Venezia: lo scontrino da 300 € scatena Cateno, uscito con la fame
“Lo scontrino di Venezia”. Oppure: “Spaghetti scandal”. Sarebbero titoli perfetti per un thriller d’azione ambientato nella città dei cento canali.
Spiace per voi: è solo un episodio che ingrossa la polemica dell’estate 2023 sugli scontrini, protagonista Cateno De Luca, sindaco di Taormina.
Direte che la situazione è definitivamente sfuggita di mano, se anche i sindaci si calano nel ruolo di “indignati speciali”.
Non dimenticate che a ricevere lo scontrino da un ristoratore di Venezia è stato il sindaco di Taormina, soprannominato “Scateno” e noto per il carattere esplosivo.
De Luca era nella città lagunare per una riunione del suo partito meridionalista Sud chiama Nord, quando ha deciso di cenare in un ristorante non lontano da Piazza San Marco.
Un errore, che gli è costato un conto esoso: 300 euro in quattro persone, con annesso scontrino postato su Instagram che riporta Venezia al centro della polemica sui prezzi dei ristoranti, vedi il caso dell’Harry’s Bar.
Lo scontrino di Venezia da 300 euro per quattro persone
Ma cosa ha ordinato il primo cittadino siciliano per arrivare alla bella cifra di 300 euro?
Niente di che, a dire il vero.
Acqua (15 euro), una bibita (6 euro), 2 calici di vino (10 euro l’uno). Coperto 5 euro.
Una porzione di rombo yakitori alla mugnaia (50 euro), due porzioni di risi e bisi con gamberetti di Mazara del Vallo (48 euro l’una) e una porzione di spaghetti al pomodoro (30 euro).
Avete letto bene, e del resto lo scontrino di Venezia parla chiaro: 30 euro per un piatto di pasta con il sugo più semplice del mondo. Cifra allineata con i prezzi più salati della Serenissima, tristemente noti.
“Ma come si fa a pagare 30 euro per due spaghetti e un po’ di pomodoro? –si è lamentato De Luca– Pensavamo fosse l’assaggino, invece era tutto lì”.
Siamo usciti dal ristorante con la fame, tanto che qualcuno ha proposto di andare al McDonald’s a saziarsi”.
Il sindaco non ha avuto da ridire sulle altre portate, anche se ha precisato che erano “porzioni minuscole”.
Il problema è proprio quello per De Luca, convinto che a parità di prezzo, al Sud si mangi meglio e soprattutto di più.
Per completare la cena, ci sono stati anche tre dolci (16 euro l’uno) e due liquori (12 euro l’uno).
In totale, il prezzo medio recita 75 euro a commensale.
La difesa di Venezia: “Bisogna consultare i prezzi sul menù”
La polemica del sindaco di Taormina con tanto di scontrino pubblicato sui social non è passata inosservata al Comune di Venezia.
Ha replicato l’assessore al Turismo Simone Venturini: “Al ristorante è sempre bene consultare i prezzi sul menù. Venezia è una città dalla bellezza preziosa e costosa, e chi viene qui deve saperlo”.
Come dire: se non ti piace, puoi anche andartene.
Ma De Luca, prevedibilmente, non si è fatto mettere in un angolo e ha ribattuto:
“I prezzi li abbiamo controllati, ma gli spaghetti al pomodoro erano un fuori menù per un commensale dai gusti difficili. Non ci hanno detto quanto costavano, altrimenti avremmo ordinato altro.
Uno per risparmiare prende spaghetti al pomodoro ma non pensa che costino 30 euro!.
La giustificazione dell’assessore sui costi di Venezia non regge –ha aggiunto De Luca– sono due spaghetti e un po’ di pomodoro. Poi dicono che Taormina è cara”.
Il confronto con Venezia: “A Taormina si mangia di più”
La faccenda degli scontrini pazzi è diventata un tormentone dell’estate 2023, con accuse dei clienti e repliche dai ristoranti.
Ma lo “scatenato Cateno”, con la polemica dello scontrino da 300 euro, ha acceso il confronto social tra Venezia e Taormina. E a guardar bene, tra nord e sud.
C’è chi ironizza sul fatto che gli spaghetti al pomodoro siano un piatto tipico veneziano, e chi suggerisce al sindaco De Luca di tornare a casa sua.
C’è chi sostiene che Venezia sia una città unica al mondo, e chi la accusa di essere una trappola per turisti.
E c’è chi, alla fine, afferma che un piatto di spaghetti al pomodoro è un piatto di spaghetti al pomodoro. Non importa quanto pittoresco sia il luogo in cui lo mangi.