Coronavirus. A chi spettano 25mila euro del nuovo decreto di aprile
Dal decreto di oggi arrivano 400 miliardi di liquidità per le imprese, con il #CuraItalia ne avevamo liberati 350. Parliamo di 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil. Lo Stato c’è e mette subito la sua potenza di fuoco nel motore dell’economia. Quando si rialza l’Italia corre
Il tweet del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte vola con l’annuncio delle misure che dovranno dare ossigeno alle imprese e alle attività italiana.
Partite Iva, ristoranti, pizzerie, bar e pasticcerie stanno guardando fiduciosi alla super manovra che potrebbe evitare le migliaia di chiusure paventate dalla Fipe che ha lanciato il grido di allarme.
1. 25mila euro a tutti (o quasi)
La prima e più piccola cifra prevista dal decreto legge cosiddetto Liquidità, che fa parte di quell’azione #CuraItalia con cui sono stati assicurati a marzo 600 € come emergenza tampone, è 25mila euro.
- Per poter chiedere il prestito di 25.000 € “basterà dimostrare di avere una partita Iva e l’ultima dichiarazione dei redditi presentata o l’ultima dichiarazione di pagamento delle imposte”.
- La banca farà anagrafica in modo automatico
- Sarà la banca ad erogare il prestito
- Il prestito, attenzione, si tratta di un prestito e non di un fondo perduto, sarà garantito dallo Stato al 100%.
- “La garanzia è automatica e la procedura della valutazione della banca non c’è perché la garanzia dallo Stato”.
- “In alcuni casi gli istituti di credito potranno dare dei soldi senza neanche aspettare il via libera del Fondo centrale di garanzia”
- Non sarà necessario offrire in cambio alla banca garanzie come ad esempio ipoteche sugli immobili
Il virgolettato sono le prime spiegazioni che arrivano dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.
Per questi prestiti più piccoli è stata introdotta una procedura super agevolata, senza istruttoria né da parte delle banche né da parte del fondo di garanzia.
Le condizioni del prestito andranno chiarite con il decreto di attuazione, ma guardando al costo del denaro e all’Euribor la speranza è che il tasso si posizioni ben al di sotto dell’1%. Spalmato su un tempo medio – lungo (da 3 a 6 anni anche se questo tempo massimo è stato indicato per le aziende e le richieste più grandi) è un’ottima mano per ripartire.
Per le piccole e medie imprese, anche individuali o partite Iva, sono riservati 30 miliardi e l’accesso alla garanzia rilasciata da SACE sarà gratuito ma subordinato alla condizione che le stesse abbiano esaurito la loro capacità di utilizzo del credito rilasciato dal Fondo Centrale di Garanzia.
A metà aprile ne dovremmo sapere di più.
2. I prestiti fino a 800mila euro
25mila euro possono essere pochi per attività più strutturate per questo lo Stato ha previsto un’iniezione di liquidità si 1,5 miliardi di euro.
I beneficiari di questa azione saranno le aziende fino a 499 dipendenti.
È previsto un prestito (con scadenza fino a 6 anni più preammortamento di 24 mesi) per gli importi che arrivano fino a 800.000 €.
Anche in questo caso, la garanzia sarà al 100% con una ripartizione del 90% direttamente dallo Stato e del 10% di Confidi.
Per ottenere cifre superiori ai 25mila euro, ci sarà un meccanismo di valutazione per il rilascio del 90% di garanzia a fronte dei prestiti richiesti affidato a Sace Simest, la società
specializzata nel garantire le imprese italiane sul fronte delle esportazioni, controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Lo schema sarà quello del Fondo di Garanzia per le Pmi più piccole.
3. Prestiti fino a 5 milioni di euro
I prestiti fino a 5 milioni di euro beneficeranno di una garanzia fino al 90% secondo questo schema.
- le imprese con meno di 5.000 dipendenti in Italia e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro ottengono una copertura pari al 90% dell’importo del finanziamento richiesto e per queste è prevista una procedura semplificata per l’accesso alla garanzia;
- la copertura scende all’80% per imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro e al 70% per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi;
- l’importo della garanzia non potrà superare il 25% del fatturato registrato nel 2019 o il doppio del costo del personale sostenuto dall’azienda;
Il decreto potenzia anche il sostegno pubblico all’esportazione, per migliorare l’incisività e tempestività dell’intervento statale. L’intervento introduce un sistema di coassicurazione in base al quale gli impegni derivanti dall’attività assicurativa di SACE sono assunti dallo Stato per il 90% e dalla stessa società per il restante 10%, liberando in questo modo fino a ulteriori 200 miliardi di risorse da destinare al potenziamento dell’export.
