Coronavirus. Si temono 100 giorni di chiusura, stretta per alimentari e niente scuola
Orario dei supermercati e negozi, scuole, sport all’aperto. Sono questi gli elementi su cui si lavora al Governo in termini di restrizioni e chiusure per il nuovo decreto anti Coronavirus che dovrà essere firmato entro il 25 marzo.
Si guarda al “modello cinese”, a quello che è successo in Cina con un isolamento e una chiusura di scuole e di attività lunghi 100 giorni.
Sul tavolo del Governo e dei Ministri tutte le ipotesi sono al vaglio.
Lo sguardo è rivolto soprattutto alla scuola.
Repubblica annota che al Ministero dell’Istruzione ci sono diversi scenari. Con il picco di contagio a fine marzo, ci libereremo del COVID-19 solo a metà maggio. Ma se si arrivasse a metà aprile, dopo Pasqua, il tempo di fine allarme si sposterebbe a metà giugno. Oltre la data di normale fine lezioni e quindi non si tornerebbe più a scuola. Lo scenario più pessimista.
Ma si riuscirà a comprendere l’evoluzione e quindi il futuro dell’anno scolastico solo al 31 marzo.
La scuola resta un indicatore per le decisioni del Governo proprio perché nella Cina liberata dal contagio, le scuole sono chiuse in tutta la nazione.
Dalla chiusura delle scuole si è partiti per mettere in sicurezza l’Italia e con ogni probabilità l’ultima a riaprire sarà proprio la scuola.
In mezzo ci sono tutte le altre attività che favoriscono i contatti e dunque la diffusione del contagio.
Supermercati e ristorazione
I supermercati e i negozi sono la nuova frontiera per cercare di diminuire le possibilità di contagio e abbassare la curva che ha messo in sofferenza gli ospedali del Nord Italia (per ora).
Le richieste delle Regioni sono diverse. Chiusura alle 19 per tutti (come è già stabilito nel Lazio) e soprattutto chiusura la domenica. Alcuni vorrebbero tutte le domeniche (come in Sicilia da oggi), altri pensano che sarebbe sufficiente una domenica sì e una domenica no.
Ma c’è chi chiede la chiusura il sabato alle 15.
Più che la spesa sembra che si voglia “spegnere” una delle motivazioni che fanno uscire di casa anche se un effetto di concentramento dell’orario potrebbe determinare maggiori file e dunque maggior tempo di una persona fuori casa.
Nessuna previsione per le attività di ristorazione, ma il calendario di chiusura e di riapertura potrebbe seguire da vicino quello della scuola: che senso avrebbe non mandare i giovani a scuola e permettere alla famiglie di riunirsi a un tavolo in una pizzeria o in un ristorante?
[Link: Corriere, Repubblica]