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16 Agosto 2018

Langhe. Viaggio stampa per immergersi nei vigneti del Réva Resort

Langhe vuol dire vigneti a perdita d'occhio. E io sono qui per il vino. E per il cibo. La meta è il Réva, resort adagiato nel cuore delle Langhe del
Langhe. Viaggio stampa per immergersi nei vigneti del Réva Resort

Langhe vuol dire vigneti a perdita d’occhio.

E io sono qui per il vino. E per il cibo.

La meta è il Réva, resort adagiato nel cuore delle Langhe del Barolo – in una valle incoronata da vigneti – che ha al suo interno il ristorante Fre. E che non a caso ha come sottotitolo vino & resort.

“Che cosa vuol dire Fre?” “Fabbro, in dialetto”.

In effetti, al ristorante Fre sulla tavola, grossi chiodi forgiati a mano sono i portaposate. E le posate sono particolari. Ma anche le stoviglie, i bicchieri, i piatti – intesi sia come contenitori che come portate.

“E cosa vuol dire Réva?” “Ripa, in dialetto” risponde l’autista che ci conduce a destinazione. “Grappolo, in ceco” risponde Miro Lekes, imprenditore di Brno, fondatore del resort. Vera, ufficiale, è la seconda risposta. Ma mi ha colpito anche la prima. Perché dà la misura di come un luogo può risuonare in un nome, di come un nome può essere compreso in un luogo.

Lekes, che ha acquistato la proprietà d’impulso (online) e l’ha ristrutturata con gusto, lentezza e dovizia, voleva tradurre l’amore per l’Italia in concreto. Ma anche in lusso. In bellezza sostenibile. In impresa.

Così nel 2013 è nato il Réva (con piscine, spa, golf 9 buche, cantina e un team misto, locale e internazionale, solido, capace di relazionarsi con una clientela esigente, coordinato da Daniele Scaglia) cui ha fatto seguito, due anni fa, il Fre.

A dirigere la cucina del Fre c’è Paolo Meneguz, nato nell’1986 e con un curriculum che include le cucine di Ciccio Sultano, Nadia Santini, Valeria Piccini, con la quale, soprattutto, ha iniziato a “giocare”.

Grande appassionato di cucina selvatica, foraging, caccia e pesca, tartufi, traduce tutto questo nelle sue proposte culinarie.

Gli ingredienti anche sulla carta saltano all’occhio in una bella forma di concretezza.

I piatti della nostra cena sono nelle foto che scandiscono questo articolo: paté di coniglio su crostino con zeste di limone; tartare di capriolo; tapas di baccalà (decorate con grappoli di uova di trota); trota come in carpione (cioè marinata in aceto e vino e servita con chips di cipolle, uova di trota, leggera ajoli); Carnaroli, cagliata acida, albicocca (me ne sono innamorata! Che bella l’albicocca Fresca in un risotto estivo).

E poi coniglio, peperoni, Arneis; un sorbetto rossissimo fragola e bitter, delle dimensioni di una quenelle, la cui unica colpa è quella di essere sparito prima della foto; spuma di pesca, bitter, pesca a cubetti (la spuma di pesca ha suscitato wow sinceri); un trenino di bocconcini dolci che alternava un macaron alle nocciole e composta di ramassin a una tartelletta cioccolato bianco e limone e polvere di fragole.

Il piatto-signature di paolo Meneguz? I plin, ripieni di Castelmagno, saltati in fondo di cipolla arrosto, dal colore intensamente caramellato. Se guardate il menu, i plin sono più o meno sempre in carta ma non sempre preparati nello stesso modo. Con questi di cui sopra, per esempio, poiché il piatto arriva in tavola coperto, il cliente sente profumo di cipolla ma comprende solo dopo la sorpresa, con la vista.

I prezzi? Antipasti, una media di 16 €, primi sui 16 €, secondi sui 20 €, dolci, due percorsi degustazione di 4 piatti a 50 € e di 7 a 65 €, combinabili enologicamente con “il Piemonte in 4 sorsi” (30 €) o “Fatti sorprendere” con la possibilità di assaggiare vini di 7 giovani produttori, vitigni autoctoni, etichette rinomate.

Nei nostri calici, a bordo piscina, prima di cena, il Viola della Cantina Réva: un Metodo Classico da uve Pinot Nero 20% e Chardonnay 80% offerto solo agli ospiti del Resort. Poi la Barbera, il Barolo della casa. Ma la cantina del Fré ha circa 500 etichette, italiane ed estere. E l’azienda gestisce due enoteche in zona: Gallo Wine Gallery a La Morra (Cuneo), e a Neive, l’Enoteca Comunale.

L’attuale produzione annuale delle cantine Réva ammonta a circa 60.000 bottiglie, con l’obiettivo, aggiungendo nuovi impianti di giungere a 80-85.000. In vigna, Dolcetto, Barbera, Sauvignon Gris, Malvasia Moscato. In cantina, botti francesi, austriache e di Slavonia più due anfore, con cui l’enologo Gianluca Colombo conduce sperimentazioni sul Nebbiolo. Viticoltura condotta con criteri 100% biologici: Réva si presenta come un luogo produttivo e organico.

Cos’altro fare al Réva per nutrire corpo, anima e cervello

Al Réva c’è da ascoltare musica, jazz, ma non solo. Noi abbiamo ascoltato il chitarrista Filippo Cosentino dal vivo durante l’aperitivo al tramonto. Andare a piedi nudi sul green.

Fare cromoterapia nella SPA.

Nuotare in piscina a tutte le ore: al mattino è più ombreggiata, alla sera il tramonto è un bacio rosa e si può chiedere un calice di Viola a bordo vasca.

Fare colazione con un pane appena sfornato le cui fette sono a forma di cuore. Sgranocchiare grissini croccanti con la testa morbida, sabbiati di farina. Prendere una bici, l’auto, le scarpe da trekking e sparire per ore nelle Langhe.

Ma tornare per cena.

RÉVA vino & resort e ristorante Fre. Località San Sebastiano, 68. Monforte d’Alba (Cuneo) – +39 0173 789 269

[Immagini: iPhone di Daniela, G. Galleano – ufficio stampa Réva-Fre]

 

Daniela Ferrando
Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.
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