L’obiettivo è di consentire a SACE di far fronte alla crescente richiesta di assicurare operazioni ritenute di interesse strategico per l’economia nazionale che la società non avrebbe altrimenti la capacità finanziaria di coprire.
4. Le misure fiscali e contabili
Si interviene con norme urgenti per il rinvio di adempimenti fiscali e tributari da parte di lavoratori e imprese. In particolare, si prevede la sospensione dei versamenti di Iva, ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio, in aggiunta a quelle già previste con il “Cura Italia”.
Nel dettaglio:
- IVA, ritenute e contributi sospesi per soggetti con calo di fatturato di almeno il 33% per ricavi/compensi sotto i 50 milioni e di almeno il 50% sopra tale soglia;
- sono sospesi in ogni caso i detti versamenti per i soggetti che hanno iniziato ad operare dal 1° aprile 2019;
- per i residenti delle 5 province più colpite (Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Piacenza), sospensione versamento IVA se calo del fatturato di almeno il 33% a prescindere dalla soglia di fatturato dei 50 milioni;
- ripresa dei versamenti a giugno, con la possibilità di rateizzazione in 5 rate
La sospensione delle ritenute d’acconto sui redditi da lavoro autonomo prevista dal decreto “Cura Italia” viene estesa anche alle scadenze di aprile e maggio.
È esteso al 16 aprile il termine per i versamenti in scadenza il 20 marzo scorso e la scadenza per l’invio della Certificazione Unica è stata prorogata dal 31 marzo al 30 aprile.
Inoltre, il credito d’imposta al 50% per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro viene allargato anche all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, mascherine e occhiali.
Viene consentito all’Inps di rilasciare un Pin semplificato, tramite identificazione telematica del richiedente e posticipando al termine dell’emergenza la verifica con riconoscimento diretto.
Si introducono norme sui “farmaci compassionevoli” (i farmaci non ancora autorizzati), che prevedono l’esclusione all’applicazione di imposte in caso di cessione gratuita.
5. L’opinione di Edoardo Trotta
A Edoardo Trotta, dottore commercialista e proprietario di Palazzo Petrucci (ristorante stella Michelin e pizzeria nel cuore di Napoli) abbiamo chiesto una prima considerazione sulle misure.
Il suo duplice ruolo di esperto commercialista e ristoratore lo mette in grado di guardare alla immediata operatività dei provvedimenti sul settore che seguiamo.
“Possiamo dire che lo Stato ci aiuta a fare debiti, ma con semplicità. Molti guardando all’estero osserveranno che non ci supporta con provvidenze a fondo perduto. L’esempio della Germania è quello più richiamato per la messa a disposizione di liquidità praticamente immediata e direttamente alle imprese. Due sistemi e due Paesi diversi per molti aspetti. Io punterei piuttosto a guardare i tempi delle erogazioni che spero siano brevi piuttosto che alle polemiche che rischiano di essere sterili in un momento di emergenza in cui assicurare la liquidità per consentire il proseguimento delle attività che hanno avuto e avranno anche un necessario stop. Dovrebbe far riflettere che un mese di blocco alle attività di ristorazione ha messo in evidenza le capacità di spesa medie dei consumatori e degli operatori che purtroppo si sopravvalutano. L’aiuto dello Stato, cioè di tutti noi a noi stessi, è al momento il massimo che era possibile sperare e dovrebbe portare tutti a considerare i giusti parametri di redditività per costruire aziende solide. Certo un ‘cigno nero’ di queste proporzioni nessuno poteva aspettarselo, ma le regole della sana amministrazione devono essere ben presenti anche nel momento in cui si chiedono questi aiuti. Il primo obiettivo è avere ben chiare le finalità di spesa del prestito richiesto non soltanto come misura di tamponamento dei debiti, ma soprattutto in ottica di rilancio al momento della riapertura. In questa ottica accedere al prestito sarà vitale per adeguarsi, anzi, precorrere il nuovo quadro in cui dovrà muoversi la ristorazione italiana. Dobbiamo pensare alla nostra ‘fase 2’ per farci trovare pronti per la ‘fase 3’ in cui dovremo ricostruire un rapporto di fiducia dell’intera filiera, dai fornitori ai ristoranti fino ai clienti”.
“È comunque necessario attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle disposizioni finali e reali prima di iniziare a contattare la propria banca. Occorre, ripeto, fare una valutazione corretta dell’importo del finanziamento da richiedere e la destinazione di questi soldi in un’ottica di riposizionamento dell’attività in un ottica futura ma non futuribile. E affidarsi a consulenti e a professionisti che conoscano bene il settore. L’amico del cugino è meglio lasciarlo stare”.