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Pizzerie
15 Marzo 2020 Aggiornato il 27 Settembre 2020 alle ore 09:28

Pizza di Mezzo e Coronavirus. Niente più affitti ma solo street food

Ma perché dobbiamo fare come lo sceriffo di Nottingham Paestum? Papilionem accarezzava la pergamena che aveva sancito l’ordine dei posti a tavola nella
Pizza di Mezzo e Coronavirus. Niente più affitti ma solo street food

Ma perché dobbiamo fare come lo sceriffo di Nottingham Paestum?

Papilionem accarezzava la pergamena che aveva sancito l’ordine dei posti a tavola nella cena di fine anno. Che idea aveva avuto a creare il doppio capo tavola fregandosene dell’abitudine di intervallare un uomo con una donna, un ricco con un povero, un rappresentante delle terre del nord con uno del sud, un garante e un adottato. Tutto saltato.

“Tutto deve cambiare perché tutto resti uguale”, sogghignò, “ma ora queste uscite di Magnataro proprio non le capisco”.

Già aveva avuto il suo bel daffare a tranquillizzare Bufalus che da quando Era aveva tirato su le colonne del suo tempio lo aveva accompagnato a destra e a manca per tutta la Terra di Mezzo beccandosi contravventiones a tutto spiano pur di non perdere la prima biga alata che lo avrebbe portato all’altro capo del mondo.

Ma l’accordo con Caseus I era troppo ghiotto per la tavola dell’anno. Già, la tavola dell’anno. Messa a dura prova da questa epidemia che Apollo aveva sparso per tutto il mondo e aveva fatto chiudere all’improvviso tutte le tabernae di pizza.

Come avrebbe fatto con gli scontrines? Non era il momento di chiederselo ma anche la tregua con Golosus era andata a meretrici. E la sua riunione dei druidi a Mediolanum era stata spostata alle idi di Quintilis.

Stavano facendo uno sforzo congiunto per mettere in testa ai pizzaioli la prima corona di lamponi e ribes e cosa fa Magnataro? Se ne esce con una pergamena contro la cucina degli dei.

L’unica a salvarsi dall’epidemia sarebbe stata la cucina sciuè sciuè.

Gli era andata di traverso lo spaghetto con le pummarole di Pomoareus leggendola e dire che sì preferiva la cucina della nonna a quella delle papere grasse dei Galli. 

Nulla di nuovo sotto il cielo, per Ares. Già c’era stata la questione della farina doppio tondo. Hai voglia a dirgli di non insistere sul punto dei fiori e niente: si era sperticato nell’elogio dei pizzaioli della tradizione che usavano la più affinata delle farine. Per poi dover ripiegare sulla pergamena di Maximus Porziuncola che aveva riabilitato la Tipo Prima con un Tertium non datur per allontanare il pericolo dei canottieri. Ed era finita a piscis fetentis con la figura di Aulivus che giocava all’Uomo Vitruviano.

A tacere di Ulivus, per rimanere in tema di alberi e cespugli, ritornato a corte dopo aver rischiato l’impicciamento e la guerra con Alessandro Magno per i vicoli di Sparta.

Non contento era andato a parlamentare per togliere la legna dai fuochi dei pizzaioli giravoltando rispetto alla tradizione. Meno male che l’epidemia aveva chiuso anche la Villa delle Pizze per il momento. Altrimenti a rosolare non si sarebbe avuto idea se andare di faggio, quercia o pioppo. Qualcuno già invocava i cipressi per mettere una pietra tombale sulla faccenda.

Giocava quando qui c’era da contare scontrines e sesterzi. Questa cena iniziava a costare tanto e aver ammesso al desco trippaioli, osti e cucinieri degli dei aveva richiesto ancora più sesterzi.

Tanti scontrines, tanti sesterzi da chiedere ai garantes. 

“Un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo”, sospirò Papilionem mentre metteva a posto la sequenza di pergamene che affollava il suo studio segreto.

“Per fortuna che nessuno ha capito niente di come funziona tutto l’ambaradan”, si rallegrò.

Toccò la sfera che si intorbidì e aprì la scala che menava alla sala da pranzo.

Sgattaliolò nel buio appena rischiarato dalle torce per raggiungere il tavolo. Magnataro stava segnando con il lapis blu l’invettiva del Portatore di Luce.

Era tutto contento come se avesse bevuto l’ultima bottiglia di Borgogna mai prodotta.

Il momento era grave.

“Cosa fai?”, gli chiese Papilionem con fare disinteressato.

“Un sacco di pubblicità mi sta facendo questo qui. Guarda quanti pollici in alto sto raccogliendo!”, esclamò gongolante.

“Ma su cosa?”

“Le taberne hanno chiuso per l’epidemia di Apollo e io ho avuto un’idea geniale: via tutte le locationes. Sono tutti con me!”.

“Anche i possessores?”, chiese con gli occhi spalancati.

“Ragiona: i locatores sono povera gente che non sa come sbarcare le lunes. E sono molti di più dei locatores, quindi io sto dalla parte dei più deboli e dei più numerosi”.

“Sì, giusto. Ma come la mettiamo con i garantes che spesso sono locatores e poi se non circolano i sesterzi non arrivano a nessuno, nemmeno al Marchese Sommo che ha già i suoi grattacapi per non far infuriare Asclepio e i suoi sacerdoti. La Terra di Mezzo finirò bruciata come un deserto in cui nessuno vorrà dare più acqua agli altri. Non ci sarebbe più un ordine a reggere la vita di ogni giorno”, provò a mettere in fila le immagini di falò che si sarebbero accesi a destra e a manca.

“Quello è un problema degli Equites. E con i garantes è un problema tuo. Io chiedo consenso, non voglio dare informazione”, rintuzzò Magnataro mentre metteva le crocette sui pollici alzati.

“Già come al solito”, avrebbe voluto rispondere. Ma era meglio trovare una soluzione. E subito.

“Avete sentito? Non pagheremo più dazi alle porte della Terra di Mezzo, non ci saranno scadenze e scontrines e tutti potranno tenere i propri sesterzi proprio come aveva detto Magnataro”, esclamò Iulia Pugna che aveva scambiato le porte di accesso alla città con quelle del Centro Commerciale.

“Che meraviglia. Pensa quanti vorranno concedere in affitto le taverne ai pizzaioli e pensa come si farà senza scontrines”, disse Papilionem mentre iniziava a spazientirsi.

“Va bene, ma basta un’autodichiarazione da firmare e potrai fare a meno degli scontrines. O uscire il cane, non fa differenza!”, ribatte Iulia Pugna.

L’importante è lavarsene le mani”, aggiunse il Cavalier Servente che stava mappando le nuove spiaggette create dalla bufera.

Papilionem avrebbe preso la mazza di Vincent De Luk per dare un taglio alla discussione, ma la sua mente si illuminò.

“Trovata la soluzione”, ruggì.

“Basta tabernes per i pizzaioli. Da oggi in poi tutto street food. Si ritorna alla tradizione più antica, quella delle strade che avevamo dimenticato per gli agi di questa età contemporanea. Gli dei e la loro cucina apprezzeranno. Ne sono convinto”.

Non siete d’accordo?

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