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29 Febbraio 2020 Aggiornato il 1 Marzo 2020 alle ore 10:08

Milano. Cenare fuori ai tempi del Coronavirus: Locanda Perbellini

Come fu che, pensando di andare a cena fuori approfittando del deserto provocato dal Coronavirus, siamo finiti alla Locanda Perbellini a Milano. Ideona:
Milano. Cenare fuori ai tempi del Coronavirus: Locanda Perbellini

Come fu che, pensando di andare a cena fuori approfittando del deserto provocato dal Coronavirus, siamo finiti alla Locanda Perbellini a Milano.

Ideona: visto che la “peste” virale ormai imperversa in città, potrebbe essere il caso di provare a cenare in uno dei ristoranti di Milano che hanno liste d’attesa da qui a sei mesi: dai, proviamo a telefonare al D’O di Davide Oldani…

Niente da fare, ci mettiamo in lista d’attesa, hai visto mai.

Ma intanto ci mettiamo in cerca di un posto alternativo, e passiamo nei pressi della Locanda Perbellini in via Moscova. Proviamo? Io c’ero già stato all’apertura, quasi due anni fa, non mi era dispiaciuta, vediamo cosa è successo in questi due anni, visto anche quanto se ne parla, e bene. E se ci chiama D’O, ci alziamo salutiamo e corriamo – no, finiamo di mangiare, ci alziamo salutiamo e corriamo.

Passando davanti alle vetrine, si scorgono delle teste – posteggiamo, ci avviamo verso l’ingresso, e vediamo in lontananza una coppia che entra. Dai, magari un po’ di gente c’è.

Errore, grande errore: il locale è pieno imballato. Grazie al cielo c’è un tavolo di giapponesi che sta finendo di cenare: dieci quindici minuti, e possiamo sederci.

Ripeto: pieno, alle 20/20.30. Alla faccia delle precauzioni, delle mascherine, dei luoghi affollati da evitare.

Oh bene, vediamo subito al menu (me lo portano in inglese, a Bruno, il mio commensale, in italiano – poco male, capisco tutto, quando si tratta di mangiare). Menu che suona subito familiare: ci sono alcuni piatti che ricordo da due anni fa, piatti-firma del locale, che la gente torna a mangiare volentieri. Ed è la stessa cosa che ho fattio: ho ripreso primo e secondo dell’altra volta.

Niente antipasto: abbiamo deciso di moderarci, anche se in realtà avrei ri-assaggiato volentieri il vitello tonnato, anzi Vitello T’onnato, che ho visto portare al tavolo a fianco, pressoché identico (al costo di 12 € invece che 10 €).

Prezzo degli antipasti (panzanella di baccalà, spuma di cipolla e pane al pomodoro, battuta di fassona, cuore di lattuga e caponata): dai 9,50 ai 14,50 € (due anni fa: dai 9 ai 14 €).

Interessanti i primi piatti (Gnocchi zucca e ragù di salama da sugo; Spaghetti alla chitarra, acciughe e tartufo nero; Mezzemaniche fagioli cannellini emulsione di guanciale; Ravioli alla bolognese), da 10 a 14,50 €. Ma come dicevo ho preso il Risotto mantecato allo zafferano, finocchio e arancia, che mi è piaciuto di più dell’altra volta: cottura ok, gradevole l’olio di finocchi, appena presente l’arancia. Viene segnalato come piatto vegetariano, peraltro, quindi senza burro formaggio, ma non se ne sente la mancanza. Prezzo: 11,50 € (erano 9,50 € due anni fa).

Anche per il secondo ho ripreso lo stesso piatto – non per uno studio comparativo, ma se a un milanese metti davanti un menu con risotto giallo e cotoletta, non puoi aspettarti altro. E anche Bruno, veronese (= riso) e milanese d’azione, ha rispettato la tradizione.

E la Milanese alla farina di fagioli, pane croccante e maionese di pomodoro confit con un tanticchio di giardiniera (18,50 €, contro i 18 € dell’altra volta) era buona, ben fatta, bene accompagnata dalla maionese (che allora non mi aveva entusiasmato). I secondi vanno dai 16,50 ai 19,50 €: guanciale brasato, maialino croccante, coscia di faraona, tortino di grano arso.

Ho cambiato il dolce: la Millefoglie Perbellini è un vero capolavoro, potrei cenare solo a millefoglie (beh, e risotto). Prezzo: 8 €.

Accompagnato il tutto con un bicchere di Prosecco Biancavigna selezione Perbellini, 4 € (discreto).

Usciti alle 22, felici, locale sempre pieno, con nuovi clienti arrivati nel frattempo (ma mi dicevano che la sera prima, martedì, non c’erano stati molti clienti).

Due passi lì in giro avviandomi verso casa sulla tratta Moscova-Garibaldi-Brera sono l’occasione per sbirciare dentro le vetrine dei ristoranti – anche la trattoria romana lì di fianco a Perbellini sembrava abbastanza piena, da I Gemelli, in via San Marco, 12 persone, Pacifico pieno per metà, forse meno, dall’Associazione Salumi e Vini in corso Garibaldi c’era gente, The Fisherman Pasta e Baobab poca gente, Rovello 18 al pianterreno pieno, poca gente alla Casa Iberica, nessuno o quasi dal Macellaio RC, una ventina di persone alla Torre di Pisa, da It Milano una decina di persone scarse, sempre sbirciando dall’esterno…

Una ventina di persone (ma non avevo una visione completa degli interni) nelle trattorie-pizzerie di via Madonnina, di solito affollate di turisti. La Locanda di Brera, vuota.

Difficile fare delle statistiche su chi è aperto o chiuso, su quanta clientela c’è – l’impressione è comunque che ci sia poca gente in giro, per strada, e nei ristoranti – qualcuno è pieno, come Perbellini (dove comunque il conto antipasto-primo-secondo-dolce vino caffè coperto è sui 50/60 €), altri sembrerebbero vuoti (ma la mia perlustrazione è avvenuta fra le 22 e le 23).

Locanda Perbellini Milano. Via della Moscova, 25. Milano. Tel. +39 0236631450.

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Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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