Cambusa. Consigli veloci per mangiare bene in barca a vela
Dovevo andare in Corsica. Dovevo. Dovevo assaggiare qualche pietanza della sua regione settentrionale. Dovevo. Dovevo scriverne. Dovevo. Ma quando sei in barca, tutti i tuoi programmi si sottomettono al volere del mare e del vento. Pensandoci, è poetico rendersi conto che esiste ancora qualcosa verso il quale il nostro volere non può frapporsi. E dunque, eccomi bloccata al porto di La Spezia per quasi una settimana, tranne che per due risicati giorni a Capraia.
Volevo aggiungere il mio ai portolani del mare dell’Isola d’Elba, di Roma, di Napoli e Caserta, della Puglia, di Rimini e Riccione, della Calabria tirrenica e della Sardegna.
Ma posso solo intrattenervi sulla dieta del marinaio. Ovvero cosa si mangia in barca (quando non hai un panfilo lungo chissà quanti piedi e lo stuolo di inservienti), e come si rifornisce la cambusa.
Piccolo vocabolarietto di bordo: i piedi sono il sistema di misurazione utilizzato per indicare la lunghezza delle imbarcazioni, specialmente di quelle a vela. E la cambusa è tutto ciò che riguarda la cucina.
1. Quando gli spazi sono ridotti, bisogna adeguarsi, e cercare di non complicarsi troppo la vita. La dieta del marinaio non prevede certo banchetti luculliani. Ma piuttosto un’innumerevole quantità di pasti freddi, ritirati in gastronomia, o cucinati con netto anticipo.
2. Vi sconsiglio assolutamente di mettervi ai fornelli in navigazione. Il rischio sballottolamento è garantito. Anche se mi hanno raccontato di una signora romagnola che sottocoperta impasta gnocchi, piadine e altra pasta fresca. Non so se è matta o semplicemente la donna più amabile dei mari nostrani.
Piccolo vocabolarietto di bordo parte seconda: per sottocoperta si intende la parte sita sotto il ponte della barca. Tutto ciò che è al coperto insomma.
3. Il rifornimento massiccio di beverage è d’obbligo. Ogni gavone è pieno di casse d’acqua, birra, latte, succhi di frutta. Di quel che volete. Così come è pieno di cibo sotto forma di scatolame di ogni genere. E di gavoni ne è piena la barca, vi sorprenderete di quanti scompartimenti nascosti ci possano essere.
Sì, avete indovinato, per il piccolo vocabolarietto di bordo parte terza vi dico che i gavoni sono dei ripostigli.
4. Prima della partenza potete dunque acquistare tutto ciò di cui dovete fare “scorta”, tutto lo scatolame, o ad esempio tutto il necessario per la colazione. Una base da cui partire sono sicuramente tutti quei prodotti “collaterali” che in cucina sono indispensabili. Olio, sale, zucchero, tonno in scatola, pelati o sughi pronti, pasta, riso.
5. Ma anche pane secco, come grissini, cracker. Questo tipo di alimenti, oltre ad essere pratici perché di facile consumazione anche mentre si sta navigando, sono importantissimi per il mal di mare. La nausea può essere combattuta infatti assumendo “cibo secco”.
6. Motivo per cui anche i formaggi sono indicatissimi, soprattutto quelli stagionati o molto salati, come il Pecorino.
7. Non dimenticate nemmeno le stoviglie. E, anche se personalmente li trovo osceni, e uno schiaffo all’ecologia, piatti, bicchieri e posate di plastica saranno utili per non farvi sprecare inutilmente l’acqua del serbatoio. Risparmiarla per quando non si ha un ormeggio al porto è sempre uno scrupolo da porsi.
8. Per quanto riguarda i cibi deperibili invece premuratevi di comprare alimenti per un paio di giorni, non di più. Ad ogni tappa della vostra crociera comprerete ciò che vi manca, ciò di cui avrete voglia, ciò che troverete di tipico! In ogni porto c’è un market, o svegliatevi presto per assicurarvi del pesce fresco da acquistare direttamente dai pescherecci.
9. Preparate ciò che più vi piace, perché fare cambusa è indispensabile, ma programmare severamente i pasti di tutta la vacanza è triste!
10. Ovviamente i provetti pescatori hanno il migliore supermarket disponibile sotto la chiglia. Invitarli in barca è un’idea da prendere in considerazione se litigate con amo e fiocina.
[Alessia Manoli. Immagini: cambio-vita, giornaledellavela, omero-moretti, Scatti di Gusto, Vincenzo Pagano, Francesco Arena, Dino Buffagni]