Firenze. Divieto di kebab e di ristoranti di scarsa qualità nel centro storico
A Firenze è rivoluzione nella ristorazione nel centro storico.
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Da oggi per aprire (a proposito, ecco qualche novità tra bar e pasticcerie) un nuovo ristorante, una paninoteca o un alimentari sarà obbligatorio vendere il 70% di prodotti di filiera corta o del territorio.
La decisione viene dal Comune, che da Palazzo Vecchio ha dato il via al disciplinare presentato dall’assessore allo Sviluppo Economico, Giovanni Bettarini.
Una cosa ben ragionata, quindi, che rappresenta il primo tassello del regolamento per la tutela e il decoro del centro storico Unesco approvato a gennaio scorso.
Quindi stop a ristoranti cinesi, nipponici, eritrei, greci, indiani e chi più ne ha più ne metta. Ma anche minimarket che propongono prodotti esotici, spezie straniere e cibi per celiaci o veg che non nascono in Toscana avranno problemi.
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Sarà una scelta che farà discutere?
Potranno aprire in centro, invece, chi ha intenzione di utilizzare prodotti di filiera corta (due intermediari al massimo tra produttore e consumatore) e toscani. Dove per toscani si intendono quei cibi presenti in un catalogo della Regione che comprende prodotti Dop (tipo la cinta senese qui sopra), Igp, Pat.
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Spero abbiate già il vostro sushi restaurant di fiducia (se amate il ramen, c’è Koto Ramen che dimostra la voglia di esotico in città), perché se speravate in qualche novità mi sa che dovrete attendere. Forse di cambiare città. O forse una deroga: possibilità prevista a seconda dei casi, valutando l’allestimento della vetrina, gli interni, le insegne, i prodotti, la qualità, l’originalità del progetto, l’integrazione nel tessuto urbano, sociale, architettonico e agroalimentare toscano e le modalità di gestione dell’attività.
Vi chiedete se una pizza napoletana – anch’essa candidata all’Unesco – potrà entrare nel centro storico? Se la pizzeria utilizza solo ingredienti toscani o se improntata all’alta qualità non avrà problemi. Perché potrà chiedere la deroga se il progetto è consono ai criteri di tutela del patrimonio artistico e culturale cittadino.
Funzionerà? Finirà come nella vicina Lucca dove analogo provvedimento incorse nelle ire della Commissione Europea che non approva le restrizioni al libero mercato?
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Ovviamente le polemiche non sono mancate. A iniziare dal gruppo dem al Consiglio Comunale che si sono scambiati messaggi non proprio pacifici su Whatsapp.
Intanto vi lascio la classifica delle bistecche alla fiorentina e agli eventi del Fuori di Taste, nel caso dobbiate prendere tempo per pensarci su.
[Link: Repubblica Firenze, Leonardo Romanelli]