Hamburger a Milano. Com’è Flower Burger, hamburgeria vegana e gourmet
Quando si parla di hamburger a Milano, il mio mantra è sempre la classifica definitiva alla polpetta meneghina.
Vorrei fare un’eccezione. Posso iniziare questo post imprecando? Ma p*√#a eccetera, ma come, la carne rossa potrebbe fare male, anzi attenzione: fa malissimo, anzi no fa benissimo: e io che mi son mangiato tutte le bistecche che avevo in frigo per eliminare ogni possibile contagio, e avevo iniziato un foodtour strettamente vegano, giusto per non correre rischi, e ho comprato e ingurgitato tofu, seitan, soia, rape e zucche, ho fatto tutto per niente?
Non è che io abbia particolari remore, pregiudizi, preclusioni di fronte ad alcunché mi possa essere proposto di edibile: e in attesa di qualcuno che mi proponga un piatto di lombrichi al sugo, o di cavallette al salto, non rinuncio certo a un hamburger (anzi, un burger, ché “ham” è da carnivori) vegetarian-vegano?
L’unica remora potrebbe essere l’intransigenza di cui spesso i vegani si fanno portavoce: ma non è il caso di preoccuparsene, direi.
Eccomi quindi di fronte a Flower Burger, locale vegano (veganburgheria gourmet in dichiarazione) di recentissima apertura in Porta Venezia, zona che sta affiancando ai numerosi ristorantini etnici una serie di proposte più differenziate, dall’Antica Focacceria San Francesco a Björk a Special Burger, a quelle appunto vegetariane, come Joia e Mantra.
Locale piccino ed essenziale, cinque o sei tavolini, alcuni della larghezza di una panca, sgabelli. Dietro il bancone, la cucina. Molto colore, fantasie fra l’hippie e Ken Scott, i sei burger in menù illustrati da grandi cartelli sopra il bancone.
Classic cecio: Pane ai 7 cereali, burger di ceci, insalata, pomodori e flower mayo (6,50 €)
Spicy cecio: Pane alla curcuma, burger di ceci, tartare di cipolle di Tropea, pomodoro, insalata, spinaci e salsa spicy (7,50 €)
Cheesy cecio: Pane nero al carbone vegetale, burger di ceci, insalata, pomodoro, flower cheese alle erbe e salsa tartarella (8,00 €)
Seitano: Pane alla curcuma, burger di seitan, tartare di cipolla di Tropea, insalata, germogli di soia, pomodoro confit e salsa di olive (8,50 €)
Flower burger: Pane nero al carbone vegetale, burger di seitan, insalata, germogli di soia, pomodoro confit, flower cheddar e salsa di peperoni (9,00 €)
Tofungo: Pane ai 7 cereali, burger di tofu affumicato, pomodoro, funghi, insalata, spinaci e salsa fungosa (8,50 €)
Come “contorno” le Patate savory: Patate a spicchi speziate (3,00 €).
Arrivo poco dopo le 19, c’è già gente (cinque o sei persone prima di me), ordino, attendo, diciamo un quarto d’ora circa. Arriva il mio Flower burger – naturalmente ho scelto il “piatto della casa”, servito in una cassettina di legno con un foglio di carta su cui sono appoggiate anche le Patate savory.
Allora: pane nero al carbone vegetale, fatto in casa come tutti gli altri panini; germogli di soia, insalata; pomodoro confit, non male; cheddar, ovviamente vegano, di latte di soia; salsa di peperoni, buona.
E burger di seitan, 120 grammi circa.
Ho qualche dubbio sull’uso di “burger” per indicare la polpetta, a dire il vero, penso che indichi più il panino nel suo complesso, ma non ho voglia di fare studi etimologici (ho fame…). Il seitan invece è un impasto di glutine di grano (cos’è esattamente?, mi sono chiesto, e su vegolosi.it ho trovato la risposta: “Il seitan è un alimento altamente proteico ricavato dal glutine del grano tenero o da altri cereali, un vero e proprio concentrato alternativo alle tradizionali fonti proteiche di origine animale. Secondo la ricetta tradizionale, il seitan si ottiene estraendo il glutine dalla farina di frumento; successivamente lo si impasta e lo si lessa in acqua insaporita con salsa di soia, alga kombu e altri aromi. Di aspetto simile alla carne, il suo sapore è invece più delicato e la sua consistenza più morbida, anche se spesso quest’ultima varia da un tipo di seitan all’altro”).
Il risultato? Abbastanza buono: il seitan, per quanto un po’ freddo al centro, non male (è “impolpettato” con fagioli ed erbe aromatiche), ma il mio è un parere così, non lo conosco abbastanza; non male anche gli altri ingredienti; il pane neanche male, ma un boccone troppo grosso di pane mi si è un po’ appallottolato in bocca.
Non mi è piaciuta molto la tenuta, mi si è quasi sfaldato in mano. Io sono uno che morde il panino da una parte e fa uscire polpetta e condimenti dall’altra, ma di solito riesco a mantenere un certo controllo – questa volta, non molto: un pezzo di pane e seitan ha effettuato una secessione dal mio burger.
Le patate, invece, una mezza delusione. Non abbastanza savory, saporite; un po’ quasi fredde, un po’ appena tiepide; alcune piuttosto secche; ma almeno erano fatte al forno, anziché fritte.
Atmosfera cordiale, qualche incertezza nel servizio, ma sono aperti da poco più di un paio di settimane. I due soci Matteo e Federico hanno affidato la cucina a Viola Berti, giovanissima concorrente di Masterchef 2014, dove era una vegetariana timida curiosamente approdata in un mondo di cucinatori belluini, peraltro senza sfigurare – affiancata da una cuoca vegana e siciliana.
Devo tornarci e provare anche i burger di tofu e di ceci: magari faccio un assaggio comparato con due hamburger di fassona e di chianina.
Nel frattempo, aspetto una parola definitiva anche da voi: meglio la “veganburgheria” o la “carniburgheria”?
O il tour delle migliori macellerie in Italia?
Flower Burger. Viale Vittorio Veneto, 10. 20100 Milano. Tel. +39 0239628381
[Immagini: Facebook, iPhone Emanuele Bonati]