Assaggi di vino. La Stoppa, naturali per piacere
Si parla tanto di vino naturale in questi mesi, in Italia e fuori. Talvolta anche a sproposito, da scrittori che si e no hanno bevuto qualche bottiglia e girato un paio di cantine per caso. Si confondono puzze con marcatori e difetti per caratteristiche. Si rivalutano nasi da “calzino d’Alpino”, come diceva il mitico Prompi, al grido che bisogna avere nasi abituati. Abituarsi? Francamente difetti così farebbero passare la voglia al più entusiasta sostenitore di corni e fasi lunari.
Poi capita di arrivare qui, nel mezzo dei colli piacentini, dove l’Emilia profuma di Lombardia e di caparbietà. Vedere questi scorci, l’antica eleganza del mattone e la solidità di ogni confort senza lussi ofani e inutili, in un paesaggio che profuma di brume e ricordi, di calore e famiglia. Ma soprattutto basta parlare con Elena Pantaleoni e Giulio Armani, mettere i nasi in questi vini che sanno di terra e climi estremi, di lavoro e passione, perché tutto sia improvvisamente chiaro. Perché sia evidente cosa sia un vino artigianale, ma lo sia nei fatti, al di là di proclami e spiegazioni.
Mi piacciono i vini de La Stoppa! Mi piace anche lo stile mai urlato ma chiaro, di chi la sa lunga su quello che fa. Giulio Armani è l’enologo, che lavora su questa terra sin dal 1980. Trenta vendemmie e si sentono tutte quando parla: un portato di esperienza impressionante, ma privo di ogni senso di stanchezza. Parlare e discutere con lui è un piacere, ha il sapore di pugnace entusiasmo, di osterie di una volta dove far l’alba a chiacchierare davanti al bicchiere. Elena Pantaleoni, invece è lo specchio dei suoi vini: poche parole, idee chiare e una dolcezza che ammalia dietro una scorza spigolosa.
Non posso fare a meno di pensare, parlando con loro di brett e territorio, che siamo ad un punto di svolta del linguaggio del vino. Dopo esserci impossessati dei fondamentali, dopo aver costituito dei paletti certi che ci sono serviti ad orientarci, oggi possiamo riappropriarci della libertà. Possiamo provare a camminare liberi, con la sola bussola del nostro gusto o piacere. Quindi non più categorie prefissate, ma la curiosità di riconoscere un territorio, un’uva, una tradizione e un’interpretazione in un vino.
Nell’ermeneutica del vino deve avvenire quanto sta accadendo in cantina, dove finalmente abbiamo tutte le conoscenze e le tecniche per dimenticarcene, e qui accade, diamine se accade. I vini de La Stoppa li riconosci tra mille e se hai camminato per queste vigne scoscese, scure e ritorte, riconosci anche il paesaggio.
L’occasione è di quelle ghiotte, una verticale de La Macchiona, un cru dell’azienda, un taglio di Barbera e Bonarda (che qui è Croatina) che in queste campagne si fa da sempre. I vini via via che vanno nel bicchiere colpiscono con nasi scorbutici e riconoscibili, che con il passare dei minuti si fanno intriganti e complessi.
2007. Colore rosso opaco, non filtrato. Naso il frutto è irruente (ciliegia e marasca) una nota evoluta di maturazione e calda d’annata, dietro una bella acidità che lo regge. In bocca entra potente e succoso, su un frutto vivo e dinamico, la trama tannica è vivace e leggermente spigolosa. Al sorso una bella beva, un vino che gira bene supportato da una acidità viva e fresca. Ancora molto giovane e un poco squilibrato tra naso e bocca, ma si farà. 3 scatti
2006. Colore rosso opaco quasi impenetrabile. Naso nitido, il frutto è vivo e scalpitante, note anche di piccola frutta e fragola. In bocca pieno e ricco, non enorme ma con una bellissima freschezza, viva e corroborante. I tannini sono spigolosi e precisi, austeri e mai eccessivi. Al secondo passaggio composto e molto compatto, scuro e austero con una bella nota di china. 3 scatti
2005. Colore rosso piu brillante. Naso preciso con un frutto netto di amarena, poi anche il mirtillo. Iniziano ad intuirsi note di grafite e fumo, il naso nel bicchiere si distende bene. In bocca pieno e ancora chiuso, retto da una fresca e nitida acidità. La trama tannica è precisa e dialettica. Il frutto gira bene e il vino ha una bellissima beva. Al secondo passaggio una bocca piena e ricchissima, con una bella nota complessa ed austera, un bellissimo vino. 4 scatti + secchio
2004. Colore più chiaro e limpido. Il naso è nitido e disteso sulle note di frutto vivo (marasca), una leggera nota evolutiva. In bocca sanguigno e efficace, magari un poco monocorde sull’acidità. Una bellissima freschezza ne sostiene la beva. Al secondo passaggio conferma un registro piu semplice, un vino godibilissimo, ma forse resta li. L’impressione è di un vino minore rispetto agli standard de La Macchiona ma perfetto per il cibo. 2 scatti + secchio
2003. Colore rosso impenetrabile. Naso ricco e pieno, polpa e frutto, dietro anche mineralità e silicio. Non si legge l’annata così estrema. In bocca entra sulla freschezza, poi il frutto (mirtillo) e la sapidità. Molto lungo e lascia la bocca vogliosa. I tannini sono millimetrici incisivi e presenti ma sempre composti. Secondo passaggio una nota di verde e frasca, un vino risolto e alla fine godibile, buonissimo. 4 scatti
2002. Colore rosso opaco e non filtrato. Il naso è disteso e pieno, privo di cedimenti. Complesso, su note minerali di goudron. Il frutto è vivo senza segni di cedimento. In bocca entra con una sapidità quasi esagerata, i tannini sono nervosi ma precisi, la beva è fresca e acida, piena e ricca. Al secondo passaggio è complesso e risolto, forse arrivato a destinazione ma oggi piacevolissimo. 3 scatti
1998. Colore rosso opaco cupo, il naso è complesso e maturo, note di frutto nitide, silicio e goudron. In bocca è pieno e risolto, entra con acidità esagerata, nota di lampone sopra e complessa, la freschezza è disarmante ma anche una bocca che gira, ancora molto giovane, pieno di chiaroscuri. Chiude su una sapidità che ne sostiene pericolosamente il consumo. Overstanding
1993. Colore rosso piu brillante, naso cenere e minerale, il frutto è nitido e preciso. All’assaggio è pieno e fresco, tagliente e più sottile, sembra il fratello stanco del 2004.
1986. Colore rosso opaco e granata. Il naso è pieno e complesso, maturo. Una nota distesa e suadente, in bocca succoso e pieno, ma anche morbido e intenso. Note di sottobosco e humus, primigene e insieme fresche, la dialettica è giocata fra dolcezza e freschezza, tannini scolpiti e registrati dal tempo. Un campione. Overstanding