Se questo vino è naturale, allora datemi il convenzionale!
Sembrerà strano ma sono una delle poche persone rimaste che non ha mai utilizzato Facebook, né Twitter. Nel primo caso per evitare di ritrovare i compagni delle medie con la pancia sblusata e lo stesso sense of humor di allora ma gravato da un carico trentennale di trascorsi mediocri che di certo non avrebbero apportato alcun valore aggiunto alla modesta levatura intellettuale di quei barbagianni con le olive ascolane nel cervello.
Nel caso di Twitter invece, che reputo potenzialmente più interessante, ammetto di averci provato ma senza successo per via del limite imposto sul numero di caratteri che non permetteva il consueto uso di figure retoriche le più desuete e argute, come invece si conviene allo stile di Black Mamba. Pertanto, i miei sistemi di comunicazione col mondo esterno, a parte i pugni sul naso, sono legati a metodi a tutt’oggi considerati tradizionali. Quello orale, gli sms, le e-mail o la raccomandata con ricevuta di ritorno se desidero introdurre argomenti più impegnativi; scenari appesi fra la scrivania con tagliacarte in argento, il libretto degli assegni e la corte d’Assise.
Questa brevissima introduzione – il lettore non mancherà di pregiare la sintesi – veicola, in verità, un quesito geniale di natura enigmistica, da me ideato, con lo scopo di mantenere vivace e in costante allenamento la sua mente, affilata e sagace. A voi la soluzione dunque! Ovverosia l’abilità nel cogliere il nesso logico fra quanto fin qui affermato e la domanda che segue: è meglio bere un vino buono convenzionale o uno meno buono naturale (artigianale)?
Amici di Black Mamba, la domanda non è peregrina e vi prego di provare a degustare l’una e l’altra categoria nella stessa sessione di assaggio, perché comparare serve eccome! Ne ho assaggiati tanti e diciamo subito che fra i vini “naturali” ho trovato alcuni prodotti molto interessanti, ma anche bottiglie che mi hanno lasciata a bocca aperta…reclinata su una tazza in ceramica. Con Odisseo abbiamo provato un vino maremmano, La Querciola ’03 di Massa Vecchia. Si tratta di un blend di Sangiovese 65% e Alicante 35%. Non siamo riusciti a finirlo e direi che di comprarne un’altra bottiglia fino alla mia prossima reincarnazione non se ne parla.
Rosso molto potente dove il connubio fra zona, uvaggio e annata non lascia spazio a leggerezza ed eleganza. La riconoscibilità del metodo e delle tecniche di cantina sovrastano il frutto. Estrazione e macerazione piuttosto tirate, si riverberano in un naso dominato da china e grafite. Evidenti sentori animali ma di alcune aree del corpo dell’animale che – naturalmente – non ci sogneremmo di sottoporre a un’analisi olfattiva accurata. Sopravvive una discreta acidità ma non v’è traccia di equilibrio e armonia. La bottiglia costa circa 45 euro quindi dal punto di vista economico una bastonata peggiore dell’ultima manovra del nostro governo. Con indiscutibile rispetto per un’azienda che ci incuriosisce per il lavoro selettivo e integralista che svolge, per noi questo vino non vale un Rancia di Felsina, che possiamo considerare convenzionale.
Abbiamo provato recentemente Rancia 2006, annata piccolina ma deliziosa, priva di fronzoli e molto rigorosa nella definizione del frutto e del carattere del sangiovese. Quindi? Odisseo ha già risposto alla mia domanda e non mi ha delusa. Voi, invece, come la pensate? Prima di chiudere però vorrei suggerirvi, da quella laica che sono, scevra da preconcetti e distante anni luce da qualsivoglia pregiudizio, un piccolo gioiello della biodinamica certificato Demeter sia per l’uva che per il vino, cosa piuttosto rara in Italia.
E’ Cascina La Pertica, Le Zalte 2005, Garda Doc. L’ho recentemente riassaggiato, a suo tempo mi fu suggerito dal mitico Prompi, maestro di vita e di bevute (quindi se non mi reggete prendetevela con lui!) Vino rosso ottenuto da uve Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, molto ben definito, preciso e dinamico nel bicchiere. Caratteristiche le note varietali al naso, sostenute dai piacevoli accenti di un’acidita’ fresca e da un tocco di legno che non guasta. Molto succoso e nitido il frutto che in bocca e’ armonico, persistente e riconoscibile. Scusate se mi ripeto ma io nel vino voglio riconoscere il vitigno e possibilmente la zona di produzione, non il metodo. Parola di Black Mamba e Odisseo!
[Foto: italianwineshop.it]