A Roma chi è er re della grattachecca? I 5 chioschi migliori
È risaputo che trionfa la grattachecca al cocco. Tutt’al più all’amarena. Ma la classica bevanda romana nasconde anche dei segreti, come la discussa paternità del Lemoncocco.
A Roma, nella Città eterna, di eterno ci sono pure le tradizioni.
La grattachecca non è la granita
Ecco, non c’è romano che non combatta le lunghe e afose serate d’estate con una grattachecca. E per evitare di fare un torto a questa tradizione secolare, bisogna subito dire che le grattachecche non sono granita, “è n’artra cosa”. (A proposito, ripassate le differenze).
Il suo nome già lo spiega: si tratta di ghiaccio grattato da una lastra con un apposito macchinario di ferro. Il grattacheccaro, romano doc da almeno un paio di generazioni, riempie un bicchiere di grosse strisce di ghiaccio e le condisce poi con ogni tipo di sciroppo possibile insieme a pezzi di frutta fresca.
C’è chi racconta che il nome “grattachecca” derivi, da una signora, tale Francesca, che anticamente grattava il ghiaccio. Per esortarla, le persone attorno a lei usavano dire “gratta, Checca”. Checca era proprio il diminuitivo di Francesca.
Storia della grattachecca
I primi chioschi romani (di fatto, la grattachecca ha origini abruzzesi) compaiono a Trastevere il secolo scorso. All’epoca, era considerata la versione più economica del dessert da passeggio, dal momento che i gelati, più costosi, erano destinati a una clientela borghese.
Oggi, sono tantissimi i chioschi di grattachecche, più o meno uno per ogni quartiere, alcuni aperti tutto l’anno, altri durante l’estate. Ma bisogna fare attenzione, perché alcuni chioschi non sono così antichi e molti, per moda o per capriccio, si sono improvvisati grattacheccari pur vendendo semplici granite.
Ecco, secondo Scatti di Gusto, che ne ha testati molti, questi sono i migliori 5 veri chioschi da provare quest’anno racchiusi in una guida.
La paternità del Lemoncocco
La premessa è che L’autenticità è tutto. E a proposito di autenticità, il dibattito sulla paternità della famosa bevanda “Lemoncocco” è ancora aperto qui a Roma.
I chioschi a Trastevere la rivendicano, ma gli abitanti di Testaccio assicurano che il miglior Lemoncocco è proprio lì nel loro quartiere. La battaglia del ghiaccio non è quindi ancora finita.
Grattachecca: i 5 chioschi migliori di Roma
5. Sora Maria
Siamo poco dopo Città del Vaticano, all’inizio di via Trionfale che fa angolo con via Telesio. È qui che dal 1933 Sora Maria apre il suo piccolo chiosco per refrigerare con i suoi bicchierozzi di ghiaccio i passanti e gli abitanti della zona. Sono proprio loro, come i fedelissimi fan del proprio cantante preferito, che raccontano di come Sora Maria – e dopo di lei la figlia Gabriella – siano delle vere istituzioni.
Quest’anno poi, il chiosco si è anche rinnovato. Non fraintendetemi, la qualità è sempre la stessa, ma a causa dell’emergenza Covid-19, la titolare ha pensato di creare una cassa adiacente al chiosco con tanto di plexiglass e igienizzante mani.
Qui non c’è scampo: fila ordinata per la cassa, scontrino, lavata di mani e poi finalmente una bella grattachecca. Amarena, tamarindo e arancia, mango e papaia, cocco, limone e amarena sono tra le più richieste (4 euro per la grattachecca media e 5 per la grande, qui non esistono taglie piccole!).
Indirizzo: Sora Maria. Via Trionfale, 37. Roma
4. Er Chioschetto
Er chioschetto di San Giovanni è autocelebrativo: sul fondo verde capeggia la scritta “la mejo grattachecca di Roma” e Felice non teme la concorrenza. Neanche quella della gelateria La Romana, che di fronte, propone una selezione di granite siciliane.
Sebbene non sia un figlio d’arte, Felice conosce il mestiere e da 25 anni possiede il chiosco comprato da un suo parente. Insieme alla moglie sono una sorta di confessori della zona, tra una preparazione e l’altra chiacchierano, danno consigli, ascoltano le voci del quartiere. I loro clienti vengono chiamati tutti per nome e non c’è bisogno neanche di chiedere: loro già sanno i tuoi gusti.
