Arsenico. L’acqua non è potabile in 84 Comuni del Lazio, Roma inclusa
Acqua fuori legge in 84 Comuni del Lazio. Inutilizzabile per bere, lavarsi i denti e pure cucinare o lavare la frutta. E’ scaduta infatti il 31 dicembre la proroga concessa un anno fa dall’Europa ai Comuni che innalzava il contenuto di arsenico tollerato oltre i parametri indicati in una direttiva europea (10 mg per litro) recepita nel 2001 dall’ordinamento italiano. Molti dei Comuni fuori norma, distribuiti nelle province di Roma, Viterbo e Latina, non si sono ancora messi in regola e l’inadempienza costerà, secondo stime dei Verdi, dai 250 mila ai 500 mila euro al giorno. A tanto ammontano i fondi comunitari che verrebbero trattenuti dall’Unione Europea fino a quando la situazione non sarà riportata entro i limiti di legge.
Non sono bastati 11 anni, due deroghe concesse dal Ministero della Salute e una dall’Europa e un innalzamento fino a 15-20 mg/l del contenuto di arsenico tollerato, per trovare una soluzione definitiva riportando i parametri entro i limiti considerati adeguati per la salute umana. Per i Comuni italiani che nel frattempo non si sono messi in regola sono scattate quindi le ordinanze dei sindaci che vietano, dal 1° gennaio, il consumo di acqua fino al completamento dei lavori di adeguamento, previsti però non prima del 2014.
“Il Lazio è l’unica regione che non è riuscita a rientrare nei parametri stabiliti, non facendo investimenti per potabilizzatori”, ha commentato Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. “Anche le aziende alimentari ne saranno colpite. E il problema non è di facile risoluzione, visto che per molti interventi ancora non si è proceduto al bando di appalto e la fine dei lavori è prevista per il 2014”.
A riaccendere l’allarme arsenico è stato, oltre allo scadere della proroga e alle ordinanze dei sindaci (in qualche scuola sono stati montati i filtri e bar e ristoranti dovrebbero seguire a stretto giro) anche una nota recente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che precisa che un’esposizione prolungata all’arsenico nell’acqua potabile e nel cibo può causare cancro, lesioni cutanee, danni al sistema nervoso e diabete. Un pronunciamento che potrebbe tornare utile per i cittadini che decideranno di aderire al ricorso del Codacons al Tar per il risarcimento dei danni subiti e per la riduzione della tariffa idrica.
Nel Lazio sono 84 i Comuni colpiti. 9 in provincia di Latina (Aprilia, Cisterna di Latina, Cori, Latina Pontinia Priverno Sabaudia Sermoneta Sezze), 21 in provincia di Roma e un municipio (Albano Laziale Anzio Ardea Ariccia Bracciano-Villa di Valle, Campagnano di Roma Castel Gandolfo Castelnuovo di Porto Ciampino Civitavecchia Formello Sacrofano e il XX municipio di Roma, Genzano di Roma Lanuvio Lariano Magliano Romano Mazzano Romano Nettuno Santa Marinella Trevignano Romano Tolfa Velletri). Il Viterbese la provincia più colpita con ben 54 Comuni (Acquapendente Arlena di Castro Bagnoregio Barbarano Romano Bassano in Teverina Bassano Romano Blera Bolsena Calcata Canepina Canino Capodimonte Capranica Caprarola Carbognano Castel Sant’ elia, Castiglione in teverina Celleno Cellere Civita Castellana Civitella d’ Agliano Corchiano Fabrica di Roma Farnese Gallese Gradoli Grotte di Castro, Ischia di Castro Latera Lubriano Marta Monte Romano Montefiascone Monterosi Nepi Onano Orte Piansano Proceno Ronciglione San Lorenzo Nuovo Soriano nel Cimino Sutri Tarquinia Tessennano Tuscania Valentano Vallerano Vasanello Vetralla Vignanello Villa San Giovanni in Tuscia Viterbo Vitorchiano). [Codacons]
Sono operative le prime ordinanze che hanno proibito l’uso dell’acqua anche per lavarsi i denti o la verdura e per cucinare. A Velletri e a Lanuvio l’approvvigionamento è garantito da autobotti. A Civitavecchia Nord le famiglie hanno ricevuto una card per ritirare 600 litri di acqua gratuitamente. A Latina, a sentire l’azienda, i problemi dovrebbero essere superati grazie agli impianti di potabilizzazione pagati dagli stessi cittadini-utenti. Ma dire che la situazione in 32 aree della regione sia chiara è un azzardo.
[Link: helpconsumatori.it, ilmessaggero.it, legambiente, codacons, corriere.it. Immagine: civonline.it]