Vinitaly 2015. 10 scelte di vino al termine del mio salone
L’ultima giornata sembra essere la più faticosa (dopo va tutto in discesa), ma è sempre più piena e complicata.
Inutile che vi racconto quanto il Vinitaly sia ripetitivo in fatto di traffico allucinante, mancanza di parcheggi, mancanza di segnale e impossibilità di comunicare in diretta (ma anche di chiamare semplicemente i colleghi).
Superato tutto, andiamo al sodo con 10 scelte da mettere nelle note di questa edizione 2015.
1. Sicilia, Barone Montalto. Una degustazione quasi al completo, dalla quale riesco a estrapolare un vino che mi piace per molti motivi: profumato, leggero, anzi, leggiadro. E’ un autoctono Cataratto 100%, biologico, 2014.
2. Seconda cantina, memoria sensoriale. Un anno fa avevo bevuto un loro Valdobbiadene Superiore DOCG Brut, Alice Doro, è mi è rimasto impresso per il nome (adoro Alice nel paese delle meraviglie) e per il gusto. Stavolta invece ho apprezzato un’etichetta differente. Alice .G (leggasi Alice Punto G, volete anche una spiegazione?) 2010. Metodo Classico, Brut Millesimato, 24 mesi sui lieviti, profumi e sapori incredibilmente accattivanti e profondi. Da punto g, appunto. Un puro godimento.
3. La terza tappa mi ha riportata in Valdobbiadene, Col Vetoraz. Tra un prosecco superiore Brut e un Rosé Dodici Lune (ovvero, 11 mesi di affinamento), ho preferito il rosé, anche perché, abbinato alle tre terrine di uno chef stellato, Enzo de Pra, è risultato più coinvolgente e convincente.
4. Monterosssa, una delle cantine che amo da sempre. Quest’anno hanno deciso di “vestire” il suo rosé con un altro nome: così è diventato Flamingo, sempre rosa, elegante e delicato come quei uccelli del sogno.
5. Basta con le bollicine? Forse si. Andiamo da Lis Neris. Una storica etichetta del cuore del Friuli, nota per l’eleganza e per la sobrietà dei vini. Uno in particolare, Confini 2012. Pinot Grigio 40%, Gewurtztraminer 40%, entrambi vendemmia tardiva con il passaggio in barriche, più un 20% di Riesling con il passaggio in acciaio. Semplicemente straordinario, commovente.
6. Rimanendo sul bianco del nord, andiamo in Alto Adige, nelle cantine Laimburg. L’ultimo arrivato è Aurona Kerner Riserva 2012. Austero, asprigno, un po’ sulle sue, è un vino per chi riesce apprezzare il suo carattere introverso ma nello stesso tempo ricco, che si apre poco a poco.
7. Ora scendo e vado in Umbria. Terre de la Custodia, note per il Sagrantino di Montefalco, ma che riesce a sorprendermi con una bollicine: Sublimis Gladius, Metodo Classico tradizionale, è stato incoronato miglior spumante della regione nel 2014 da Luca Maroni. Cosa ne pensate?
8. Puglia, e qui cominciamo a parlare delle meraviglie. VIII Decumano, un Primitivo in purezza di Cantine Imperatore (Adelfi in provincia di Bari). Vino naturale al 100%, mi raccontano i proprietari, una giovane coppia che si è appassionata al mondo di vino. Senza manipolazioni e forse qualcuno non riconoscerà un Primitivo usuale, ma qui si apre un mondo a parte (prometto che vi racconto meglio della cantina)
9. Ci spostiamo di poco e andiamo a provare un altro primitivo, Ad Mira 2009, Cantine Ferri, con alle spalle una lunga storia di contadini, uve da tavola e vini sfusi prima di arrivare ad imbottigliare sapientemente l’espressione della terra pugliese.
10. Non c’è due senza tre. Ecco il terzo Primitivo, Orfeo, delle cantine PaoloLeo. Etichetta nota agli estimatori, non ha mai cambiato design né contenuto della bottiglia. Anche quest’anno la cantina partecipa al progetto di Donne del Vino all’interno di Vinitaly, regalando ai visitatori una barbatella di uno dei vitigni autoctoni della regione.
Ho adottato un Primitivo anch’io, vediamo se cresce bene sul mio balcone?