Enoturismo. Luci e ombre in attesa di Cantine Aperte
L’enoturismo è un mondo interessante con un grande potenziale anche economico.
Il Movimento Turismo del Vino (MTV), presieduto da Carlo Pietrasanta che ne è stato nel 1993 uno dei fondatori, con le sue 1000 e passa cantine associate, “mira ad accrescere il settore enoturistico nazionale, che rappresenta una risorsa economica fondamentale per lo sviluppo dei territori ed un efficace strumento per la tutela dell’ambiente.”
Pietrasanta è stato recentemente intervistato su questi temi da Anna Scafuri per Web & Food su Rai1: e vi raccontiamo qui alcuni dei temi toccati nell’intervista.
“Se allora eravamo considerati dei ‘pazzi’, – sostiene Pietrasanta – oggi l’enoturismo è una realtà, anzi la migliore iniziativa che un produttore di vino possa fare per promuovere il suo prodotto, la sua azienda (la cantina) e il territorio in cui opera: ma purtroppo manca ancora una normativa a supporto di questo settore importante per la nostra bella Italia.” In Italia, infatti, manca una legge sull’enoturismo (al momento c’è una proposta al Senato e una alla Camera), che assicuri all’enoturista la certezza di cosa può e deve ottenere quando entra in un’azienda vinicola, e permetta ai produttori di poter vendere altri servizi o prodotti oltre il vino. Per contro, esistono molte norme che limitano e penalizzano questo mercato.
Un esempio? Se in una cantina in Francia c’è la muffa, viene considerato un elemento di pregio; per la nostra legislazione sanitaria, è un elemento penalizzante.
L’enoturismo di MTV prevede un decalogo dell’accoglienza, che passa dai bicchieri di vetro da degustazione (bandito il bicchiere di plastica) alla lavabicchieri, da un bagno a uso pubblico a un orario pubblicato, e così via: ma, per fare un altro esempio di “contro-normativa”, la segnaletica stradale, per guidare il visitatore a destinazione, non è permessa dalla legge.
L’idea dell’enoturismo nasce 50 anni fa sul Reno, poi passa in Francia e nella Napa Valley. In Italia è arrivata più tardi, forse perché la vigna fa parte del panorama quotidiano di qualsiasi regione, e per questo non l’abbiamo mai considerato come un fattore di mercato. Eppure in Italia (fonte Università di Salerno) gli enoturisti sono circa 13 milioni (non unici: quasi tutti fanno più visite nell’arco di un anno), e se calcoliamo una spesa di 100/150€ per visita, compresi pranzo ecc, e la moltiplichiamo, possiamo stimare quasi 2 miliardi di euro di fatturato, per di più in crescita.
L’offerta enoturistica nel corso degli anni si è naturalmente evoluta e raffinata, in parallelo con le aspettative dell’enoturista, che oggi può contare su parchi gioco per i bambini, spettacoli musicali, artisti. Ci sono anche qui delle eccellenze, come Antinori, che ha sviluppato un contesto ad hoc per ospitare il visitatore senza influire sulla produzione (parliamo di 50.000 visite nel 2016).
E non va dimenticato l’aspetto del marketing: con il vino possiamo promuovere il territorio in cui viene prodotto, e contestualmente anche gli altri prodotti di questo territorio. La cantina può diventare il motore economico del territorio e creare rete con gli altri settori – in particolare con quello della ristorazione). Un altro aspetto da prendere in considerazione: l’enoturismo può essere visto anche come volano per il mondo del lavoro. si stima che siano circa 75.000 i produttori di vino in Italia, e di questi circa 30.000 fanno già enoturismo. Per fare attività enoturistica avrebbero bisogno di un aiuto in azienda per accogliere gli enonauti: “se tutte le aziende assumessero almeno 1 persona (e vi assicuro che serve) avremmo 30.000 posti di lavoro,” sostiene ancora Carlo Pietrasanta.
Un altro esempio in negativo? Il turista straniero in Italia. Gli stranieri arrivano in Italia per il suo patrimonio culturale, per la moda, ma anche per il vino e il cibo. Ma quest’ultima ‘esperienza sensoriale’ viene spesso ostacolata: a causa dell’assenza di una normativa specifica, l’enoturismo non può essere venduto come tale dai Tour Operator.
Segnaliamo che a Vinitaly (a Verona dal 9 al 12 aprile) verrà presentato un progetto di enoturismo di MTV per l’estero (in collaborazione con Banca Intesa): un modo semplice per vendere e spedire direttamente il vino agli stranieri, sia a quelli in gita enoturistica, che non si dovranno preoccupare dei problemi pratici, sia a quelli che sono rimasti in patria ma seguono ugualmente il mondo dell’enoturismo (e i suoi prodotti).
In conclusione, l’enoturismo non è solo visita alla cantina e vendita del vino. Significa promozione del territorio e dei suoi prodotti. Significa un grosso potenziale e opportunità per il mondo del lavoro. Significa promuovere l’Italia nel mondo. Il vino come ‘collante’ e ‘facilitatore’ di un’economia del turismo che stenta a decollare e che perde punti a favore dei paesi esteri.
“Per fare una grande impresa, non è importante farla grande, ma farla bene”: con questo saluto finale Carlo Pietrasanta si rivolge ai vignaioli, ma non solo, in attesa del DDL, e con l’augurio implicito di stappare tante bottiglie per festeggiarlo.
[Marco Lupi. Immagini: Movimento Turismo del Vino, Antinori]