Caos riaperture: buon senso e Regioni responsabili della distanza
Ristoranti, bar, pizzerie, pub, chioschi, paninoteche dovranno assicurare la massima sicurezza a clienti e lavoratori.
Questo è l’unico dato certo nella complessa trattativa Stato – Regioni per consentire le riaperture dei locali con il servizio al tavolo e ai banconi da lunedì 18 maggio.
Ma il concetto di sicurezza è chiaramente diverso da nord a sud della Penisola.
C’è da evitare di morire per coronavirus e di morire per fame, è il succo dei ragionamenti che avanzano tra tavoli, task force, comitati tecnico scientifici, presidenti delle regioni, assessori e organizzazioni di categoria.
Le regole dell’Inail non piacciono, sono troppo restrittive. Assurdo pensare ai 4 metri quadri a disposizione per singolo cliente, alla distanza di 2 metri tra tavoli o tra spalliere delle sedie, a quella tra i commensali, all’autocertificazione e alla rilevazione della temperatura corporea.
Il fronte del no all’Inail ha trovato nel Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il cavaliere bianco che ha messo giù le regole che piacciono a tutti. Massima semplicità, un metro di distanza tra i tavoli e mascherine, e l’indispensabile gel disinfettante a disposizione di tutti.
Il resto lo fa il buon senso perché se si arriva in quattro in auto, si è fidanzati o amanti, che ragione ci sarebbe a non stare vicini vicini a tavola?
Oggi alle 12 ci sarà il Consiglio dei Ministri e l’appuntamento dovrebbe servire a limare il dl monstre sul Rilancio e quindi non ci sarebbe tempo per prendere le misure ai tavoli e alla voglia di ripartenza della macchina ristorativa che ha fame di clienti.
Dal Rilancio al più prosaico rilancio sui singoli tavoli dei presidenti delle Regioni il passo sembra breve e quasi scontato con il decreto atteso per domani. Più di un milione di lavoratori del settore attende il via libera per ripartire a tutto vapore sperando in quelle regole di buon senso che non priverebbero del piacere di stare a tavola e di rincontrarsi dopo mesi di serrata chiusura.
Sarebbero dunque le Regioni a stabilire quella misura che diventa regola aurea per far sì che il droplet non procuri danni nel tempio dell’acquolina in bocca e della salivazione («deve essere sufficiente ad evitare le trasmissione di droplets»).
Lo ha detto Luca Zaia. Se le Regioni si dotano di un proprio piano, le regole dell’Inail passano in secondo piano. Soltanto per le Regioni che non saranno virtuose nel mettere nero su bianco le regole di riapertura varranno quelle restrittive dell’Inail. Un nuovo caso di silenzio assenso da iscrivere nelle regole di diritto amministrativo.
È la sospirata riconquista delle potestà regionali fino ad ora vampirizzate dal sistema che lasciava loro solo la libertà di essere maggiormente restrittive in tema di disposizioni sanitarie.
Ci sono gli operatori a premere perché ciò avvenga per l’assalto a un fortino che deve contrastare la testa d’ariete delle elezioni regionali. Sbagliare strategia significa consegnarsi alla sconfitta sicura al prossimo turno.
Si procede in ordine sparso e con una logica propria perché se è vero che Bonaccini in Emilia Romagna è all’inizio del suo mandato e avrebbe tutte le carte in mano per giocare la partita della sicurezza estrema che potrebbe scontentare molti imprenditori e operatori della ristorazione, in Campania il Governatore “sceriffo” Vincenzo De Luca ha invertito i pronostici che lo davano ormai perdente alle prossime elezioni (rimandate in autunno) proprio con il pugno di ferro.
Buono l’uno, cattivo l’altro ma pronto a redimersi annunciando il “si apre tutti” che inaugurerebbe la stagione della distensione dopo la guerra calda fatta di limitazioni al delivery della pizza non bene di prima necessità e di dietro front per consentirla a condizioni più umane di lavoro.
Difficile pensare che il Governo voglia adottare un decreto di riapertura a maglie strette che di fatto significherebbe delegittimare le varie ordinanze o le bozze di regolamento approntate nelle diverse Regioni. Con una conseguente guerra a colpi di dichiarazioni, tweet, dirette Facebook e impugnazioni in un ennesimo conflitto Stato Regioni.
Più facile accogliere la regola del buon senso che è rimbalzata anche nei salotti televisivi e indicata come panacea contro il coronavirus.
Dovrebbe sparire anche lo spauracchio responsabilità penale: “Le imprese che rispettano il Protocollo di sicurezza e consentono ai dipendenti di lavorare in sicurezza non possono rispondere dei contagi. Casi che non possono essere dimostrati come maturati all’interno dell’azienda, credo che questo sia un principio sacrosanto. Governo e Parlamento dovranno occuparsene”, ha detto a Radio 24 il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Confermato anche
Ridare potere alle Regioni sul come fare queste riaperture, anche perché i dati, che servirebbero a comprendere gli andamenti dell’indice R0 che ha sostituito sui telefonini le previsioni meteo, tardano ad arrivare proprio dalle Regioni, Calabria in testa che pur aveva dato vita alla soppressa ordinanza dei tavoli all’aperto.
Il buon senso lo misureranno i singoli territori sapendo che esistono 21 parametri in grado di far capire lo stato di salute di città, province e regioni e nel caso di una recrudescenza dei contagi servirebbero a richiudere parti di attività o di comunità.
Con un po’ di buon senso andrà tutto bene, è il nuovo claim della campagna anti Covid-19.
Ne sono sicuri presidenti di regioni e di associazioni di categoria.
Bisognerà solo vedere se da lunedì 18 maggio la nuova formula piacerà ai clienti di ristoranti, bar e pizzerie. Sbagliare il messaggio sarà peggio di essere bocciati all’esame del calcolo dei metri quadri che ci ha tenuti impegnati in questi ultimi giorni.
[Immagini: dispenser igienizzante Smaf, separatori AV Arreda]