Vino e polemiche. Il sorpasso dell’Italia sulla Francia è vera gloria?
Sulla home page del sito di Repubblica si parla di vino (e questa è una notizia) con un titolone a effetto Vino, l’Italia sorpassa la Francia ottenuto elaborando un comunicato stampa della Coldiretti che strombazza il primato della produzione italiana di vino del 2010. L’unico termine di paragone è il risultato della Francia, leggermente inferiore, e qualche informazione sparsa e poco significativa se non inserita in un quadro complessivo.
Da sempre il titolo di principale produttore mondiale si assegna a noi o ai nostri cugini e nessun’altra nazione può e potrà insidiare questa leadership. Quindi non mi pare una gran notizia mentre passa il messaggio che il vino italiano ha conquistato il primato come Rocky conquistò il titolo, da outsider.
I media generalisti parlano poco di vino e questa mi sembra un’altra occasione persa, avere tanto spazio sia pure online sui due principali quotidiani italiani (anche corriere.it non è da meno Vino, ora l’Italia è prima al mondo Francia superata). Non c’è nemmeno il tentativo di descrivere un settore che contribuisce alla definizione di stile italiano nel mondo molto più degli 8 miliardi che fattura ogni anno.
Penso che tutti coloro che lavorano con impegno capacità e passione per il vino in Italia non abbiano bisogno di propaganda ma di informazione senza tronfi trionfalismi e inchini sussiegosi.
Qualche approfondimento sarebbe utile, per esempio, a proposito della nostra capacità di cogliere velocemente le opportunità che si presentano sui mercati esteri. Il pezzo cita un risultato eccezionale per l’export verso la Cina, ma le notizie che arrivano attraverso i viaggiatori del vino raccontano di un netto predominio francese che è quasi assoluto quando si parla di grandi vini. La storia si ripete, negli anni ’80 il vino italiano negli Stati Uniti era il Lambrusco e i ristoranti importanti servivano solo grandi francesi.
Ancora, e cito dall’articolo, solo 103 aziende del vino italiano superano la soglia dei 25 milioni di fatturato annui. Abbiamo un tessuto di imprese artigiane straordinarie ma, come in molti altri settori dell’economia, soffriamo di nanismo e questa è senz’altro una causa delle nostre lentezze nel mondo.
Altra citazione per l’esaltazione del nostro patrimonio di denominazioni: qualche giorno fa Daniele Cernilli stimava in almeno un centinaio le denominazioni di cui potremmo fare a meno senza danni. Riusciremo a affrontare la questione prima del 2015? La nuova OCM prevede un calendario impegnativo per tutti i protagonisti del vino, ma se ne parla troppo poco e il tempo passa.
Questi sono solo gli argomenti accennati nel pezzo in questione, quante altre ve ne vengono in mente?