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Vino
2 Luglio 2012 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 21:07

Meglio artigianale che naturale: 5 vini introvabili di Valentini

Una visita alla cantina di Francesco Paolo Valentini riserva qualche sorpresa e tante conferme come il vino santo mosto cotto del 1954
Meglio artigianale che naturale: 5 vini introvabili di Valentini

Naturale o artigianale? Francesco Paolo Valentini sorride e scuote la testa mentre racconta il suo modo di essere agricoltore e produttore di vino. Il salotto in penombra di Loreto è fresco e insieme a Cristiana e Alessandro siamo appena scesi dalla vecchia Land Rover dopo un lungo giro tra i vigneti e gli oliveti.

Francesco Paolo ha le idee molto chiare e le ha sempre espresse con la serena convinzione di un pratico che verifica ogni giorno i risultati dei suoi comportamenti. L’esperienza è alla base della sua attività da quando iniziò, più di trent’anni fa, come allevatore e come oggi continua a fare con risultati sempre più straordinari.

La visita in azienda è stata straordinaria, la campagna che ci ha svelato scorrazzandoci sotto il sole di giugno tra i laghetti che punteggiano la successione di Pergole, di Trebbiano e Montepulciano alternate a campi di Dritta Lauretana e qualche boschetto è bella anzi bellissima! Bella di una bellezza a tratti aspra, quasi selvaggia, diversa dalle cartoline toscane che fanno impazzire i fighetti di tutto il mondo.

Poche chiacchiere però, siamo partiti da Roma anche per la campagna ma era la cantina il nostro obiettivo! Scendere nella bottaia è stata un’impresa ardua, le scale sono decisamente ripide e impervie ma l’emozione è forte. Le vecchie botti, una datata 1818 e un paio ancora più antiche, convivono con l’ultimo vascello di Garbellotto che presto avrà un fratello in una sequenza apparentemente casuale che prevede dimensioni diverse per gestire il magico mosaico delle parcelle di vigna che andranno a comporre le meravigliose bottiglie dell’azienda. Prima di risalire abbiamo assaggiato lo sfuso 2011: Trebbiano e Cerasuolo di grande fascino, accattivanti e piacevoli ma preferiamo attendere le versioni integrali!

Per la nostra gioia Francesco Paolo aveva preparato alcune rarità dalla cantina privata che hanno illuminato la notte abruzzese.

Trebbiano d’Abruzzo 1964, un gioiello! Maturo intenso integro a quasi cinquant’anni, la sorpresa è continuata per tutta la cena perchè il vino non ha mai smesso di evolvere nel bicchiere passando da note delicate e fiorite a un fruttato intenso chiudendo su una nota di miele perfettamente scolpita. Solo all’assaggio e dopo un’ora accenna a mostrare qualche ruga. Fa impressione leggere sull’etichetta la gradazione alcolica: 11,8°!

Trebbiano d’Abruzzo 1978, un capolavoro! Uno dei bianchi più emozionanti che abbia mai assaggiato, infinito nelle sue variegate caratteristiche sempre diverso e sempre lo stesso. Ha una freschezza giovane e invitante che diventa profonda e ampia complessità senza soluzione di continuità, sorprendente a ogni sorso.

Trebbiano d’Abruzzo 1999, giovane e vivace grazie anche a un percettibile residuo di carbonica che gli dà rustico brio. Più semplice e leggero di quanto ci si possa aspettare sorprende comunque per immediatezza e beva.

Montepulciano d’Abruzzo 1968, non avevo mai assaggiato un Valentini così maturo e mi sono immediatamente reso conto che mi mancava qualcosa. Colpisce per l’integrità e la perfetta definizione del frutto nitido e vivo, quasi speziato al primo assaggio rivela col tempo tutti i classici caratteri dei grandi rossi della casa: caffè e cioccolato su tutti. Il colore è intenso e brillante ma non carico e questo vino potrebbe durare all’infinito.

Vino Santo Mosto Cotto 1954, non sapevo nè immaginavo che Francesco Paolo o il padre avessero mai prodotto e tantomeno imbottigliato il mosto cotto che in Abruzzo è tradizione e festa. Si ottiene scaldando il mosto di montepulciano nel paiolo di rame aggiungendo vino fresco, pratica comune a tutte le famiglie abruzzesi che però non capita mai di bere a sessant’anni dalla vendemmia. Ricco e complesso, infinito nelle sue sfumature che vanno dal miele alla frutta secca al cacao e ancora più in là. Indimenticabile.

Per finire una raccomandazione: il Trebbiano 2007 appena messo in commercio, un bianco difficile per Francesco Paolo, frutto di un’annata estremamente particolare che ha avuto bisogno dei tempi supplementari in cantina per comporre acidità e alcol. Il risultato è strepitoso, giovanissimo e vibrante ora sarà una sorpresa nel tempo, mettetene qualche bottiglia a riparo da appassionati frettolosi e ne riparleremo.

 

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