Droplet, la parola magica che aiuta a tenere lontano il Coronavirus
Droplet, ovvero gocciolina.
Piccola, ma che ci aiuterà a prendere le distanze dal Coronavirus e a scongiurare il pericolo di contagio.
La magica parola e il concetto che sottende fanno parte delle precauzioni inserite nel nuovo decreto del Governo per limitare le occasioni di contagio.
Con il nuovo decreto, l’Italia è stata divisa in tre fasce.
La zona rossa
La zona rossa comprende i comuni di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini, Vo’.
In queste aree le misure restrittive sono le più forti. Mirano a contenere al massimo la possibilità di fuoriuscita del contagio da quelli che sono stati individuati come i focolai del virus. La limitazione maggiore è alla mobilità delle persone. C’è il divieto di uscire dal perimetro del cordone sanitario. La limitazione del diritto costituzionale alla libertà di circolazione è dovuto alla tutela di un diritto superiore come quello della salute. E sono previste sanzioni in caso di inosservanza.
Tra le limitazioni, c’è anche la chiusura di tutte le attività commerciali ad eccezione di quelle di prima necessità che sono regolamentate. “L’obbligo di accedere ai servizi pubblici essenziali e agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima necessità indossando dispositivi di protezione individuale o adottando particolari misure di cautela individuate dall’azienda sanitaria competente”.
La zona “gialla”
Fanno parte di questa seconda fascia Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, le province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona.
In queste aree le disposizioni restrittive variano da località a località.
In particolare in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, e nelle province di Pesaro, Urbino e Savona è stabilito che
lo svolgimento delle attività di ristorazione, bar e pub, a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere. E, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro.
l’apertura delle attività commerciali diverse da quelle di ristorazione, bar e pub, condizionata all’adozione di misure organizzative tali da consentire un accesso ai predetti luoghi con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra i visitatori.
Nelle province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona è stata stabilita la chiusura nelle giornate di sabato e domenica delle medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, ad esclusione delle farmacie, delle parafarmacie e dei punti vendita di generi alimentari.
Il resto dell’Italia
Come visto nella disposizione riguardante alcune aree della cosiddetta “zona gialla” è stabilita la necessità che avventori, clienti e frequentatori siano a una distanza di un metro dagli altri. È questa la statuizione rappresentata dal droplet, cioè dalla necessità di evitare che le goccioline di saliva o emesse per uno starnuto possano raggiungere altre persone. La distanza di sicurezza è calcolata in un metro.
Per il resto d’Italia non è stata previsto questo obbligo, ma solo quello – sempre riferito agli esercizi pubblici – di una diffusione delle informazioni sulle misure di prevenzione igienico sanitarie presso gli esercizi commerciali di cui si fanno carico i sindaci e le associazioni di categoria.
Quindi, pur avendo notato sui social qualche presa di posizione o ironia sulla distanza droplet, occorre comportarsi con il buon senso e quindi lavarsi spesso e bene le mani, disinfettare le superfici che potrebbero veicolare il contagio, starnutire nell’avambraccio ed evitare di aspergere i vicini di sedia con le goccioline.
In fondo sembra facile mettersi in sicurezza modificando di poco le nostre abitudini.
[Link: Corriere, La Repubblica]