospite di È sempre mezzogiorno condotto da Antonella Clerici.

La recensione è precisa e segue più o meno alla lettera quello che ha raccontato il proprietario del ristorante, ma la chiusa è ben differente. Spinto dalla lettera, ecco la sua recensione che comunque aveva già in programma di fare. Al ristoratore sarebbe bastato attendere qualche giorno per evitare uno svarione sul tema “prezzi gourmet e poi devo andare a mangiare un panino”.

Cosa è successo effettivamente al Chat qui Rit

Lucarelli Biagiarelli recensione Venezia

Ogni giorno la realtà supera anche la più fervida fantasia e allora oggi, come avevo già intenzione di fare, vi racconto del nostro secondo pranzo veneziano, che ha avuto luogo allo Chat Qui Rit, un bistrot elegante, pietra e legno con ampie vetrate, in una delle calli all’ombra di San Marco.

Ci ha attirato l’ambiente spazioso e l’eleganza, suggerendoci un rispetto delle norme di sicurezza che, in effetti, c’è stato. Il servizio è professionale, la carta dei vini davvero degna di nota.

Due antipasti: una ricciola affumicata con cicale crude, edamame e un glutammico brodo alla giapponese, seguita poi da un bis di baccalà, in cui la parte mantecata è servita in un paninetto-bao mentre la ‘trippa’ è amalgamata ai fagioli in una zappetta fredda con i ditalini rigati soffiati, una rivisitazione della venetissima pasta e fagioli.

Primo: Selvaggia ha scelto i plin di brasato con ramen e tartufo nero, io i ruffiani mezzi paccheri con gamberi, cotechino, rafano e lenticchie.

Le micro porzioni

formaggi

Tutto molto buono, ma con un evidente problema di porzioni: i plin erano 7, e la loro dimensione è facilmente intuibile se rapportata a quella del piatto e delle mani che servono il tartufo.

L’orata difficilmente superava i 50 grammi di ciccia e baccalà era appena più sostanzioso.

I formaggi ben selezionati (in particolare il pecorino di Pienza) condividevano lo stesso problema, mentre ho decisamente apprezzato il dolce.

Conto salato e si esce affamati

vino

Con tre calici di vino in tutto (due di Methius Trento Doc, uno di Chardonnay Bellavista) abbiamo speso 206 euro, che ho giudicato davvero eccessivi per uscire ancora affamati: credo che l’affitto, o la vicinanza alla piazza, giochino un ruolo cruciale, per cui non ha senso fare paragoni, ma si spende meno negli stellati della stessa città che, tra l’altro, offrono tutti un menù pranzo, mentre qui l’unica alternativa è la degustazione da 110 euro.

La realtà supera la fantasia nel momento in cui il titolare si lamenta sulla stampa per non esser stato recensito sui nostri canali, raccontando poi per filo e per segno tutto ciò che abbiamo detto, mangiato, bevuto, commentato. Probabilmente la privacy era una delle care portate che non abbiamo ordinato. Incredibile. Non mi era mai successo in tutta la vita, ma sicuramente non succederà più.

Selvaggia Lucarelli dice la sua sul ristorante a Venezia con una recensione negativa

Selvaggia Lucarelli a Venezia recensione

Se per caso qualcuno avesse pensato “colpito ma non affondato”, ecco l’intervento (e i colpi) di Selvaggia Lucarelli che scrive direttamente al Gazettino. Facendo riferimento proprio alla lettera di Giovanni Mozzato del ristorante veneziano Chat Qui Rit, “in cui il signore racconta, con tanto di dettagli, il mio pranzo presso il suo locale compresa la richiesta di green pass“.

Come avrete capito dalla premessa, le cose si mettono male per l’impavido ristoratore dal solo incipit della recensione della Lucarelli al ristorante di Venezia: “Con mio grande stupore ho letto…”

Selvaggia Lucarelli spiega che non ci sarebbe da ringraziare un ristorante con un bouquet odoroso per il solo fatto che abbia rispettato le regole del green pass (e uno).

E che non bisogna essere smemorati nel racconto poiché sia lei che Biagiarelli hanno raccontato sui social sia il pranzo che l’avvenuta richiesta di green pass (e due).

Tant’è che le loro storie sono state ripostate dall’account del ristorante e sono stati anche ringraziati via messaggio privato (e tre, che vi dice cari ristoratori di fare attenzione ai vostri social media manager).

Quindi la lettera racconta il falso (e quattro).

La difesa corporativa contro la mancata recensione della Lucarelli a Venezia

E cerca goffamente una difesa corporativa della categoria. Addossando il problema green pass al cliente sfortunato (cioè la Lucarelli dell’altra recensione a Venezia) anziché sui ristoratori non rispettosi delle norme. Una difesa “che fa acqua da tutte le parti, ben più di Venezia stessa in una giornata d’acqua alta” (e cinque).

Inoltre il ristoratore, scrivendo una lettera dettagliata viola completamente il diritto alla privacy di Lucarelli e Biagiarelli. Non si potrebbe scriverlo meglio: “Mi viene da dire che se questo riferire cose non vere a un giornale e calpestare la privacy dei suoi clienti è l’accoglienza di cui parla, preferisco il già narrato cenone con i russi e i due tortelli nel piatto” (e sei).

Il prezzo non è giusto

Selvaggia Lucarelli recensione a Venezia

Ma Giovanni Mozzato, potremmo dire, se l’è propria cercata la recensione negativa di Selvaggia Lucarelli in vacanza a Venezia. Perché la chiusa riprende lo stesso concetto espresso da Lorenzo Biagiarelli. E riguarda il prezzo esoso. Questa volta non dell’intero conto, ma di un piatto in particolare. E cioè i micro plin al tartufo che in numero di 7 sono costati 37 € (che fa pure assonanza). E di cui lei signorilmente aveva taciuto. Ed stranamente il ristoratore non se n’era lamentato (e sette, per restate al numero).

Cosa non fare per evitare la recensione negativa di Selvaggia Lucarelli e non solo a Venezia

Selvaggia Lucarelli recensione a Venezia

A questo punto di potrebbe scrivere un manuale su come evitare che Selvaggia Lucarelli scriva una recensione negativa a Roma come a Venezia.

Se tutti si sono focalizzati sul punto “devo chiedere il green pass a Selvaggia Lucarelli per evitare la recensione e non solo se sono a Venezia”, sarà bene ricordare anche il ruolo di Lorenzo Biagiarelli. Troppo spesso identificato come “fidanzato della Lucarelli”, ma in realtà narratore di cose gastronomiche e foodblogger che scrive di ricette. Troverete qui la mappa dei suoi 300 e più racconti di posti dove ha mangiato. E sul sito le ricette che ha testato.

Dalle 7 bordate della Lucarelli al ristorante di Venezia Chat qui Rit potrete estrapolare i comportamenti positivi (vabbè, non negativi) e tutto dovrebbe filare per il liscio.

Però, gentile Biagiarelli, consentimi. Sicuro che i mezzi paccheri con gamberi (sui social anche con astice) e cotechino possano essere definiti ruffiani? Almeno a leggere sulla carta?

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