Milano. Kentucky Fried Chicken apre in Duomo spendendo 2 milioni di euro di affitto
A volte mi chiedo dove, in un prossimo futuro, andrò mai a comprare i calzini, una lampadina, una cerniera lampo. Dopo la pausa natalizia e qualche sporadico movimento nel mese di gennaio, ecco che iniziano a spuntare come funghi ristobistrogastromangiatoie un po’ dappertutto. E se solo stamattina annunciavo alcune aperture e chiusure, ecco che la lettura dei giornali, procrastinata all’intervallo pranzo, mi porta nuove novità – anzi, una. Che si chiama KFC – Kentucky Fried Chicken.
Dov’è la novità?, mi chiederanno i miei affezionati lettori. Lo so, KFC è già sbarcato qui nei dintorni: nel nuovo centro commerciale di Arese, Il Centro, ad Assago, e al Bicocca Village a Niguarda. Ma per noi vecchi milanesi milanesi era un po’ come se fossero subito fuori Manhattan – non è che ci si muova poi così tanto. La notizia vera è che sta per aprire – si dice entro l’estate – un nuovo KFC in Duomo.
Che è una notizia sconvolgente, in un certo senso: un po’ come quando di fronte al Duomo ha aperto il primo McDonald’s. Allora ci furono polemiche – inutili, visto che l’arrivo non sconvolse più di tanto l’estetica o l’urbanistica della piazza (sottoposta grazie al cielo a vincoli abbastanza rigorosi, mi pare).
Immagino che sarà lo stesso per l’avvento di questa multinazionale del pollo fritto – dalla difesa del patrio suolo e delle sacre tradizioni del pollo arrosto, al recupero nostalgico del pollo lesso di fronte all’invasione delle alette croccanti.
Quindi fra qualche mese (i lavori sono iniziati a Natale – anzi, no, seguiamo la moda anglicizzante: sono iniziati per XMas) chi volgendo lo sguardo alla piazza, dando le spalle al Duomo, guarderà leggermente verso sinistra, vedrà, all’angolo fra via Mazzini e via Torino, tre piani rutilanti di strisce bianche e rosse a circondare l’allegro faccione del Colonnello Harland Sanders, fondatore della friggitoria che sarebbe diventata una catena mondiale, con 19.000 ristoranti in 116 paesi del mondo.
Questo 19.001esimo locale (a gestione diretta, non in franchising come gli altri dell’area milanese) pagherà, si dice, intorno ai 2.000.000 di € l’anno di affitto alla società immobiliare di Baldassarre Monge, padrona dell’immobile. A conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, dell’appetibilità della piazza milanese per i grandi gruppi internazionali – vedi i casi, che vi abbiamo già raccontato, di Starbucks in Cordusio, di Toridoll, di Wagamama, che partirà da Orio al serio per arrivare in città, di Five Guys, le hamburgerie in predicato di apertura a Porta Nuova.
Oh my stomach make yourself a hut – per dire, all’americana, pancia mia fatti capanna!
[Link: Corriere della Sera, Milano Today. Immagini: Il Giorno, Milano Life]