Vini del Garda. 5 lezioni per conoscere Chiaretto e Bardolino
Frutto delle tre sottozone Montebaldo, La Rocca, Sommacampagna, il Bardolino e il Chiaretto sono i vini protagonisti della sponda orientale del lago di Garda. Nascono in un’area morenica, formata dai ghiacciai che modellarono il bacino gardesano. Hanno i colori del lago e sono in ascesa nei gusti del pubblico.
Il Bardolino, rosso da uve Corvina, Rondinella, Molinara. Ha colori nella gamma del rubino, note fruttate di ciliegia, marasca, fragola, lampone e di spezie come cannella, chiodo di garofano, pepe nero e fiori appassiti, agrumi. Sapore asciutto, sapido, armonico.
Il Chiaretto, un rosé dry da uve Corvina, Rondinella, Molinara. Praticamente un Bardolino in rosa, un vino di lago e di montagna dai sentori di frutta rossa fresca – come la fragola – confetto, con tocchi salini rallegranti.
Ecco cosa ho imparato in 5 lezioni.
Lezione 1: evviva i confronti virtuosi
Un plauso va al Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino se, in una due giorni dicembrina e in due distinte masterclass varie annate di Bardolino sono state degustate in parallelo a una selezione di St. Madgalener, versatile DOC sudtirolese, mentre il giorno dopo varie produzioni di Chiaretto sono state assaggiate alla cieca mescolate con una selezione di vini rosati d’Oltralpe.
Lo scopo? Conoscere le affinità, percepire le differenze, nel caso del Bardolino / St. Magdalener e distinguere la provenienza italiana o francese nella partita Chiaretto / Rosé francesi.
Questi non sono confronti per decretare un vincitore. Sono degustazioni parallele per allenare il palato. Per azzeccare i descrittori. Per coltivare la curiosità. Sono confronti virtuosi.
Lezione 2: nessun naming è troppo ardito
Si parla di ChiarettoPink, cioè la tonalità di rosa peculiare del Chiaretto. Che è un pallido rosa buccia di cipolla, petalo di rosa – ringraziatemi per non aver detto “petaloso” – un rosa che brilla, con una lievissima percentuale dorata.
ChiarettoPink è un colore identitario, con uno status culturale e commerciale, coerente con il suo vino e uno stile di vita fatto idealmente di leggerezza, gioia.
D’altronde, i nomi di colori sono una parte importante, sensoriale, memorizzabile, di un prodotto iconico. Se dico “rosa Barbie” o “Tiffany blue” tutti visualizzano il colore giusto.
Ergo nessun naming, nessun colore è troppo ardito per un vino che punta ai mercati esteri.
Lezione 3: a tavola in loco
Bere vini locali mangiando in stile locale è una scelta saggia.
Evitando dunque cucine troppo compiacenti con il turista del Garda, la scelta è caduta su un ristorante storico nel centro di Bardolino e i piatti più lacustri in carta.
Ospiti alla Taverna da Memo, in attività continuativa dal 1949 e sempre in mano alla famiglia Zoccatelli, ubicata in spazi cinquecenteschi, abbiamo avuto una cena di pesce e di carni, con un risotto alla tinca, arancia e verdure e dolci secchi.
Ma il piatto che ricordo più volentieri è il Luccio in saor, trota in carpione, polenta delle valli del Chiese, che quasi ingiustamente è considerato uno starter.
Non finirò mai di scoprire i piatti di polenta che questo Veneto riserva. E ce ne sono buoni con il bianco (Custoza), il rosso (Bardolino) o il rosé (Chiaretto).
Lezione 4: un po’ di empowerment non guasta
“Empowerment” vorrebbe dire potenziamento. Ma anche valorizzazione.
Oh, non è di potenziamento muscolare che si tratta. Semmai di cibo per la mente, sorsi di cultura. Libri da leggere. Prosa vintage, forbita, ironica, tutta da assaporare.
Ragion per cui, una pagina citata da Gianpaolo Giacobbo durante la Masterclass sul Chiaretto ha scatenato la voglia di recuperare questo testo:
“Il Ghiottone Errante” di Paolo Monelli. Magari proprio la stessa edizione vintage illustrata.
Lezione 5: il pairing per i ravioli cinesi e il sushi!
Il Consorzio di Tutela ha prodotto un recap ragionato dei pairing ideali a tavola, dove non ci sono soltanto e genericamente gli abbinamenti rosso-carne e rosé-pesce.
No. Hanno fatto un passo in più, contemplando piatti sempre più popolari e intercettando i gusti dei millennials oltre a quelli delle generazioni più vintage.
Per cui: sì al Bardolino con risotto, carni, paste ripiene, formaggi a pasta dura, castagne, funghi. E con i ravioli cinesi, belli panciuti!
E Chiaretto: sì con aperitivi, spaghetti, pesce, verdure. E con la pizza. E degustando la mozzarella. E per tutte le volte che nel piatto c’è il sushi!
Consorzio di Tutela Chiaretto e Bardolino. Villa Carrara-Bottagisio. Riva Cornicello, 3. Bardolino (VR). Tel. +39 045 6212567
[Immagini: appunti disegnati Daniela; foto iPhone di Daniela e Studio Cru]