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3 Maggio 2017 Aggiornato il 3 Maggio 2017 alle ore 12:57

Calabria. La Locanda di Alia spiega bene perché un’intera regione è finita sul New York Times

Il New York Times ha inserito la Calabria tra le mete imperdibili per le vacanze 2017 con motivazioni prettamente gastronomiche. E, vista l’esistenza di
Calabria. La Locanda di Alia spiega bene perché un’intera regione è finita sul New York Times

Il New York Times ha inserito la Calabria tra le mete imperdibili per le vacanze 2017 con motivazioni prettamente gastronomiche.

E, vista l’esistenza di posti giovani come quelli consigliati da Scatti di Gusto o come la Locanda di Alia a Castrovillari, ha fatto bene.

Dalla tradizione alla sperimentazione gastronomica contemporanea, il quotidiano statunitense ha sottolineato come la cucina calabrese di oggi non si basi solo su ’Nduja e Bergamotto, ma anche e soprattutto sull’agricoltura biologica e la riscoperta di vitigni autoctoni, come il Magliocco ad esempio.

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E se la migliore cucina d’Italia è in Calabria, Gaetano Alia e Daniela Morrone della Locanda di Alia di Castrovillari ne sono tra i custodi più esemplari e folgoranti.

La luce della Locanda inizia a splendere oltre mezzo secolo fa, quando nel 1952 i genitori di Gaetano, Antonio e Lucia, aprono una piccola trattoria nel centro storico di Castrovillari; nel 1964 giunge inaspettata come un lampo una recensione sulla prima rubrica gastronomica a cura de L’Espresso e i riflettori iniziano a illuminare questo locale, con viandanti continui.

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Alla scomparsa del padre, nel 1978, Gaetano e il fratello Pinuccio, spronati dalla buona recensione e forti della giusta direzione intrapresa, non hanno dubbi nel portare avanti quel luogo che aveva dato così tante soddisfazioni. Nel 1980 decidono di spostarsi di qualche chilometro verso la campagna, per respirare un po’ di quell’aria potente che il Parco Nazionale del Pollino, “polmone verde del sud”, diffonde.

Nella nuova sede più luminosa che mai Pinuccio inizia ad occuparsi delle stanze del Jazz Hotel negli anni Novanta, mentre Gaetano resta sempre in cucina, con la moglie Daniela alla pasticceria.

I piatti della Locanda di Alia sono perfetti: non hanno bisogno di nulla, se non di urlare al mondo la loro esistenza.

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Si inizia sempre con un po’ di pane di Cerchiara di Calabria: un pane femminile, visto che sono tutte donne le titolari dei venti panifici attivi in un paese di neanche 4000 abitanti.

E poi tutto il menu pare un manifesto del territorio, un inno alle produzioni locali, un’ode a tutto quell’aspetto gastronomico che di questa regione troppo spesso si dimentica.

Così il maiale nero di Calabria degli allevamenti intorno, in via d’estinzione, compare qui baldanzoso in varie forme, dalla lonza come antipasto al filetto con mele e frutti di bosco come secondo, un piatto abbagliante.

Medesima apoteosi di sensi si dipana tra i piatti a base di agnello del Pollino, ma se qualcuno non dovesse aver voglia di carne, ci sono anche quelli con il pesce di Schiavonea.

Eppure, su tutti brilla una portata fulminante che racchiude l’essenza di un luogo dove dietro la forma c’è sempre tanta sostanza: una minestra di fagioli, verza e peperoncino, eseguita davvero magistralmente, poiché ormai l’abbiamo capito che è sempre più difficile realizzare le cose più semplici.

Il tutto è accompagnato da ottimi vini calabresi, ma soprattutto dal delizioso servizio in sala di Fernando: lavora lì da una vita ed è ormai un Alia anche lui.

In questa locanda i gusti forti dei piatti non sono mai troppo separati dalle persone che ci lavorano e si intrecciano alla loro determinazione, in primis a quella di Daniela. Basta uno sguardo per cogliere la luce che ha negli occhi, per comprendere la fatica di una vita spesa a restare e se oggi un giornale come il New York Times scrive di questa regione, dobbiamo ringraziare proprio la qualità, l’ospitalità e l’accoglienza che persone così offrono in questa terra.

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Il pensiero costante va sempre alle sue figlie che studiano pasticceria al nord, a Brescia: “non so se sperare che tornino o restino, perché è stata dura, anche se ora vorrei provare a unire quelle poche forze femminili e creare qualcosa di diverso“, proprio come questa Locanda, che in una Castrovillari a tratti violentata e abbandonata, continua a splendere da ormai 65 anni.

E se avrete la fortuna di fermarvi a dormire tra ulivi e frutteti, la colazione con Biagio sarà un altro momento illuminante del soggiorno: torte all’olio d’oliva, marmellate di Daniela con arance, cedri e limoni e quell’indimenticabile yogurt con frutta secca battuta al momento e mentuccia dal giardino.

Un caffè della Torrefazione Calabrese, un raggio di sole e ci credi che non c’è davvero modo migliore per iniziare questa giornata?

La Locanda di Alia. Via Ietticelli 55. Castrovillari (Cosenza). Tel. +39 0981.46370

[Immagini: Giulia Ubaldi, Riccardo Marcialis, Facebook, Gusto News]

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