La grattachecca più in voga è sicuramente l’amarena, con pezzi di cocco e amarena sciroppata sopra, ma anche gli altri gusti come limone (rigorosamente con spremitura di limoni freschi) e frutta di stagione. Si parte da 2 euro e poi si sale fino a 5 se si scelgono più gusti o più pezzi di frutta.
Indirizzo: Er Chioschetto. Via Magna Grecia (angolo con Via Corfinio). Roma
3. Chiosco Testaccio
Per i testaccini doc, non ci sono dubbi: il vero re del Lemoncocco è a Testaccio, dove la grattachecca con limone e succo di cocco è imperdibile. Chi conosce il posto, ne conosce anche gli orari strategici per andarci (non sono mai le 16!), chi non lo conosce, farà un po’ di fatica nel trovarlo, perché i numeri civici non vanno in ordine.
Quindi ve lo dico io: Via Giovanni Branca 122, superata la piazza di Santa Maria Liberatrice.
Qui si viene per una chiacchera con le amiche e siccome di segreti da confidare ce ne sono molti, prima di iniziare a raccontare il pit stop per la grattacchecca è d’obbligo. Sebbene ci sia in ballo il podio per i miglior Lemoncocco, la clientela – soprattutto quella giovanile – preferisce gusti come arancia, temarindo e amarena con pezzi di frutta fresca dentro (4 euro e passa la paura).
Indirizzo: Chiosco Testaccio. Via Giovanni Branca, 122. Roma
2. Alla fonte d’Oro
Quando si tratta di grattachecche non si può non raccontare di Trastevere, dove la grattachecca è considerato lo street food dolce più vintage che ci sia: genitori, nonni, zii, tutti hanno subito il suo fascino ghiacciato sotto gli alberi che affacciano sul biondo (ora verde) Tevere, un segno che sigillava gli amori estivi.
Ed è proprio qui che c’è Alessandro, l’ultimo erede e titolare del chiosco Alla fonte d’Oro da ben 4 generazioni. Il padre di Alessandro, Massimo, si diletta ancora con la preparazione del ghiaccio e alcuni sciroppi home made. Qui la grattachecca è un’arte antica e si accompagna sempre a delle storie divertenti, come quando tra i clienti più affezionati c’era la Sora Lella, amica della nonna del titolare o di quando è passato a rinfrescarsi la bocca anche Leonardo Di Caprio ma Alessandro, preso dalle sue preparazioni, non l’ha riconosciuto!
Sicuramente merita di essere assaggiata la neo invenzione chiamata arcobaleno, un qualcosa che ricorda le caramelle zigulì, con sciroppo di pesca, melone, cocomero, fragola, mirtillo e limone amalfitano che chiude la grattachecca. Menzione al merito per il Lemoncocco, molto fresco e dissetante, ma sarà vero che l’inventore di questa bevande sia il nonno, insieme allo zio di Alessandro? Di sicuro c’è che tutte le grattachecche hanno un costo di 3 euro a prescindere da quanta frutta ci metti dentro.
Indirizzo: Alla fonte d’Oro. Lungotevere Raffaello Sanzio (difronte Ponte Garibaldi). Roma
1. Sora Mirella
Dal 1915 la Sora Mirella ha rappresentato una garanzia per molti romani, soprattutto per il suo posto strategico che affaccia sull’Isola Tiberina. Qui, anticamente, tutti coloro che uscivano dall’ospedale – soprattutto quelli che avevano avuto problemi ai denti – venivano a refrigerarsi la bocca mangiando il ghiaccio con lo sciroppo direttamente dalle mani o dai gusci vuoti di frutta.
La titolare Mirella, recentemente scomparsa, amava raccontare che persino Michelle Obama ha assaggiato la sua grattachecca. Ora, a portare avanti la tradizione di famiglia, ci sono i suoi figli, Alessandro e Stefano.
Anche qui la Lemoncocco è tra i gusti più richiesti, seguito poi da amarena e menta, ma Stefano consiglia la “preziosa” fatta con limone, sciroppo di frutta di bosco farcita poi con pezzi di more, mirtilli e fragole. 2,50 euro il prezzo base, fino ai 6 euro quelle fatte con i liquori. Mi raccomando, non chiedete la cannuccia nel bicchiere: la grattachecca non si beve, si mangia!
Indirizzo: Sora Mirella. Lungotevere degli Anguillara. Roma