Hamburger Milano. Siamo alla fase Supreme, ristorante nel panino
Nuova apertura, in via Orti, dietro Porta Romana.
Parliamo di hamburger a Milano. A conferma che la voglia di polpetta è viva e vegeta nella capitale italiana dell’hamburger.
Un locale ancora in fase di rodaggio per stessa ammissione della proprietà – ma direi che la strada è quella giusta.
Supreme. The Finest Burger Experience è un locale sui toni del grigio, del nero e del legno chiaro. Cucina a vista all’ingresso, con una serie di posti apparecchiati lungo la vetrata a guardare il lavorio della cucina. No, non l’ho fatto – ma conto di mettermi proprio lì, la prossima volta. Dal tavolo ho comunque avuto l’impressione di una certa efficienza. Un altro lungo bancone con sgabelli nell’altra sala, oltre naturalmente ai tavoli.
Per ordinare, ti viene consegnato un foglio su cui puoi crocettare le tue preferenze: o uno degli otto hamburger dello chef, oppure un hamburger su misura, di cui puoi scegliere il tipo di pane, la carne, il suo peso (120 o 150 grammi), topping e salse, contorni.
Mentre aspetto gli hamburger, arrivano lunghi grissini (fatti da loro) con le tre salse classiche, senape, ketchup e maionese (home made anch’essa); grazie al cielo, prima che finiscano arriva un piccolo gazpacho, molto gradevole.
Gli hamburger, perché ho scelto il menu degustazione: tre mini burger al prezzo di 16 €. Così, ho modo di assaggiare un po’ tutto, senza patemi su quale è meglio scegliere, quale sarà il più caratteristico, quale il più originale…
I tre hamburger proposti dalla degustazione sono:
- Modì, Angus, spinaci, bacon croccante, ketchup, formai de mût (un formaggio di montagna, della Val Brembana);
- Arp, branzino, pomodori, cipolle, maionese
- Braque (i burger hanno tutti nomi di artisti moderni, a parte Hokusai), ovvero carne di suino, cavolo verza, cipolle.
Accompagnati da Supreme Special Sticks, sottili fili di patate, fritti ovviamente – molto gradevoli, solo verso la fine si sono un po’ “ammosciati”, senza perdere troppo peraltro.
Buono Modì : solo la carne era appena un po’ troppo cotta, non avevo specificato nulla in merito: immagino che il formato ridotto della polpetta abbia influito sulla resa finale.
Molto buono Arp: la polpetta di branzino (fritta) era ottima, il tutto stava benissimo assieme.
E poi, Braque, ovvero il panino con la cassoeula (nota di merito: “cassoeula” sul sito è scritto giusto): gran bella idea, e ben riuscita. Ho assaggiato l’hamburger di ossobuco proposto da Baladin nei suoi locali milanesi: è sostanzialmente un ossobuco senza osso, messo dentro un panino con un po’ di sughetto (che sì, cola ovunque). Questa invece è un’idea ben pensata e ben realizzata, almeno nelle dimensioni ridotte del mini-hamburger: gli ingredienti sono reinterpretati e proposti nelle giuste proporzioni, in un panino gustoso.
“Il ristorante nel panino”: è l’idea di fondo dello chef Luca Moioli, che si è inventato questi hamburger – descritti forse con un po’ troppa enfasi nel sito, dove peraltro ogni hamburger è accompagnato da due righe di “Lo sapevi”: “Gli spinaci [dell’hamburger Modì] non vi faranno diventare Braccio di Ferro, ma sono ricchi di acido folico e vitamine A e C”: idea didattica ma carina.
Devo invece indagare meglio sul rapporto fra il nome dell’hamburger, ovvero il pittore, e il suo contenuto: se il rapporto fra Hokusai e la tartare di salmone futomaki è abbastanza immediato (meno forse quello con la cipolla rossa marinata e la salsa guacamole), e posso immaginare che Dalì potesse apprezzare l’accostamento burger – seitan, verdure croccanti alla soia e salsa tahina, e ipotizzare che il burger di maialino iberico (con pecorino fondente, uovo, trevisana saltata e salsa barbecue) sia affine a Mirò geograficamente (ma anche cromaticamente, forse, penso), perché Moore avrebbe a che fare con la fassona, i carciofi crudi, il parmigiano e la senape? E Matisse? Pollo croccante, verdure candite, formaggio Garda, salsa piccante… uhm… forse sì…
Dolce: Tiramisù Supreme, un cilindro in cui il biscotto è un orosaiwa alla base, e che ha all’interno un cuoricino di cioccolato. Slurp.
Anche il pane è fatto da loro (nelle versioni normale, integrale, al sesamo, michetta, senza glutine), e mi sembra uno dei migliori sulla piazza. Birre del Nuovo Birrificio Nicese, vini (quattro bollicine, otto rossi, otto bianchi, alcuni al calice, altri solo in bottiglia).
Comunque: l’hamburger continua a imperversare, qui a Milano. Se andate da Supreme e scoprite il rapporto fra Henry Moore e l’hamburger di fassona, fatemi sapere.
Supreme. Via Orti 16. Milano. Tel. +39 02 36699789