Green Pea: Oscar Farinetti ci spiega il centro commerciale ecosostenibile di Torino
Aspettando Natale 2020, quando finalmente aprirà Green Pea, il centro commerciale ecosostenibile di Oscar Farinetti, l’inventore di Eataly ci spiega cosa troveremo nel nuovo negozio da 15 mila metri quadrati a Torino.
Cos’è Green Pea, il centro commerciale ecosostenibile
“C’è Baricco nell’aria”, si può dire echeggiando un vecchio slogan pubblicitario dopo aver chiacchierato con Oscar Farinetti. Il gran capo di Eataly è, tra milioni di cose, socio e docente della Scuola Holden, creatura di Alessandro Baricco.
Nel “game” dello scrittore torinese, Farinetti c’è cascato con tutte le scarpe. Si sente da come ammanta la sua torrenziale parlantina di citazioni da incantatore di serpenti e di universitarie, mentre racconta Green Pea.
Green Pea è, a proposito di game, il prossimo giocattolo di Farinetti. Piuttosto costoso. Un edificio di cinque piani e quindicimila metri quadrati interamente eco-sostenibile realizzato dall’architetto Cristina Catino accanto a Eataly Torino, nella ex area industriale Carpano al Lingotto. Dove si compreranno auto, vestiti, energia e mobili, tutti in chiave verde.
Se ci fosse il Nobel per lo storytelling a Farinetti bisognerebbe darglielo subito (chiedere conferma alle aziende che si svenano pur di avere uno spazio nei suoi negozi). Nella narrazione farinettiana Green Pea, Pisello verde, diventa “il primo department store al mondo dove si comprano oggetti costruiti in armonia con acqua, terra, aria. E allo stesso tempo s’impara grazie agli spazi di tipo museale”.
Il programma è ambizioso ma almeno dovrebbe essere scongiurato il rischio Fico Eataly World, ovvero tirar su nel nulla della periferia di Bologna un gigantesco ibrido –metà negozio e metà museo– che non riesce a scaldare il cuore. Perché le dimensioni di Green Pea sono inferiori, e perché i torinesi sono bendisposti verso i nuovi consumi rispetto ai tradizionalisti bolognesi.
Ma l’inventore di molto immaginario gastronomico contemporaneo è pronto. Facciamogli spiegare Green Pea, il centro commerciale ecosostenibile ideato per il dopo Eataly.
Cosa si comprerà da Green Pea, livello dopo livello
M.B. – Farinetti, com’è fatto Green Pea?
O.F. – “Come un paradiso concepito su più livelli, cinque, ognuno di 3000 metri quadrati circa”.
M.B. – Cosa si potrà comprare in ogni livello?
O.F. – “ Il primo livello, che poi è il piano terra, è dedicato ai veicoli, quindi parliamo di energia. C’è una grande concessionaria FCA che vende auto e scooter elettrici o a biometano. Iren, altro partner di Green Pea, vende energia eolica e solare per chi vuole passare, nel consumo domestico, alle sole fonti rinnovabili. Poi c’è Tim, che tra le altre cose, vende sì telefoni ma solo ricondizionati. Infine abbiamo una grande lavanderia per chi vuole lavare gli indumenti al netto della chimica”.
M.B. – Secondo livello.
O.F. – “È dedicato a mobili e complementi d’arredo. Belli, non solo etici. Venticinque firme del design italiano vendono arredi per tutti, una cucina può costare duemila euro come centomila. Ho imposto un disciplinare: se è legno, che provenga solo da foreste deforestabili, se è acciaio o vetro, che siano riciclati. Può esserci anche il compensato ma con zero formaldeide”.
M.B. – Saliamo ancora.
O.F. – “Il terzo e il quarto livello sono dedicati all’abbigliamento. Al terzo venticinque aziende italiane propongono i loro abiti. In questo caso il disciplinare prevede solo cotone bio e OGM free, solo lana di animali allevati in modo etico (con foto pastore e del pascolo), solo plastiche riciclate e tessuti colorati con erbe, fiori e prodotti naturali. Oltre a un pisellino verde, logo di Green Pea, presente su tutto dalle maglie alle cucine.
Il quarto livello è per le grandi griffe (Zegna, Cuccinelli, Loro piana, Herno…) ma sempre all’insegna dei tessuti sostenibili. C’è anche un grande spazio dedicato alla pulizia della persona e della casa: shampoo, dentifrici, bagni schiuma, detersivi, ovviamente tutti bio.
Arrivo alla parte che ti interessa di più. Ci sono due ristoranti: un bistrot che si chiama “100 vini e affini”, per sorseggiare un caffè bio o fare uno spuntino con 10/15 euro, e un ristorante stellato, cioè Casa Vicina, che attualmente si trova al piano -1 di Eataly Torino ma cambierà sede, anche se di pochi metri. Uno spazio immenso è riservato ai libri. Pensa a una libreria diffusa, presente dappertutto. Alla fine, oltre ai tanti spazi in stile museo, venderemo 50mila volumi”.
M.B. – E siamo al quinto livello, cioè al tetto.
O.F. – “Dopo 4 livelli di negozio, ce n‘è uno dedicato all’ozio” (e qui Farinetti snocciola un panegirico sui grandi filosofi dell’antica Grecia, sull’impatto avuto da Pericle, Socrate, Platone e Aristotele nelle nostre vite, sull’importanza del loro ozio creativo sull’Acropoli). Tutto per dire che l’etimo di ozio deriva, con significato contrario, da negozio”.
In pratica il tetto ospita un club riservato ai primi 2000 soci paganti, che nella retorica farinettiana equivale alla volta celeste. Pericle, Socrate, Platone e Aristotele sotto forma di robot parlanti e scriventi (se pensate a uno scherzo non conoscete Farinetti) accolgono i fortunati iscritti al club. Che hanno a disposizione un “cocktail bar della Madonna”, letterale, con bevande a base di erbe, radici e fiori coltivati sul posto in un grande orto all’aperto. Non poteva mancare per i fortunati soci del centro commerciale ecosostenibile di Farinetti il “prolungamento” di Casa Vicina, il ristorante stellato del livello sottostante. “Come dimenticare la piscina di 16 metri”, aggiunge l’inventore di Eataly, “che esce di 8 metri fuori dall’immobile per mostrare le auree chiappe dei soci ai comuni mortali intrappolati nel parcheggio, tra idromassaggio, sauna, bagno turco e piccole terme”.
From duty to beauty
Green Pea, circondato da un bosco di cento piante, è completamene rivestito dal legno degli alberi delle foreste di Belluno, abbattuti nel 2018 da un ciclone, e comprato in blocco da Farinetti, santo protettore dei boscaioli.
È pronto anche il claim: “From duty to beauty”. Come dire: essere etici è un dovere ma guardate che trattare meglio il pianeta è tutta fighezza e favolosità. Se siete impazienti di fare wow, di studiare i nuovi consumi green e infine di capire se mr. Eataly riuscirà a fare profitti anche col pisello verde, dovete aspettare Natale 2020. Quando i sensori delle porte di Green Pea, il centro commerciale ecosostenibile di Farinetti, daranno l’okay: visto si apra.